Seguici su

Calcio

Calcio femminile, Manuela Di Centa: “Il professionismo è un passo importante e va sostenuto”

Pubblicato

il

La strada che porterà al professionismo del calcio femminile in Italia è ancora lunga. La scadenza è quella della stagione 2022-2023, ma è chiaro che per arrivare a una condizione di questo genere serviranno risorse e coperture economiche. Indubbiamente, soprattutto grazie alla spinta della Nazionale di Milena Bertolini, ci sono stati dei miglioramenti sostanziali, ma di fatto già da un po’ qualcosa si è messo in moto.

Secondo le statistiche della FIGC, negli ultimi dodici anni si è registrato un aumento delle tesserate del 65%, passando dalle quasi 19.000 nel 2008-2009 alle oltre 31.400 del 2019-2020. Uno sviluppo aiutato dall’assunzione da parte della Federcalcio della titolarità dell’organizzazione delle competizioni di vertice (Serie A, Serie B, Primavera, Coppa Italia e Supercoppa) a partire dalla stagione 2018-19, nonché dal coinvolgimento dei club professionistici.

Si è però ancora lontani dal riferimento europeo e da questo punto di vista, a fornire una chiave di lettura importante è stata l’olimpionica dello sci di fondo, nonché membro onorario del Cio e atleta Legend, Manuela Di Centa, intervenuta al webinar dell’Us Acli nell’ambito di ‘Fare Rete’: “Il calcio femminile è fantastico ma ha bisogno di sostegno, di essere libero. Ma soprattutto è un mondo che ci può insegnare molto per raggiungere la parità. È vero che il professionismo avrà ancora strada lunga ma questa è una partenza importante“, le sue parole (fonte: Ansa).

A questo proposito, c’è un concetto fondamentale, ovvero quello del modello da seguire: “Il movimento delle calciatrici da’ una grande dignità, non penso solo alle ragazze che vestono l’azzurro ma anche alle bambine che da piccole vedono le altre che sono lì. Tutti i divari a livello salariale scompariranno da soli, è una strada importante, delicata, che serve a tutto il calcio femminile e allo sport in generale. Lo sport non è solo un salario ma anche un valore, la dignità. Ho vinto 14 medaglie ma la mia esperienza sul territorio viene prima del podio, alla base del podio. Da piccoli si gioca, si salta, solo poi vengono le gare. Io sono nata con queste esigenze, solo dopo è arrivata la gara e solo dopo ho trovato le differenze, nei dirigenti sportivi, nei premi, che tuttora sono diversi. Pensare che mi era stato detto ‘non fare lo sci di fondo che è uno sport per maschi, la chiosa di Di Centa.

Foto: LaPresse

Clicca per commentare

Tu cosa ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *