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L’Italia è grande: Enrico Fabris, il Messia dello speed skating e i due ori eroici a Torino 2006

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Un ciclone: Enrico Fabris, vicentino di Asiago, pattinatore sopraffino, mix di potenza ed agilità, che fece impazzire Torino e l’Italia intera ai Giochi Olimpici del 2006. Non era una meteora ma di sicuro non era il grande favorito per salire sul podio delle gare a Cinque Cerchi all’Oval Lingotto. I maestri olandesi, i campioni statunitensi e canadesi si facevano preferire alla vigilia delle gare di pattinaggio di velocità ma Enrico Fabris aveva lanciato qualche segnale chiaro nell’anno precedente, il 2005, ottenendo un successo sui 1500 in Coppa del Mondo e trascinando la staffetta al successo nella manifestazione itinerante e conquistando due ori e un bronzo alle Universiadi.

Insomma, non è un signor nessuno Enrico Fabris quando, l’11 febbraio 2006 si presenta alla partenza dei 5000 all’Oval Lingotto straripante di arancione con tanto di banda musicale per spingere più in alto possibile gli atleti olandesi. L’Italia non ha mai vinto medaglie ai Giochi Olimpici nel pattinaggio di velocità, è il primo giorno di gare dell’Olimpiade torinese e l’entusiasmo è alle stelle.

L’Italia non ha mai vinto medaglie nel pattinaggio velocità e l’atleta veneto colma questa lacuna. Gli olandesi cercano l’escamotage delle lame più sottili e Sven Kramer sembra giovare dell’alchimia tecnica studiata dallo staff orange ma Chad Hedrick, statunitense, amico di Fabris, se ne infischia delle modifiche ai pattini olandesi e taglia il traguardo primo con il tempo di 6’14″68. L’altro statunitense, Shani Davis, chiude solo al sesto posto e poi tocca a Fabris: l’Oval Lingotto prima segue in silenzio, quasi incredulo, la cavalcata dell’azzurro e poi inizia a ribollire: ai mille metri Fabris è a 1 secondo da Hedrick, ai duemila diventano 4, a 3000 è staccato di oltre sei secondi. Tutto finito? Niente affatto perchè Fabris inverte le lancette e inizia a rimontare, piazza un ultimo 400 da favola ed è terzo a 3″ dallo statunitense. Prima medaglia azzurra nello speed skating nella storia.

L’Italia intera si accorge di questo ragazzo e inizia a sperare in vista della staffetta del 16 febbraio. Fabris gareggia assieme a Ippolito Sanfratello, sei volte campione del mondo a rotelle e recordman dei 1000 metri, e Matteo Anesi. Tre turni, guai a disunirsi: nei quarti di finale gli italiani battono nientemeno che gli Stati Uniti, è già un mezzo miracolo che consegna all’Italia la semifinale e una missione impossibile contro l’Olanda. Gli Orange si confermano avversario tosto, quasi imbattibile, serve un colpo di fortuna per regalare all’Italia la finale olimpica davanti al pubblico di casa e, nella curva che precede il rettilineo finale, a pochi giri dal termine, accade l’impensabile: i patini di due dei componenti della staffetta olandese si agganciano e arriva la caduta che spalanca le porte della finale agli azzurri. I campioni sanno sfruttare i momenti favorevoli e l’Italia, in finale contro in Canada, disputa la gara perfetta, in testa dall’inizio alla fine, sospinta dal pubblico in delirio dell’Oval Lingotto. E’ oro: il primo della storia dell’Italia nel pattinaggio di velocità. Un prodigio.

L’Olimpiade di Fabris non finisce qui. Nei 1500, a questo punto, l’Italia è l’uomo da battere e non tradisce le attese. L’azzurro è l’ultimo a scendere in pista nella gara che assegna la penultima medaglia d’oro dell’Olimpiade torinese. Il vicentino scende in pista assieme all’olandese Kujpers e rischia di cadere nei giri iniziali al momento dello scambio di corsie. Solo i nervi saldissimi e una prontezza di riflessi caratteristica dei grandi campioni gli permette di evitare la collisione. Da battere c’è lo statunitense di colore Shani Davis. Lo svantaggio diventa ogni metro meno pesante e l’ultimo giro di Fabris è un piccolo grande capolavoro. L’azzurro vola e, con 1’45″97 sopravanza lo statunitense per soli 16 centesimi e Hedrick di 25. L’Oval Lingotto è in tripudio e al momento della consegna dei fiori (la premiazione è prevista in serata in Piazza Castello) intona l’inno di Mameli per salutare il grande campione vicentino che ha fatto innamorare l’Italia intera del ghiaccio.

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