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Calcio femminile, Giovanni Malagò sul professionismo: “Serve una norma per cambiare la legge del 1981. Va rivisitato tutto il sistema”

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Il professionismo dello sport femminile italiano è un tema d’attualità, specie dopo gli ottimi risultati della Nazionale italiana di calcio in rosa, capace di entrare arrivare ai quarti di finale dei Mondiali 2019 in Francia in qualità di compagine formata da dilettanti ben preparate ma non da professioniste.

Ecco che l’annosa questione delle legge n.91 del 1981 torna in auge e va ad inquadrare la criticità di tutte quelle specialità che non godono di questa tutela. Nel calcio, chiaramente, la disparità è evidente perché nel maschile il modello ha tutti i crismi di un vero e proprio business.  La norma vigente prevede che: “Sono sportivi professionisti gli atleti, gli allenatori, i direttori tecnico-sportivi ed i preparatori atletici che esercitano l’attività sportiva a titolo oneroso con carattere di continuità nell’ambito delle discipline regolamentate dal Coni e che conseguono la qualificazione dalle federazioni sportive nazionali, secondo le norme emanate dalle federazione stesse, con l’osservanza delle direttive stabilite dal Coni per la distinzione dell’attività dilettantistica e professionistica“.

Su questo argomento ha detto la propria anche il presidente del Coni Giovanni Malagò: “Bisogna individuare la soglia vera fra sport dilettantistico e professionistico, servirà una legge per cambiare quella del 1981. E’ un tema che appassiona, ma ciò che facciamo per il calcio lo dobbiamo fare anche per il basket, per lo sci e per il nuoto e altri. E’ tutto il comparto che va rivisitato“, le parole di Malagò (fonte: Ansa). Vero è che molto di questo discorso dipende da logiche economiche: “Se la società sportiva ti paga da professionista, ci sono un’altra serie di costi a cominciare da quelli previdenziali, di cui bisogna farsi carico. Oggi il sistema questo non se lo può permettere. Serve lavorare sull’impiantistica ed aumentare il bacino dei settori giovanili“, le considerazioni del n.1 dello sport italiano.

A questo punto è da vedere se e quando questo passaggio ci sarà. Le azzurre del calcio un segnale l’hanno manifestato. Ora la palla passa alle istituzioni che non possono più far finta di niente.

 

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Foto: LaPresse

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