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Rugby, Mondiali 2019: il borsino delle favorite dopo la prima fase. All Blacks in pole, occhio al Giappone

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In Giappone è il momento di fare sul serio. Messa in soffitta la fase a gironi, superate le polemiche sul tifone Hagibis, da sabato mattina inizieranno i quarti di finale e non ci sarà più spazio per errori. Le otto formazioni qualificate saranno impegnate fin da subito in sfide da dentro o fuori, con chi vince che continua il sogno, mentre chi perde non ha più prove d’appello. Ma, dopo la fase a gironi, chi appare favorita per il titolo e chi potrebbe essere un’outsider di lusso? Stiliamo una classifica delle favorite dopo la prima fase.

All Blacks. La Nuova Zelanda era la favorita della vigilia, come le capita praticamente ad ogni Rugby World Cup, e dopo la fase a gironi le cose sono cambiate di poco. Ha messo velocemente via le pratiche Canada e Namibia, ha vinto il big match contro il Sudafrica e a causa del tifone che ha annullato la sua partita con l’Italia arriverà ai quarti di finale con molti giorni di riposo a disposizione. Poche le falle nella squadra di Steve Hansen, anche se non tutti i rincalzi hanno dato forse le garanzie che il tecnico si aspettava. Ma, salvo infortuni, in campo scenderanno i migliori e i tutti neri hanno dimostrato di poter battere chiunque. A partire dall’Irlanda nei quarti.

Galles. Non può essere un caso che due delle partite più spettacolari ed emozionanti della fase a gironi abbiano coinvolto il XV di Warren Gatland. Il Galles ha vinto tutte le quattro partite giocate, ha impressionato nella super sfida contro l’Australia, ha tenuto a bada le Fiji e ha sofferto solo un po’ nell’ultima gara contro l’Uruguay, dove forse la concentrazione non era al massimo. Dan Biggar, dopo i dubbi della vigilia, ha dimostrato la sua solidità in mediana, mentre Josh Adams con le sue cinque mete si è messo in mostra ed è un’arma che potrà far male a tutti. Ai quarti troverà la Francia, in un derby da 6 Nazioni che promette di essere affascinante.

Inghilterra. Eddie Jones ha una capacità straordinaria di portare le proprie squadre alla sfide da dentro o fuori, la sua guerra psicologica alla vigilia dei big match può risultare antipatica e spesso antisportiva, ma sicuramente il tecnico dell’Inghilterra sa come motivare la sua squadra. Agli inglesi, però, manca la prova del nove. Le vittorie con Tonga e USA erano troppo scontate, mentre quella con l’Argentina è figlia dell’espulsione di Tomas Lavanini dopo 17 minuti per essere valutabile. Hagibis, poi, ha impedito al XV britannico di testarsi contro la Francia e, dunque, il quarto di finale con l’Australia dirà quanto realmente questa Inghilterra può puntare in alto.

Sudafrica. Ha perso con la Nuova Zelanda all’esordio, ma poi il percorso degli Springboks è stato pulitissimo. Vittorie nette con Namibia, Canada e Italia (anche se quest’ultima favorita – come gap – dal rosso ad Andrea Lovotti) hanno dimostrato che mettere il Sudafrica tra le favorite della vigilia non era un azzardo. Ai quarti, poi, affronterà il Giappone, che è la grande incognita del Mondiale, ma che di sicuro non è abituato a sfide da dentro o fuori. E gli Springboks vorranno anche vendicare l’onta della sconfitta di quattro anni fa in Inghilterra.

Giappone. Proprio i nipponici sono la squadra che tutti attendono al varco. Perché sulla carta è la più debole delle otto qualificate, ma nella fase a gironi ha battuto prima l’Irlanda e poi la Scozia, dimostrando di essere cresciuta tantissimo negli ultimi anni sotto la guida di Jamie Joseph. Il tecnico neozelandese ha saputo far fare l’ultimo salto di qualità alla squadra giapponese, forse ancora debole in mischia, ma che al largo ha due armi incredibili come Kenki Fukuoka e Kotaro Matsushima, che metteranno in difficoltà anche una difesa forte come quella sudafricana.

Australia. I Wallabies sono tra gli outsider di questo torneo, con Michael Cheika che da quando è in carica non convince mai al 100%, però è sempre lì. Nella fase a gironi l’Australia ha esordito battendo nettamente le Fiji, poi ha perso di poco nella bellissima partita con il Galles, prima di avere la meglio contro Uruguay e Georgia. Con l’Inghilterra, però, servirà un cambio di marcia e, soprattutto, dovranno venir limati moltissimo gli errori visti nella fase a gironi. Il grande limite di questa squadra è che si affida all’estro dei singoli, ma quando questi non girano allora nascono i problemi e Chieka ha dimostrato più volte di non avere un piano B.

Irlanda. Era tra le favorite della vigilia, ma la sconfitta contro il Giappone ha fatto crescere i dubbi sulla squadra di Joe Schmidt. Il rullo compressore che un anno fa dominava in Europa e batteva gli All Blacks non c’è più e i verdi soffrono. Hanno battuto nettamente la Scozia, il cui ko con i nipponici ha però ne ha ridimensionato la portata, poi ha demolito la Russia e vinto contro le Samoa in un brutto match. Contro gli All Blacks, però, serve ben altro e attualmente non sembra che l’Irlanda abbia quel quid necessario per tentare il colpaccio nei quarti di finale. Se poi si pensa che dovrà rinunciare a Bunkee Aki per squalifica e che ha giocato quasi un’ora in inferiorità e affronterà una Nuova Zelanda riposatissima, si capisce che l’impresa è veramente dura.

Francia. Outsider d’obbligo, la Francia è arrivata ai Mondiali sottotono, poi la vittoria di misura sull’Argentina ha ridato entusiasmo. Ma le voci dal raduno dei Bleus parlano di sommosse dei giocatori, di scontri duri tra lo staff tecnico e capitan Guirado e di una situazione, dunque, esplosiva. Non è la prima volta per i transalpini, che già in passato proprio dal nervosismo interno hanno saputo tirar fuori quella grinta necessaria per il colpaccio. Ma contro il Galles visto sino ad ora potrebbe non bastare, anche se la Francia ha potuto – come Inghilterra e Nuova Zelanda – usufruire di giorni extra di riposo grazie al tifone.

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Foto: Rugby World Cup

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