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Rugby, Mondiali 2019: Italia-Canada, serve il salto di qualità

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Torna in campo domani l’Italia di Conor O’Shea e dopo la vittoria contro la Namibia ora gli azzurri hanno messo nel mirino il Canada. A Fukuoka si presenterà una formazione rivoluzionata rispetto a quella di domenica, con il tecnico irlandese che ha effettuato dieci cambi nel XV titolare. Scelte studiate a tavolino e che non hanno a che vedere con la prestazione, non esaltante, contro la Namibia, ma obbligate visti i pochi giorni di riposo tra i due impegni e in ottica del big match del 4 ottobre contro il Sudafrica, vero obiettivo degli azzurri.

Della squadra di domenica scorsa restano il tallonatore Luca Bigi (a conferma che Leonardo Ghiraldini è ancora lontano dal rientro), la terza linea Braam Steyn, che però si sposta da flanker a numero 8, l’apertura Tommaso Allan, Jayden Hayward, anche lui spostato da estremo a centro, e Tommaso Benvenuti, che da centro va all’ala. Non c’è, dunque, capitan Sergio Parisse, fatto riposare in vista del Sudafrica, mentre le novità più interessanti sono sicuramente i ritorni da titolare di Jake Polledri e di Matteo Minozzi e la promozione di Callum Braley a mediano di mischia titolare per questa sfida.

Come già scritto nei giorni scorsi, la sfida di Fukuoka è sulla carta un’altra partita facile per gli azzurri. Il Canada è lontano nel ranking mondiale, negli ultimi anni ha faticato a ottenere risultati di rilievo e onestamente punta soprattutto ad aggiudicarsi la sfida tra Cenerentole con la Namibia. Ma gli ultimi due precedenti dicono che non si può prendere sottogamba l’impegno. Ai Mondiali 2015, infatti, l’Italia si impose in rimonta per 23-18, mentre nel 2016, in una delle prime partite con O’Shea allenatore, l’Italia a Toronto vinse solo 20-18. Insomma, non due passeggiate.

E se sicuramente il Canada farà la sua partita e dovrà venir dato merito ai nordamericani se sapranno mettere in difficoltà gli azzurri anche questa volta, il destino dell’Italia resta principalmente nelle sue mani. Un approccio morbido (per non dire peggio) alla partita, una difesa non aggressiva e i banali errori palla in mano visti ad Hanazono domenica permetterebbero al Canada di restare troppo a lungo in partita, con le chance di un remake del 2015 e del 2016 che crescerebbero a dismisura.

Di contro, un’Italia subito concentrata sull’obiettivo, che cerca di minimizzare al massimo gli errori e, di contro, di massimizzare al massimo le occasioni di fare punti (come ha sottolineato O’Shea ieri, infatti, con la Namibia l’Italia ha segnato 7 mete, ma avrebbe potute marcarne altrettante senza banali errori), che è presente in difesa fin dalla prima fase e che, dunque, mette in campo quella differenza tecnica e tattica che deve avere rispetto a una formazione canadese, allora la partita si potrebbe mettere fin dal primo tempo sui giusti binari. E una prova finalmente convincente, una vittoria senza recriminazioni e polemiche è l’unico viatico possibile se si vuole arrivare alla sfida contro il Sudafrica con la giusta mentalità.

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Foto: Federugby

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