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America’s Cup, prosegue l’attività di ‘spionaggio legalizzato’. Luna Rossa monitora New Zealand

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Luna Rossa e Team New Zealand si stanno preparando per il match race che metterà in palio la America’s Cup, anche se al momento non si sa ancora quando incomincerà questa attesissima contesa nella baia di Auckland (sicuramente non prima di mercoledì 10 marzo). Nel Golfo di Hauraki andrà comunque in scena una battaglia campale: chi vincerà sette regate conquisterà il trofeo sportivo più antico al mondo. L’equipaggio italiano sembra poter minare le certezze dei padroni di casa, i quali partiranno con i favori del pronostico e cercheranno di difendere la Vecchia Brocca alzata al cielo quattro anni fa alle Bermuda. Team Prada Pirelli si presenta all’appuntamento dopo aver demolito American Magic e Ineos Uk durante la Prada Cup, mentre Peter Burling e compagni sono fermi dalle World Series pre-natalizie e negli ultimi due mesi si sono cimentati esclusivamente in allenamenti solitari.

Non è un mistero che i team impegnati nell’assalto alla Coppa America si rendano protagonisti di attività di “spionaggio legalizzato”. Le flotte fanno affidamento su alcune figure che hanno il compito specifico di visionare da vicino quello che fanno gli avversari, cercando di carpire i loro segreti in vista delle regate. Conoscere i rivali è fondamentale per affrontarli al meglio, magari alcuni loro accorgimenti tecnici possono anche essere imitati e, perché no, migliorati. Il marcamento al corpo di Luna Rossa nei confronti Team New Zealand è stato ammesso in più circostanze nelle ultime settimane.

Proprio ieri, il grinder Davide Cannata ne ha parlato a Sail2, trasmissione condotta da Stefano Vegliani sul profilo Facebook di OA Sport: “I neozelandesi stupiscono per le velocità che riescono a raggiungere di bolina: questo è ciò che più temiamo di loro. Come sapete abbiamo, tra virgolette, un “grande programma di spionaggio” (usa proprio testuali parole, ndr; ricordiamo che tale attività è assolutamente legale e viene effettuata da tutti i team, ndr). Adesso siamo concentrati sui Kiwi e sappiamo bene cosa stanno facendo. Stanno usando delle ali molto piccole, che sicuramente garantiscono loro un’ottima velocità con vento forte. Comunque riescono a portare la barca molto bene anche con vento leggero. Hanno trovato un ottimo equilibrio. Noi abbiamo puntato più su una barca allround, che possa navigare bene sia con poco sia con tanto vento. Abbiamo capito che con poco vento siamo avvantaggiati grazie alla superficie delle ali che è la più grande tra i quattro team, ma allo stesso tempo abbiamo una manovrabilità invidiabile. Contro di loro dobbiamo provare a metterla sul piano delle virate e delle strambate“.

In precedenza si era esposto il timoniere Francesco Bruni in alcune dichiarazioni concesse alla testata neozelandese Stuff: “Stiamo guardando quello che fanno i neozelandesi ogni giorno. Loro guardano noi e noi guardiamo loro. Li abbiamo guardati con molta attenzione e sappiamo che avremo di sicuro una bella battaglia contro di loro“. Si tratta dunque di una vera e propria azione di monitoraggio costante da una parte e dall’altra. I Kiwi hanno paura degli italiani, altrimenti non avrebbero mai provato la soluzione col doppio timoniere. E siamo sicuri che le vociferate velocità di punta siano reali?

Da ultimo ricordiamo anche quanto Jacopo Plazzi, giovane coach di Team Prada Pirelli, aveva detto al nostro Stefano Vegliani sempre in Sail2u: “Max Sirena tre anni fa mi chiese se me la sentivo di fare l’allenatore, mi riteneva la persona adatta. Nei primi anni facevo lo spionaggio legalizzato degli avversari. Quando sono iniziate le regate abbiamo avuto tanto materiale a disposizione. Gli inglesi avevano il vantaggio di una comunicazione snella e di un tattico che faceva solo il tattico. Noi abbiamo deciso sin dall’inizio di andare con due timonieri che si alternano. Questo porta vantaggi in pre-partenza e nelle situazioni strette“.

America’s Cup, Team New Zealand e l’ossessione del vento (forte)

Foto: Luna Rossa Press

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