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British Open 2019: Francesco Molinari torna dopo il trionfo del 2018 per ritrovare se stesso

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22 luglio 2018: è una data storica per il golf italiano. Francesco Molinari, in quel pomeriggio di Carnoustie, diventò il primo italiano a vincere un Major, e proprio il più antico di tutti, quello giunto alla sua edizione numero 148 in questo 2019.

Quasi 365 giorni dopo, ritroviamo il torinese numero 7 del mondo pronto per difendere il titolo più importante della sua carriera. Molinari ci arriva dopo una stagione in cui ha vinto l’Arnold Palmer Invitational, è giunto terzo al WGC-Dell Technologies Match Play e ha sfiorato la vittoria al Masters, cedendo soltanto nel finale di fronte alla resurrezione di Tiger Woods e chiudendo quinto. Da quel momento, il numero 1 d’Italia è sceso di rendimento, giocando solo cinque tornei: ha mancato il taglio all’Heritage, chiuso 48° il mai amato PGA Championship, 53° il Charles Schwab Challenge, 16° lo US Open e 57° il Travelers Championship.

Francesco, dunque, ha urgente bisogno di ritrovare la via per un risultato positivo: i mezzi e gli stimoli certo non mancano e del resto già nelle dichiarazioni ha sottolineato l’importanza di poter tornare da Champion Golfer of the Year. Il suo concetto è molto semplice: “Difendere un titolo è sempre speciale, ma poterlo fare nell’Open Championship credo sia qualcosa di unico, di indescrivibile“.

Il percorso del Royal Portrush Golf Club gli è nuovo solo in parte, perché se è vero che per l’Open è stato rinnovato per buona misura, una bella fetta rimane quella dell’Irish Open 2012, che lo vide decimo a sette colpi dal gallese Jamie Donaldson. Al tempo concluse 11 colpi sotto il par, totalizzando uno score di 277 (70 67 73 67). Molinari non ne sottovaluta la pericolosità, definendolo “molto complicato e sarà una grande sfida per tutti. Vanno adottate le strategie giuste evitando di strafare“.

Molinari sarà al via del primo giro alle ore 10:58 di giovedì. Si troverà nel gruppo numero 19, con l’americano Bryson DeChambeau e l’australiano Adam Scott, mentre per la seconda giornata l’orario è quello delle 15:59, nel gruppo 45 sempre con DeChambeau e Scott. Appena colpirà la palla dal tee shot della buca 1, si materializzerà la sua dodicesima presenza all’Open, un record assoluto per il golf italiano, dal momento che nessuno prima di lui è riuscito a superare le dieci presenze, nemmeno quel Costantino Rocca che, nel 1995, sfiorò il miracolo con un leggendario putt alla buca 18 per andare al playoff poi perso con John Daly. Per 23 anni, è rimasto quello il momento più alto del golf azzurro, nel tempio di St. Andrews. Poi è arrivato qualcuno da Torino, e il solo poter dire che parte per tenersi la Claret Jug è ancora oggi quasi difficile da credere, eppure vero.

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federico.rossini@oasport.it

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Foto: Valerio Origo

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