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Calcio

Da Ben Ainslie a Southgate: quando la sicurezza inglese si schianta contro Luna Rossa e l’Italia

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Erano sicuri di vincere. Facevano il conto alla rovescia verso il successo, in televisione, davanti a un’intera Nazione. Erano convinti di triturare l’avversario, di farne un sol boccone, di mangiarselo come una semplice polpetta della domenica. Ci avevano riempito le orecchie con quel quasi odioso frastuono di “It’s coming home”. Boriosi, sprezzanti, al limite dell’arroganza. Come se in campo scendessero solo loro, come se la finale non si dovesse giocare, come se tutto fosse già scritto secondo qualche arcano e nascosto disegno. Gli Inventori, i Maestri, i Creatori del gioco, che nella loro storia hanno vinto un solo Mondiale (1966, in casa), così vanagloriosi e impettiti del loro ruolo di Madre di Eupalla, si sentivano già sul trono, nuovi possessori di uno scettro che sentono loro di diritto.

Tutto bello, tutto magico, tutto stupendo. Nella fantasia, perché poi hanno sbattuto col naso contro un muro. E così fa malissimo. Hanno sbattuto contro il muro di una maestosa Italia. “Mi è sembrato di vedere un gatto”, diceva una simpatica creaturina animata. Pregustava il suo delizioso pranzetto, era così sicuro di banchettare che poi…rimaneva con un pugno di mosche in mano. E da “It’s coming home” è un attimo diventare “It’s coming Rome”. L’Inghilterra perde la sua prima finale agli Europei di calcio, non riesce a mettere le mani su quel trofeo che già sentiva suo, esce a testa bassissima dallo Stadio Wembley di Londra, spegne in gola l’urlo di un Paese intero (oggi sarebbe stata festa nazionale in caso di vittoria come aveva già proclamato il premier, consoliamo i lavoratori di oltre Manica…) e si lecca amaramente le ferite, come tante volte ha dovuto fare nel corso della sua storia calcistica.

Perché avranno anche inventato lo sport più praticato al mondo, ma in oltre un secolo di storia si sono dovuti accontentare di un solo Mondiale… Alle nostre latitudini, invece, accanto alla voce Coppa del Mondo figura il numero 4. Gli Europei sono diventati 2 (ieri si è interrotto un digiuno di 53 anni), mentre in Inghilterra devono ancora iniziare a contare. Erano così sicuri di vincere che noi dobbiamo ancora capire il motivo di questa certezza: i ragazzi del CT Roberto Mancini avevano messo in mostra un calcio spumeggiante per l’intero torneo, la difesa era stata solida, l’attacco convincente, erano state sconfitte le blasonate Belgio e Spagna. Troppa sicurezza che alla fine si è rivolta contro e ha fatto decisamente male.

I clacson sono suonati per tutta la notte in tutta Italia, in un tripudio di bandiere e di fumogeni. Una gioia collettiva che ha fatto molto bene all’intera popolazione in un momento estremamente difficile e che, come solo lo sport sa fare, ci ha unito ancora una volta da Nord a Sud. Il trionfo della Nazionale, nella disciplina nazionale, ha un sapore unico e davvero ci fa sentire più italiani. Eravamo unitissimi anche questo inverno, nel cuore della notte, in tre mesi di passione, per sostenere Luna Rossa nel tentativo di vincere la America’s Cup, la competizione sportiva più antica al mondo (nata proprio in Gran Bretagna nel 1851 e che non sono mai riusciti a vincere…). Prima di arrivare a fronteggiare Team New Zealand nella baia di Auckland, però, il sodalizio tricolore dovette passare dalla finale di Prada Cup contro Ineos Uk.

La corazzata britannica, presentatasi nel Golfo di Hauraki supportata da milioni di sterline sonanti, era convintissima di vincere. Il suo skipper e timoniere Ben Ainslie, che fisicamente assomiglia a coach Southgate (gli appassionati di vela hanno già lanciato qualche sovrapposizione dei due volti), era così certo di travolgere gli uomini di Max Sirena. Spithill e compagni, però, zitti e da veri signori, demolirono gli avversari con un roboante 7-1. Zitti, muti e rispediti a casa. Ma durante l’evento i ragazzi di Luna Rossa dovettero sentirne davvero di tutti i colori: “È machiavellica, non ha prospettiva e cambia le regole”, “Abbiamo regalato  punti a Luna Rossa”, “Basta coi reclami, siete rozzi” e via dicendo. Tutto questo per due settimane abbondanti, mentre la vigilia di Wembley è durata quattro giorni. Il risultato non è cambiato: l’Italia vince, i sudditi di Sua Maestà devono abbassare le orecchie. Quando la sicurezza inglese si schianta contro l’Italia. Siam Campioni d’Europa… Ah, oggi la Coppa è arrivata a Roma (vale come casa?).

Foto: Lapresse

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