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Basket, Mondiali 2019: Italia aggrappata ai soliti noti e panchina non all’altezza. Specchio di una Serie A invasa da stranieri

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L’epilogo deludente della partita contro la Spagna, che ha escluso gli azzurri dai Mondiali 2019 di basket, porta in dote numerose riflessioni. La sensazione è che questa generazione, seppur priva di qualche elemento come Niccolò Mell e Andrea Bargnani, abbia fallito ancora una volta. Sicuramente i vari Marco Belinelli, Danilo Gallinari e capitan Gigi Datome rimarranno nella mente degli appassionati, ma, con i numerosi fallimenti in cascina, difficilmente questo posto sarà tra i più grandi. Di chi è la colpa? Un po’ sicuramente dei giocatori stessi, ma gran parte del problema ha origini ben più profonde e radicate.

Una delle principali verità è che nelle scorso campionato di serie A compaiono solo 4 giocatori italiani tra i primi cinquanta per numero di minuti giocati. Cosa vuol dire? Giocatori stranieri di livello spesso discutibile vengono costantemente preferiti ai nostri prodotti. Una situazione talmente paradossale che ha costretto coach Meo Sacchetti a portare in Cina Amedeo Tessitori, che nella scorsa stagione ha militato in serie A2. Circostanze ancora più clamorose, certificano poi che, spesso e volentieri, i giocatori di maggior impatto nel campionato risultino proprio essere gli azzurri.

Ecco perché se si vuole costruire un futuro per la Nazionale, che in questo momento sembra davvero grigio, bisognerà ripartire proprio dai club italiani. Tanto per capirci, nessun giocatore delle due squadre finaliste nell’ultimo campionato è arrivato in Cina, Tonut e Polonara erano stati chiamati salvo poi essere rimandati al mittente. Tutto farebbe pensare ad un punto di non ritorno, ed invece tutti gli anni la situazione peggiora. Intere squadre prive di giocatori italiani protagonisti, che diano anima e spirito alla rosa sono passate in rassegna nelle ultime stagioni. Ora, al posto che curare i fallimenti di squadre immerse dai debiti, si studi una formula che agevoli gli italiani, togliendo qualche possibilità agli stranieri. Senza un progetto serio e lungimirante, verrà disperso il grande patrimonio giovanile di un vivaio in salute.

La quantità di talenti prodotti che rimane ancorata nelle serie minori, solo perché i posti sono occupati da altri, è infinita. Degli azzurri campioni d’Europa a livello Under 20 nel 2013 ne sono arrivati davvero pochissimi. Senza poi parlare della Nazionale Under 19 che due anni fa si spinse fino all’argento Mondiale e che ora vede dispersi tutti i suoi migliori interpreti. L’unico ad oggi nella massima serie è Alessandro Pajola, che nella Virtus Bologna è spesso stato nelle rotazioni di coach Sacripanti.

 L’obiettivo dovrebbe essere mantenere quanti più talenti possibili, farli crescere e alla fine farli anche giocare nelle prime squadre. La realtà è che le grandi formazioni pensano pochissimo al loro settore giovanile, dove spesso e volentieri giocano talenti esteri in una serie incredibile di contraddizioni. La risoluzione dell’enigma è altrettanto sconvolgente: alla fine i nostri gioielli più pregiati volano all’estero, specie in America, dove si trovano ad essere uno dei tanti.

In conclusione, sembra incredibile ma la qualità della nostra Nazionale dipende e sempre dipenderà dalla qualità degli interpreti italiani nel nostro campionato. In questo stesso momento storico quest’ultima è ai minimi storici e per questo è fondamentale creare qualità e giocatori del Bel Paese in grado di poter giocare ad un certo livello. Se poi questo fosse fatto partendo da quei giovani tanto decantati, ma mai realmente valorizzati, tutto assumerebbe contorni davvero importanti. 

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francesco.zambianchi@oasport.it

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Credit: Ciamillo

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