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Tennis, Paolo Bertolucci: “Berrettini deve diventare più imprevedibile. La sconfitta di Nadal a Bercy non mi ha stupito”

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Ultime fermate della stagione tennistica 2020. Con i Master1000 conclusi con la vittoria di Daniil Medvedev, si aspetta il grande appuntamento di Londra per le ATP Finals che inizieranno domenica 15 novembre. Cerchiamo di tracciare l’andamento dell’ultimo anno, martoriato del Covid-19, ascoltando la voce di Sky Paolo Bertolucci.

Paolo, che tennis hai visto a Parigi-Bercy?

Se devo usare una parola per descrivere, uso ‘conferme’. Sono arrivati avanti i quattro che hanno effettivamente giocato meglio durante la settimana francese. Magari potremmo considerare Raonic come sorpresa, ma è pur sempre stato numero 3 al mondo e ha disputato finali Slam, non parliamo dell’ultimo arrivato. Il ko di Nadal in semifinale non mi ha per nulla stupito. Ci sarà un motivo per cui non è mai riuscito a vincere qui, campo da sempre complicato per i fenomeni del tennis: Djokovic ci ha vinto solo una volta. Come ogni buon torneo di fine stagione, a volte le cose possono stravolgersi“.

Matteo Berrettini si è arreso subito al cospetto di Giron. 2020 non proprio da ricordare per lui.

L’annata di Matteo è stata piuttosto complicata, caratterizzata da molti problemi fisici. Quando sembrava avesse risolto i suoi problemi è arrivato lo stop causato dal Covid-19 che lo ha frenato ancora di più. Questo però non deve togliere l’attenzione su alcune parti del suo gioco su cui deve ancora lavorare per essere più imprevedibile. Come tutti coloro che basano le loro partite su dei determinati colpi, quando non vanno rischiano tanto“.

La crescita di Sinner e la nuova generazione italiana può togliergli pressione da dosso?

Il problema di Matteo non è stato quello. Una volta essere il numero 1 italiano contava più di oggi. Invece adesso credo che vedere determinati risultati da parte di alcuni connazionali ti serva a spingerti oltre il tuo limite. Vedi l’esplosione di Cecchinato al Roland Garros; con quell’episodio Fognini ha cominciato a macinare il suo gioco, entrando in Top 10 e vincendo un Master1000“.

Ora l’ultimo appuntamento dell’anno: le Finals. Può essere il trampolino di lancio per la new generation?

Lo diciamo da qualche anno… (sorride). Quello di Londra è, come sempre, un torneo molto particolare. La suddivisione in due gironi e le partite a due set su tre rispetto agli Slam, dove si gioca tre su cinque, possono aprire ad ogni risultato. I ragazzi presenti vogliono spingere e dire la loro, ma non si può non considerare favorito Novak Djokovic“.

Un nome per il 2021? Jannik Sinner è troppo scontato..

I nomi sono tanti e sono quelli che conosciamo. Gli Zverev, i Medvedev, Tsitsipas e Rublev, tennisti giovani che durante la loro carriera hanno dimostrato di potersela giocare ad armi pari con i fenomeni del tennis odierno. Ora quello che gli serve è continuità: a quelle settimane in cui sembrano pronti a prendersi lo scettro ci sono altri momenti lontani da quello standard. Nel mentre, continuiamo a goderci quei grandi fenomeni…“.

Ultimo quesito: come pensi che il tennis si sia comportato con il Covid-19?
In maniera impeccabile. Uno degli sport che si è fermato per primo e che ha deciso di riaprire i battenti soltanto in un momento molto meno delicato. Mi viene da pensare a quei tira e molla di altri sport di squadra… La speranza resta comunque una: quella di poter vedere una stagione 2021 più ‘normale’, anche se sarà difficile. La rinuncia di Auckland ai propri tornei non è il modo migliore per cominciare“.

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