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Ciclismo

Vuelta a España 2019: Tadej Pogacar, molto più di una promessa. Possibile dualismo decennale con Bernal

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Tutti se lo aspettavano come possibile rivelazione della Vuelta a España 2019, ma Tadej Pogacar è andato oltre le aspettative, mostrandosi finora come il grande protagonista della settantaquattresima edizione della corsa a tappe iberica assieme al connazionale, in maglia roja, Primoz Roglic. Ventuno anni ancora da compiere, primo anno da professionista, sette vittorie stagionali di cui due conquistate proprio alla Vuelta. L’ultima oggi, nella tappa regina in cima all’Alto de Los Machucos. Solo Roglic è riuscito a tenergli testa in un trionfo che va oltre alla possibile immaginazione. Due tappe, l’attuale terzo gradino del podio e la maglia di miglior giovane, a una settimana dalla fine.

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E davanti a sé la strada è tutta a suo favore, perchè sinora Pogacar ha dimostrato di essere il più forte in salita assieme al connazionale della Jumbo-Visma. A soli vent’anni ha una classe degna di un grande campione. Ha preso a pieno titolo il ruolo di capitano della UAE Team Emirates dopo il tracollo e il conseguente ritiro di Fabio Aru, e sta regalando alla formazione di Giuseppe Saronni una soddisfazione più bella dell’altra. Tadej aveva già fatto capire il suo valore lo scorso anno al Tour de l’Avenir da lui conquistato, ma non capita spesso di passare professionista e di affrontare la prima annata tra i big del ciclismo in questo modo.

Pogacar è molto più di una semplice promessa per il ciclismo del suo paese, è proprio un ragazzo che ha confermato di essere in grado di fare grandi, grandissime cose senza pensarci molto. Non teme alcun tipo di gara, di difficoltà, anzi, nel momento in cui si sale, lui è lì, sempre in prima posizione a battagliare, quasi a divertirsi. Ed è questo che serve per sfoderare piano piano la stoffa del vero campione. Un campione e un’annata, il 1998, che ha fatto salire alla ribalta anche Egan Bernal, il vincitore dell’ultimo Tour de France, un possibile futuro duellante con Pogacar. Un coetaneo che viene dall’altra parte del mondo e che assomiglia molto allo sloveno in fattore tattiche. E se Tadej continuerà di questo passo, il ciclismo internazionale avrà da che divertirsi per tanto, tantissimo tempo, data la loro giovane età e il valore già dimostrato da entrambi.

Magari il capitano della UAE non vincerà questa Vuelta, ma ci andrà molto vicino. E come prima corsa a tappe della vita certi risultati valgono tanto, tantissimo per il futuro. Un futuro che si prospetta florido anche per gli appassionati di questo sport, che hanno trovato in questa coppia del 1998 due ragazzi dal talento innato. Due ragazzi da preservare, da far crescere lasciandoli fare, facendo sì che si buttino a capofitto dove e quando vogliono. Serve lo spettacolo per farsi amare dal mondo delle due ruote, e Tadej e Egan lo sanno regalare.

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@lisa_guadagnini

Foto: Lapresse

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