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Ciclismo

Mountain bike, l’analisi di Mirko Pirazzoli sul Mondiale di Mont Saint Anne: “È un tracciato per specialisti. Ci giochiamo una medaglia”

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Oramai il Campionato del Mondo di mountain bike ha preso il via. Lo storico tracciato di Mont Saint Anne in Canada, per precisione nel Quebec, è uno dei percorsi più belli e spettacolari del movimento ciclistico internazionale del fuoristrada, e fino a domenica 1 settembre, avrà l’onore di vestire categoria per categoria i nuovi campioni del mondo tra cross country e downhill. Volevamo saperne di più sul circuito iridato, e soprattutto quali sono le speranze azzurre e i principali avversari dei nostri atleti. Così abbiamo contattato Mirko Pirazzoli, per anni componente della nazionale italiana di cross country, vincitore della Coppa d’Europa, e più volte sul podio del campionato tricolore. Insomma, un grande cultore della mountain bike italiana, attualmente capitano del FRM Factory Racing Team.

Partiamo innanzitutto analizzato il percorso di Mont Saint Anne

“Presenta un tracciato molto tecnico, per specialisti. Mont Saint Anne è considerato il tempio della mountain bike. Ho avuto la fortuna di correrci in due occasioni, avendo disputato la Coppa del Mondo con risultati tra i primi venti dal 2000 e il 2006. Ha un percorso classico, storico. Qui è nata sostanzialmente la mountain bike. Ormai è l’unica tappa di Coppa del Mondo dove tutti gli anni o si corre questa prova o un Mondiale. Il percorso cross country è caratterizzato da pietre stabili, un tracciato molto naturale diciamo. Qui la natura la fa da padrone, nel senso che ci sono pietre spigolose, ampie, anche viscide; e quindi ha anche difficoltà ai massimi livelli. Ha tre salite e tre discese in un anello che si aggira intorno ai 5 chilometri. È un tracciato per atleti completi e molto forti”.

Quali sono le chance azzurre per questa prova iridata?

“A livello italiano ci troviamo in una situazione pressoché buona. Speriamo di portare a casa una medaglia. Attualmente siamo la nazione accanto alla Svizzera. Abbiamo vissuto un periodo molto lungo con il loro dominio, ma adesso anche noi abbiamo delle ottime carte da giocare, con già tre atleti candidati per le prossime Olimpiadi. L’anno scorso Gerhard Kerschbaumer ha fatto una gara molto importante, bella; e aveva anche l’opportunità di vincere, in quanto ha perso soltanto da Nino Schurter per un piccolo errore in discesa. Sta bene e si vede. L’ho notato anche nelle ultime prove di Coppa del Mondo, eccezion fatta del dominio del fenomeno Mathieu Van Der Poel, visto che è arrivato questo ragazzo che attualmente si trova una spanna sopra tutti; ma in questo Mondiale lui non ci sarà”. 

Come potrebbe svilupparsi la prova regina degli uomini élite?

“Dovrebbe uscirne una gara che potrebbe delinearsi con Nino Schurter, Mathias Flueckiger, Henrique Avancini… Ma alla fine credo che Kerschbaumer riuscirà ad entrare a far parte del gruppo di testa, perchè l’unico che lo ha messo veramente in crisi nelle altre tappe di Coppa del Mondo è stato Van der Poel, che quando impone il suo passo fa capire che lo inseguono in due, ma poi questi hanno sempre e comunque qualcosa in meno. Ma data l’assenza di Mathieu la corsa sarà caratterizzata da un ritmo un po’ più basso, e quindi il gruppo davanti potrebbe rimanere un po’ più corposo. Senza di lui potrebbe uscire una corsa come l’anno scorso dove ce la siamo giocata; quindi dovrebbe rimanere aperta. Chiaramente il favorito è Nino Schurter, è lui l’uomo da battere; ma quando correva Julien Absalon, che ha delle caratteristiche fisiche molto simili a Kerschbaumer, forte in salite con grandi pendenze, qui Nino perdeva dal francese perchè non è il suo percorso preferito. Deve essere al 110% perchè non è il tipo di tracciato che può piacere ad uno come lui. Anche se sulla carta è il più completo di tutti”.

E gli altri italiani?

“Una possibilità di medaglia ce l’abbiamo anche con i fratelli Braidot, che negli ultimi periodi ci hanno abituato nel vederli correre tra i primi dieci. Quindi potrebbe uscirne una bella gara per noi. Ed è buono, perchè vedere tanti italiani correre tra i primi è una cosa che accadeva vent’anni fa; insomma è un bel periodo. Sicuramente abbiamo delle ottime chance in categoria Under 23 con Martina Berta che ha già vinto l’ultima tappa di Coppa del Mondo e quindi ce la giocheremo. Ma anche con altre ragazze. Andrea Colombo è un ragazzo che può fare bene, e potrebbe trovarsi a suo agio. La sua formazione tecnica appartiene al Canton Ticino, al Monte Tamaro, che è molto tecnico e con un tracciato simile per tipologia di terra e di pietra a Mont Saint Anne. Potrebbe fare una gara Junior al di sopra delle aspettative”. 

A livello femminile chi sono le grandi favorite tra le élite?

“Chiaramente Jolanda Neff e Kate Courtney sono favorite su questo tracciato molto tecnico. In questa stagione Kate non ha avuto un exploit come negli altri anni; ma anche la Neff prima era una spanna al di sopra di tutte facendo il vuoto. Ora come ora sono in quattro o cinque a giocarsela; quindi quelle già citate, poi aggiungo Pauline Ferrand Prevot, la padrona di casa Emily Batty e Jenny Rissveds. Sono quelle che faranno gruppetto, e secondo me la corsa sarà decisamente ristretta ma con un livello oramai appiattito, dove non esiste una grande favorita della vigilia; sono tutte valide”.

Come siamo messi in Italia con il movimento del downhill?

“A livello di downhill, come segmento puramente spettacolare e di destrezza di guida, ci vede ancora svantaggiati per una questione culturale. Siamo una nazione ancorata al ciclismo su strada. Il downhill è una specialità che si va a sviluppare in quegli Stati in cui si predilige ancora la spettacolarità, il gioco; dove da piccoli fanno la bmx. Con quest’ultimo in Italia abbiamo ricominciato in questo momento, e tendenzialmente si vedranno atleti di livello che passeranno dalla bmx al downhill nei prossimi quattro o cinque anni. Stiamo ricostruendo adesso il vivaio di questa specialità. Al momento paghiamo questo scotto”.

Possiamo affermare che gli italiani si stanno appassionando alla mountain bike?

“Assolutamente sì. Come numero di tesserati è in netta crescita su tutta Italia. Siamo una nazione dove coloro che vanno in bici praticano sport in endurance, quindi cross country, marathon… E di conseguenza è normale che i nostri migliori atleti sboccino in quel tipo di contesto. È stato fatto un bel lavoro perchè la Svizzera dieci anni fa ci ha stroncati visto che per loro la mountain bike è lo sport nazionale; l’equivalente al nostro calcio. Il tutto perchè è stato fatto un vivaio e un percorso di lavoro che col tempo ha portato dei frutti importanti. Noi ci stiamo arrivando, anche se con dei tempi più lenti; ma obiettivamente siamo in un bel momento”.

In conclusione un breve giudizio sulla Nazionale Italiana di Mirko Celestino 

“Ho visto che i ragazzi hanno fatto un buon programma di avvicinamento al Mondiale, perchè quando si fa il raduno a Livigno non si sbaglia. Oggi come oggi c’è da dire che è uno sport molto equilibrato, dove i vecchi e sani sistemi di preparazione atletica funzionano. Abbiamo un gruppo che ha lavorato assieme a Livigno sotto la guida del CT Mirko Celestino; ci sarà stata comunque una bella equilibratura”. 

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@lisa_guadagnini

Foto: Profilo FB Mirko Pirazzoli

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