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Formula 1

F1, sensazioni non confortanti per la Ferrari nel day2 a Sakhir. Si teme un nuovo anno di transizione

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Se la prima giornata dei test F1 di Sakhir si era conclusa, tutto sommato, con una discreta incertezza generale, il day-2 sul tracciato del Bahrain ha emesso qualche verdetto. Sul fronte della Ferrari, seppure in maniera parziale, poco incoraggiante. Oggi, infatti, la SF21 ha fatto vedere i suoi primi difetti. Carlos Sainz al mattino e Charles Leclerc al pomeriggio, hanno macinato giri e chilometri senza ulteriori intoppi (ricordiamo lo stop del monegasco di ieri) ma a livello di prestazioni, sia sul giro secco, sia sul passo gara, c’è ben poco di cui sorridere. Ma, come sempre, proviamo ad andare con ordine.

Carlos Sainz ha completato 56 giri con il miglior tempo di 1:33.072, mentre Charles Leclerc, a lato di 73 tornate totali, ha fatto segnare un crono di 1:30.886 a 597 millesimi dalla migliore prestazione di Valtteri Bottas (1:30.289). Sulla simulazione di qualifica con gomma morbida, sostanzialmente, le cose non sono nemmeno da buttare, dato che il gap non è ampio. Quando si passa a parlare del ritmo gara, invece, la situazione si complica tremendamente per la scuderia di Maranello.

Nel pomeriggio di Sakhir, infatti, Charles Leclerc si è impegnato in un long run con gomme hard e medie, ma i risultati non sono stati propriamente brillanti. Tutt’altro. Dopo un avvio sul piede dell’1:37 medio, infatti, il ferrarista è andato avanti, suo malgrado, sull’1:38 medio, mettendo in mostra notevoli difficoltà sia sulla gestione delle gomme, sia sulla velocità pura. Per fare un esempio, Sergio Perez nello stesso momento, spingeva la sua Red Bull a migliorare con costanza, passando dall’1:37 fino all’1:36 basso. Anche Pierre Gasly, con l’Alpha Tauri, filava mediamente 3-4 decimi al giro, a volte anche 5-6, più veloce del nativo di Montecarlo. Gli “spettri” del recente passato, quindi, erano tornati a fare capolino.

Se la vettura edizione 2020 aveva messo in mostra, sin dai primi chilometri dei test de Montmelò, una immensa resistenza all’avanzamento, bassissime velocità di punta per colpa di una Power Unit riveduta e corretta e ben poco prestazionale e, non ultima, una aerodinamica insufficiente, anche la SF21 non sembra brillare sotto questi punti di vista. I difetti non sono stati limati, dunque? Oggettivamente era complicato sperare in un passo in avanti clamoroso da un anno all’altro, senza avere a disposizione per esempio un nuovo regolamento tecnico, ma c’era la speranza che la nuova monoposto avesse, almeno, un motore più potente. La sensazione è che oggi la Ferrari non abbia voluto forzare in maniera particolare (Carlos Sainz, per esempio, talvolta non utilizzava l’ottava marcia, procedendo con velocità inferiori anche a Haas o Alfa Romeo a parità di propulsore) ma il campanello d’allarme è scattato. Si è sentito. E ha risuonato in maniera fragorosa all’interno del box della Ferrari.

Si annuncia un altro campionato di sofferenza per i piloti del Cavallino Rampante? Per quanto visto oggi a Sakhir, una risposta brutale e rapida darebbe l’esito di “sì”, ma c’è ancora tempo. Tanto tempo. Vedremo, intanto, nella giornata di domani (day-3, quello conclusivo dei test) se la SF21 potrà compiere ancora qualche passo in avanti, ma le sensazioni non sono certo incoraggianti. Mercedes (al netto di qualche problema di bilanciamento ancora da risolvere) e Red Bull, appaiono su un altro pianeta al momento, con McLaren, Alpine e Alpha Tauri come prime rivali dirette. Si pensava che il 2020 fosse una stagione “talmente negativa dall’essere irripetibile”. La speranza è che possa essere davvero così, e che le prossime 23 gare possano riportare la Ferrari dove merita, nonostante queste prime difficoltà iniziali.

Foto: Carlos-Sainz-LPS-Florent-Gooden-DPPI

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