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Atletica, Stefano Mei sul caso Schwazer: “La condanna sportiva va messa in discussione”

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Alex Schwazer e le Olimpiadi di Tokyo: un sogno possibile? I Giochi potrebbero non essere un miraggio per l’azzurro, reduce dall’archiviazione del caso di doping che l’ha riguardato. Il ricorso alla Corte Federale svizzera, contro la squalifica di 8 anni comminatagli dal TAS di Losanna con scadenza nel 2024, è una possibilità. Non è escluso che Schwazer possa anche intentare una causa presso la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo .

Da capire la posizione del CIO, visto che da parte della World Athletics, l’ex federazione internazionale Iaaf, è arrivata una chiusura piuttosto netta: Il signor Schwazer non potrà partecipare a competizioni internazionali fino al 2024.  Rifiutiamo qualsiasi intento da parte dell’atleta o altre persone di minare o annullare la decisione finale e vincolante del Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS), sulla base di quelle che possono essere descritte solo come teorie di manipolazione inverosimili“.

Per quanto concerne la FIDAL, invece, la linea è favorevole al campione olimpico della 50 km di marcia a Pechino: “Adesso bisogna rimettere in discussione la squalifica di Alex Schwazer“, le parole Stefano Mei, n.1 della Federazione italiana (fonte Ansa). Seconda Mei la situazione è la seguente: “La lettura degli atti potrà dare a tutti consapevolezza in ordine a quanto il giudice abbia concluso. Io, personalmente, affrontata la lettura ho maturato la convinzione che la vicenda della seconda positività di Alex Schwazer poggi le sue basi su fatti e circostanze prive della doverosa (sia sul piano giuridico sia, anche, in relazione agli obblighi di gestione sportiva) consistenza. Certo è che la condanna sportiva per i fatti del 2016, inflitta a un atleta che, pagato il precedente debito sia con l’ordinamento sportivo sia con quello statale, avrebbe inteso riabilitarsi sul campo, è da mettere in discussione. La conclamata discordanza dei fatti che emerge dalla lettura del decreto di archiviazione, rende difficilmente sopportabile la condanna sportiva inflitta all’atleta. La chiarezza definitiva sul caso penso sia dovuta non solo a Schwazer, ma a tutto il nostro movimento: il mio auspicio è che questa storia dolorosa, anche per la Federazione, possa esser ricondotta su binari di equilibrio e correttezza e che tutto ciò che oggi è nell’ombra possa venire alla luce“.

A questo punto non resta che attendere un altro capitolo di questa intricata vicenda.

Foto: LaPresse

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