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America’s Cup, New Zealand non è così superiore. La consapevolezza di Luna Rossa

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Ad Auckland si cercano quelli del 7 a 0! Tutti zitti, tutti spariti. La prima giornata di regate dell’America’s Cup numero 36 ha confermato quanto sia difficile fare pronostici, soprattutto quando scendono in mare due barche che di fatto non si sono mai confrontate prima, perché questa Luna Rossa e questo Te Rehutai hanno ben poco a che vedere con quelle che si sono affrontate a dicembre nelle World Series.

Uno a uno è un risultato che lascia aperte tutte le porte, sicuramente non c’è stata quella superiorità che la stampa Kiwi aveva sventolato a destra e a manca. Non c’è stato il vento forte, ma neppure una brezza leggera, insomma si è cominciato con condizioni dove la barca italiana poteva dimostrarsi meno performante (12 nodi la prima prova e 14 la seconda). Così non è stato.

I team italiano è arrivato a questa Coppa America super motivato, sicuro di aver fatto tutto al meglio: cosciente di avere di fronte un avversario che ha fatto la storia negli ultimi trent’anni di America’s Cup. Un approccio che dopo le prime due regate vale l’hashtag #sipuofare. La strada è ancora molto lunga, ma la si può affrontare a testa alta. La conferenza stampa ha mostrato un Peter Burling meno spavaldo, un Francesco Bruni motivato. Il timoniere mure a sinistra è il primo timoniere non anglosassone capace di vincere una regata di Coppa in 170 anni e ci ha tenuto a dire che non gli interessa, ma che non sarà l’ultima.

Oggi più che mai vale il detto che vince chi sbaglia di meno e Luna Rossa nella prima partenza ha fatto un paio di errori che l’hanno subito condannata a inseguire. Sia nel prendere velocità e potenza che nel cercare la penalità sembrerebbe ci sia stata una manciata di secondi di ritardo nell’agire che ha condizionato il risultato finale. Però proprio la consapevolezza degli errori commessi e lo sviluppo della regata hanno fatto da cemento nel costruire la fiducia che ha portato a vincere la seconda. Nessuna sensazione di inferiorità, coscienza delle prestazioni eccellenti del proprio mezzo, anche a dispetto dei pronostici negativi, sono state le carte da giocare. E sono state giocate al meglio sin dalla partenza che ancora una volta si è dimostrata fondamentale.

Sulla carta i foil piccoli e a T dei neozelandesi danno un enorme vantaggio in poppa, la forma particolare della coperta sfrutta l’effetto Venturi per fare come da turbo per andare più veloci, ma almeno per oggi tutto questo è rimasto sulla carta.

Chi vuole tenere i piedi ben saldi per terra ricorda che nella storia della Coppa ci sono già stati dei pareggi, ma che non si sono trasformati in successi. Però le previsioni del weekend sono di vento al limite basso del regolamento, che sempre sulla stessa carta dovrebbero essere favorevoli alla barca italiana. Sicuramente ora i neozelandesi si sentono meno sicuri, è chiaro che non possono disporre del Golfo di Hauraki come meglio credono.

La regata del punto per Luna Rossa ha avuto un solo sussulto quando, finita la seconda poppa, il Team Prada Pirelli ha puntato sulla destra invece che aspettare le mosse neozelandesi. Ma è bastato poco per tornare indietro e rimettersi nella posizione di controllo che ha tenuto gli avversari dietro fino all’arrivo. Non è il distacco quello che conta: quando hai vinto nessuno può mettere in dubbio il tuo punto. Si potevano evitare quei due bordi che hanno fatto venire la tachicardia a chi si era svegliato nel cuore della notte europea, e forse anche a qualcuno in Nuova Zelanda? Certo ogni errore si può evitare, anche quelli della prima partenza di giornata. Ricordiamoci che si impara di più dagli errori che da quello che si fa bene. Proprio perché il livello di attenzione a bordo è alto, non c’è mai stato il rischio che i neozelandesi portassero a compimento il tentativo di sorpasso. Quando hai 24 secondi di vantaggio, più o meno 400 metri, se il vento è sufficientemente disteso puoi anche prendere un rischio calcolato, se trovi il giro di vento o la pressione giusta puoi uccidere definitivamente l’avversario, altrimenti regali 10 minuti di panico a chi sta a casa. Intanto ora c’è qualche neozelandese con il mal di testa.

Stefano Vegliani

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