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F1, Lewis Hamilton è il miglior pilota della storia? Di sicuro ha avuto la miglior macchina di ogni epoca…

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Vincendo l’odierno Gran Premio di Turchia con una prestazione superlativa, Lewis Hamilton si è laureato matematicamente campione del mondo di F1 per la settima volta in carriera. Si tratta di un traguardo sensazionale, poiché il trentacinquenne britannico ha eguagliato il primato di Michael Schumacher, che sino a oggi era stato l’unico pilota a collezionare sette titoli iridati. In questo 2020 l’inglese ha peraltro superato il tedesco per numero di GP vinti. Dunque è tornata prepotentemente di moda la domanda riguardante il GOAT della Formula Uno. Ovvero, Lewis Hamilton è il miglior pilota della storia?

La risposta, ovviamente, non c’è. Il Circus ha 70 anni di vita e ha ripetutamente cambiato connotati sotto tutti i punti di vista. È dunque impossibile effettuare un confronto univoco tra le varie epoche. Di sicuro si può affermare che il trentacinquenne britannico sia entrato nel gotha della categoria a fianco di pochi eletti. Chi ha diritto di sedersi al suo stesso tavolo? Sicuramente Juan Manuel Fangio, Jim Clark, Jackie Stewart, Niki Lauda, Alain Prost, Ayrton Senna e Michael Schumacher. Anche altri, però, potrebbero avanzare la propria candidatura, a cominciare da Alberto Ascari e Nelson Piquet. Effettuare una gerarchia certa all’interno dell’élite assoluta è però impraticabile, proprio perché la Formula Uno è cambiata troppo nel corso del tempo.

Basti pensare alla durata della carriera dei piloti. Hamilton è uno dei ventitré uomini ad essere scesi in pista in almeno quattordici stagioni diverse. Quasi la metà di questo gruppo ha però disputato un GP nel XXI secolo. Al contrario, solamente un quarto dei componenti del club ha concluso la propria attività agonistica prima degli anni ’90. Non a caso l’automobilismo è diventato decisamente più sicuro nel corso del tempo, come testimoniato dal fatto che alcuni dei più grandi di tutti i tempi abbiano perso la vita proprio in gara. Clark e Senna su tutti, ma non bisogna dimenticare come Fangio e Lauda abbiano rischiato seriamente di perire gareggiando. Inoltre lo stesso Schumacher ha probabilmente dovuto rinunciare a un titolo iridato (quello del 1999) a causa di un serio infortunio. Al di là delle caratteristiche delle monoposto, cambiate completamente nell’arco di sette decenni, non si può davvero fare alcun paragone tra le epoche per la differente longevità agonistica dei protagonisti del Circus.

Di certo c’è che Hamilton ha avuto per le mani la miglior vettura di ogni epoca. Magari non sulla singola stagione, perché la McLaren MP4/4, piuttosto che la Williams FW14B o le Ferrari F2002 e F2004 hanno dominato in maniera devastante, quanto sul lungo periodo. D’altronde non si era mai vista un’egemonia così marcata nel tempo come quella dell’attuale Mercedes, trionfatrice per sette anni di fila e seriamente minacciata solo dalla Ferrari nel biennio 2017-2018. Nessuno, nella storia della Formula Uno, ha avuto a disposizione il miglior mezzo meccanico per così tanto tempo. Neppure Juan Manuel Fangio, che peraltro per avere la monoposto più performante doveva cambiarla praticamente ogni stagione.

I numeri sono eloquenti. Nel corso dell’era turbo-ibrida, cominciata nel 2014, si sono finora disputati 135 Gran Premi. La Mercedes ne ha vinti 101, pari quasi al 75% del totale. Un numero sproporzionato se si pensa al fatto che il dominio prosegue ininterrottamente da sette anni. Qualcuno potrebbe obiettare che ben 72 di queste affermazioni portano la firma di Lewis, il quale evidentemente fa la differenza. Verissimo, ma al tempo stesso non si può ignorare il fatto che la distribuzione dei successi Mercedes si sia modificata notevolmente quando è cambiato il compagno di squadra del britannico. Nel triennio 2014-2016, Hamilton ha ottenuto il 60% delle affermazioni delle Frecce d’Argento (31 su 51), mentre dal 2017 a oggi la proporzione è salita all’82% (41 su 50). Evidentemente Nico Rosberg è stato un team mate ben più ostico di Valtteri Bottas. Dopotutto il tedesco ha vinto 20 volte in tre anni, contendendo sino all’ultima gara il titolo mondiale 2014 all’inglese e, soprattutto, strappandogli sul filo di lana quello del 2016. Al contrario il finlandese ha primeggiato in 9 occasioni pur avendo a disposizione una stagione in più, senza mai rappresentare una vera minaccia per il “Re Nero”, facendogli anzi talvolta da fido scudiero.

Insomma, Hamilton fa la differenza, ma ormai da quattro anni è leader indiscusso del miglior team in assoluto. Chissà come sarebbe stata diversa la carriera di un Nigel Mansell se, per quattro anni di fila e non solo nel 1992, avesse avuto a disposizione la monoposto migliore e un compagno relegato a seconda guida come lo fu Riccardo Patrese. Lungi da noi paragonare Lewis all’irruente “Leone”, ma il concetto serve per ricordare quanto il mezzo meccanico possa fare la differenza nella valutare la carriera di un pilota.

Intendiamoci, avere l’auto migliore non è una colpa, anzi. Generalmente in Formula Uno i più forti hanno le vetture migliori. Bisogna poterle sfruttare e Hamilton, oggi, ha dimostrato di saper e poter fare la differenza al di là della supremazia tecnica della Mercedes, o del fatto di avere un team mate relativamente innocuo. Non sapremo mai se il britannico è il più grande di tutti i tempi, però di certo si può affermare che ha saputo segnare un’epoca come in pochi sono riusciti a fare in passato.  

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Foto: La Presse

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