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Ciclismo

Rolling Stone risponde a Davide Cassani: “L’articolo sui ciclisti morti in strada era ironico, non è stato compreso”

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Davide Cassani, CT della Nazionale Italiana di ciclismo, ieri si era scagliato contro un articolo pubblicato su Rolling Stone il cui cui contenuto era incentrato su questa considerazione: “Ogni anno gli incidenti uccidono 250 ciclisti eppure imperano, si ostinano come dominati da un istinto suicida“. Il romagnolo aveva replicato alla testata dicendo di non avere rispetto per i morti sulle strade, proprio nel giorno in cui la 16enne Bigozzi era stata investita da un’auto che non ha rispettato lo stop.

Non è tardata ad arrivare la controrisposta di Alessandro Giberti, direttore di Rolling Stone, il quale ha scritto che il tono del pezzo era ironico e che il contenuto dell’articolo non è stato compreso. Di seguito un estratto dalla replica di Giberti e il link all’articolo integrale.

ALESSANDRO GIBERTI, DIRETTORE ROLLING STONE, REPLICA A DAVIDE CASSANI:

“Un articolo pubblicato qualche giorno fa sul sito di Rolling Stone ha provocato un’ondata di sdegno nel mondo dei ciclisti che successivamente si è trasformata in una vera e propria campagna di odio contro l’autore del testo – che ha addirittura ricevuto minacce di morte – e la nostra testata. L’articolo, a firma Ray Banhoff, era un’opinione di taglio ironico sui pericoli che corrono i ciclisti a causa dello stato poco favorevole della rete stradale urbana e interurbana in Italia. Si utilizzava il paradosso per descrivere una doppia realtà che dovrebbe essere a tutti evidente. Primo: c’è gente che perde la vita andando in bicicletta (…). È un qualcosa di così aberrante e insensato che dovrebbe assurgere a problema di sistema. Secondo: molti ciclisti adottano comportamenti sbagliati in strada (…). E allora perché parte del mondo della bici si è scagliato con veemenza contro Banhoff? È semplice. Non hanno capito che il tono del pezzo era un tono ironico (…). Rolling Stone, notoriamente, utilizza diversi toni e livelli di linguaggio, tra i quali certamente trovano spazio le provocazioni intellettuali, le iperboli, e anche una certa dose di irriverenza e sfrontatezza (…). Quindi, come spero sia ormai evidente, no, non crediamo che DAVVERO i ciclisti cadano come mosche o che non sappiano stare in fila indiana o che dovrebbero spostarsi tutti in Antartide per pedalare più serenamente. Il testo non è stato capito da tutti, ma qui (…) l’autore del pezzo è stato minacciato di morte – di morte! – per quello che ha scritto. Gli sono state mandate fotografie di tirapugni con la dicitura ‘speriamo di incontrarci presto’. Infine, l’interpretazione fallace dell’articolo è giunta fino al vertice del movimento ciclistico italiano, e cioè addirittura al commissario tecnico della nazionale Davide Cassani, il quale, facendosi interprete del sentimento popolare di indignazione ci ha rivolto una lettera aperta con la quale ci accusa nientemeno di essere degli “odiatori” di ciclisti, gente che in pratica vorrebbe vedere più incidenti, e forse a questo punto anche più morti, lungo le strade del nostro Paese. Io non voglio mettere in dubbio la buona fede di Cassani, peraltro so che si è privatamente chiarito con l’autore dell’articolo, ma non posso accettare che un problema di comprensione del testo sfoci in accuse tanto ignobili (…). È estremamente irresponsabile attaccare qualcuno senza nemmeno farsi sfiorare dal dubbio di non aver perfettamente compreso il contesto o sentire l’esigenza di un confronto con chi quel pezzo l’ha pubblicato (…). Da “testa bassa e pedalare” a “testa bassa e commentare” evidentemente il passo è stato breve, e noi siamo sentimentalmente più affezionati al ciclismo di una volta”.

 

CLICCA QUI PER L’ARTICOLO COMPLETO DI REPLICA

 

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Foto: Valerio Origo

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