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MotoGP, il tiranno Marc Marquez un’arma a doppio taglio per uno sport che sta perdendo appeal e interesse

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Con il Gran Premio di Valencia è calato definitivamente il sipario sul lungo cammino della stagione 2019 del Mondiale MotoGP. Otto mesi frenetici e con poche possibilità di tirare in fiato, terminate con in vero e proprio tour de force asiatico che ha preceduto l’appuntamento al Ricardo Tormo. Il titolo è finito, neanche a dirlo, nuovamente nelle mani di Marc Marquez che ha disputato senza alcun dubbio la migliore stagione della sua carriera sotto tutti i punti di vista.

Il Cabroncito è un pilota che, oltre alla proverbiale capacità di dare gas, è maturato davvero tantissimo ed è riuscito a levare dal suo repertorio anche quelle piccole sbavature che erano capitate negli anni passati. I numeri sono impressionanti e solamente citarli rischia davvero di offendere l’otto volte campione del mondo di Cervera: 19 gare, 18 podi, 12 vittorie, 6 secondi posti, 10 pole position, 12 giri veloci. Il tutto in un contesto competitivo, con una buonissima Ducati nella prima parte di stagione, la crescita importante di Yamaha nella seconda e l’ascesa di una nuova stella come quella del francesino diabolico Fabio Quartararo.

Un dominio a tutto tondo per il ventiseienne pigliatutto che ha imparato a non lasciare neanche le briciole agli avversari, dominati e ridimensionati a turno, rispettivamente. La Honda ha vissuto, in generale, una stagione non semplice, con tutti i compagni di Marquez che hanno lamentato una grande difficoltà ad entrare in sintonia con un mezzo che si è capito, gara dopo gara, essere stato plasmato ad hoc sulla pelle del suo campione. Il contratto che lega le due parti scade al termine del prossimo anno ma, se le indiscrezioni di un sempre più probabile passaggio di Alex Marquez accanto al fratello dal 2020 dovessero essere fondate, pare davvero difficile ipotizzare che il sodalizio possa interrompersi a breve.

Il contrappeso di avere un campione di tale portata in pista è però quello che lo spettacolo della categoria, da sempre il punto di maggior traino per gli appassionati, sta effettivamente venendo meno, rendendo le corse spesso molto prevedibili e poco combattute. Il dominio tecnico del pacchetto è al momento inarrivabile per tutti, compreso per quel Quartararo che è riuscito nella “triste” impresa di diventare il primo pilota della storia con sei pole e nessuna vittoria in una stagione. Certo, le doti del transalpino sono indubbie e lo spazio per effettuare il definitivo salto di qualità anche in tempi brevi c’è tutto, ma al momento quello che resta al pubblico sono corse davvero spesso telecomandate dalla volontà di Marquez che sembra poter decidere cosa fare e come farlo a proprio piacimento.

Spesso nel recente passato si è accusata la F1 di essere diventata una “formula noia”, per via dei pochi sorpassi e dell’effetto soporifero delle gare. La realtà attuale è che in MotoGP la situazione non è affatto molto diversa, oltretutto senza tutto quello che la Formula 1 offre in termini di strategie e di tecnologia che, per forza di cose, le due ruote non possono eguagliare. Il Gran Premio odierno ha offerto davvero poche emozioni ed è stato forse uno dei momenti di vero low della stagione, paragonabile al tanto vituperato Paul Ricard dei cugini. La stagione è terminata e ora tutto passerà nelle mani di Ducati e Yamaha che dovranno riuscire, con il lavoro dell’inverno, a portare in pista ad inizio 2020 un progetto competitivo e costante, in grado di ridare vita e incertezza ad uno sport che, sui sorpassi e i duelli corpo a corpo, ci ha costruito la propria storia.

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Foto: LaPresse

michele.brugnara@oasport.it

Twitter: MickBrug

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