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America’s Cup, le nuove regole un vantaggio per New Zealand. Alinghi punterà…sugli svizzeri?

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La conferma che il prossimo Challenge of Record sarà il Royal Yacht Squadron Racing di Cowes, ovvero Ineos, non ha colto certo di sorpresa, se ne parlava già durante la Prada Cup. C’era attesa sulle linee guida, i principi su cui si baserà il prossimo protocollo, l’accordo tra COR e Defender. In attesa del comunicato ufficiale si era scatenata la corsa alle ipotesi più improbabili, come il match a due a Cowes, nell’isola di Wight. Una boutade di un giornale neozelandese che ha fatto ovviamente il giro del mondo, che qualcuno in Italia sui social ha tentato di far passare come un proprio scoop. Per fortuna c’è gente che sa da dove arrivano le notizie e riporta la fonte.

Il vero e proprio protocollo, un lavoro da mal di testa per gli avvocati, arriverà entro otto mesi, ma qualche principio base è stato sancito e OA Sport li ha già riferiti, vediamo come analizzare queste novità.

La prima che è saltata all’occhio di tutti è la nuova regola sulla nazionalità dell’equipaggio. Tutto l’equipaggio deve essere del paese cui appartiene lo yacht club sfidante. Si salva chi ha già partecipato alla Coppa numero 36, come James Spithill su Luna Rossa oppure Glen Ashby su Etnz che è australiano. Questa regola è già stata definita “anti-Alinghi”: in parte è vero, ma bisogna anche riconoscere che in questi anni Bertarelli ha costruito una new generation di velisti rossocrociati che gareggiano sui catamarani foiling e che quindi potrebbe essere un ostacolo non insormontabile. Per ora da Ginevra tutto tace. Sicuramente c’è la volontà di proteggere Team New Zealand dalla fuga dei suoi campioni, non ci sarà insomma un mercato selvaggio.

L’altro punto importante, e bisogna capire quali sono i casi in cui è applicabile, riguarda l’apertura per un membro straniero che sia stato “presente” nel paese dello yacht club che lo ingaggia per almeno due dei tre anni precedenti il 18 marzo 2021. Rimane la clausola che deroga per le nazioni emergenti, che saranno a discrezione di Ineos e New Zealand, anche se pare che Dalton abbia detto “tanto decido io”; sicuramente, attenendosi alle voci di banchina, sarebbero indubbiamente emergenti Cina e Olanda, che paiono interessate. Non ci sono invece limiti per quanto riguarda i progettisti, che in realtà potrebbero essere ben più importanti dell’equipaggio.

La località verrà annunciata con il Protocollo, forse prima: tra sei mesi. Il paragrafo sulla scelta della località è l’ultimo punto del comunicato e, come detto, esclude la possibilità di una edizione della Coppa solo tra Defender e primo Challenger. Magari, invece, e sarebbe una bella iniziativa, ci sarà una regata esibizione nella Manica, a Cowes, dove tutto è nato nel 1851. Sarà interessante sapere se ci saranno come prima del 2007, del 2013 e del 2017 degli eventi sparsi per il mondo. Erano già in programma nel 2020 e poi saltati per la pandemia, quindi è probabile.

Passato in secondo piano nei primi commenti, ma in realtà molto importante è il limite nella costruzione di una sola barca. Questo è già un primo tentativo per contenere i costi, altri saranno studiati, ma è anche un rischio: se questa volta si fosse potuto costruire un solo scafo, forse Luna Rossa 1 sarebbe stata la barca migliore. Ovvio che allo stato attuale delle cose i neozelandesi, che hanno già esplorato la versione due di un AC75, si tengono il loro vantaggio, considerando anche che probabilmente hanno già visto dove progredire. Indubbiamente un’ottima decisione anche per Luna Rossa, Ineos e American Magic (ammesso che il New York Yacht Club continui) che hanno una campagna alle spalle. Comunque si legge con evidenza che avere un numero decisamente più alto di sfidanti sia tra gli obiettivi principali del nuovo accordo tra inglesi e neozelandesi. Infatti si fa esplicitamente riferimento a pacchetti che riducano i costi per i paesi che vogliono avvicinarsi alla Coppa.

QUANTO COSTERA’ LA PROSSIMA AMERICA’S CUP? LE IPOTESI SULLE DATE

Altro paragrafo che sembra passato senza destare interesse è quello che stabilisce che ci sarà un solo ente che gestirà l’organizzazione di tutte le regate e attività commerciali relative alla coppa numero 37. Questa volta la selezione, la Prada Cup, era gestita da uomini del COR (quindi di riferimento di Luna Rossa) e gli scontri con i neozelandesi sono stati numerosi e reiterati. Tutti ricorderanno lo scontro quando si trattava di fare la finale Prada Cup senza pubblico per l’allerta Covid 2.

Per concludere, questo comunicato annuncia che Team New Zealand e Ineos sono d’accordo che gli AC75 non cambieranno per le prossime due edizioni della Coppa. Ma qualcuno già sostiene che questo potrebbe non essere conforme al Deed of Gift, l’atto di donazione della coppa del 1870. Questa è l’America’s Cup…

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Stefano Vegliani

Foto: Lapresse

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