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Calcio, i tecnici delle tv chiedono sicurezza per la possibile ripresa della Serie A

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Si fa un gran parlare in questi giorni di una possibile ripresa del campionato di calcio di Serie A. La Figc, rappresentata dal presidente Gabriele Gravina, ha parlato a più riprese delle necessità di chiudere la stagione 2019-2020 sul campo per evitare ripercussioni negative su tutto il sistema dal punto di vista economico.

Il tema è particolarmente caldo e in queste ore si attende il giudizio del Comitato tecnico scientifico che dovrà valutare la bontà del protocollo elaborato dalla Federcalcio. Tuttavia, nel grande indotto calcistico, vi sono anche i tecnici televisivi che, attraverso un messaggio riportato dall’Ansa, hanno voluto ricordare a tutti i rischi a cui saranno esposti se il “Pallone” dovesse tornare in scena.

In questi due mesi di emergenza sanitaria non s’è fatto che parlare delle difficoltà della società calcistiche, delle loro esigenze e di quelle dei giocatori, del grande business che non può fermarsi. Nessuno si è posto il problema di che fine avessero fatto quelli che producono lo spettacolo. Noi siamo gli invisibili dietro le telecamere e dentro le regie. I nostri nomi non compaiono nei titoli di coda. Noi siamo quelli che si barcamenano in una giungla di contratti atipici, lavoriamo a chiamata, percepiamo paghe che non corrispondono neppure al tuo abbonamento alla pay tv. Siamo quelli che per lavorare, alla vigilia del lockdown, sono andati nelle zone rosse perché lo show doveva continuare e ancora dobbiamo essere pagati. Siamo quelli che si sono ammalati di Covid-19 e nessuno ne ha parlato. Perché a te che leggi basta accendere la tv. Ora si parla di riapertura del Campionato di Serie A, si discute di quarantena, test sierologici, viaggi in sicurezza, tamponi, distanze di contenimento per i giocatori; si ipotizzano partite nei campi del Centro e del Sud Italia, di riduzione del numero di telecamere e quindi di personale tecnico. Continueremo dunque ad essere invisibili ed anche in numero inferiore. Come faremo a lavorare? Quali sono i protocolli allo studio? Come faremo a raggiungere i campi? Chi ci farà i tamponi? Chi ci garantirà il diritto alla salute? Siamo fermi da oltre due mesi, siamo stati i primi a fermarci e probabilmente saremo gli ultimi a ripartire e con nessuna tutela, in balia di un mercato del lavoro non regolamentato. Saremo disposti ancora a mettere a repentaglio la nostra salute e quella delle nostre famiglie per garantire lo show?.

Parole che destano riflessione e di ammonimento per tutti. Resta da capire come queste considerazioni saranno valutate e in che modo chi di dovere saprà trovare il bandolo della matassa.

 

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giandomenico.tiseo@oasport.it

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Foto: LaPresse 

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