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Wimbledon 2019, i favoriti. Djokovic difende il titolo, Federer cerca la nona, Nadal si sente bene. Diversi i possibili outsider

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Normalmente, da ormai tantissimi anni, sono sempre tre i nomi a comandare il lotto dei favoriti, in qualsivoglia ordine di preferenza, nei tornei dello Slam: Novak Djokovic, Roger Federer, Rafael Nadal. L’edizione 2019 di Wimbledon non fa eccezione.

Djokovic è il detentore del titolo, conquistato in un 2018 che fino a quel momento l’aveva visto barcollare a più riprese. Da quel successo, però, il fantasma della prima metà dell’anno si è trasformato nel Nole che tutti hanno imparato a conoscere: sono arrivati tre Slam consecutivi, una serie fermata soltanto dalla conferma di Dominic Thiem quale seconda forza sul rosso (l’austriaco, però, non ha la stessa verve sull’erba). Il serbo, saldamente al numero 1 del ranking ATP, entrerà sul Centre Court lunedì alle 14 italiane da principale favorito, in cerca di un quinto trionfo ai Championship che lo accosterebbe a Bjorn Borg in termini complessivi.

Federer, l’anno scorso, è stato eliminato ai quarti di finale, in maniera se vogliamo sorprendente, ma non del tutto inattesa, considerati alcuni segnali che aveva già lanciato. Lo svizzero si ripresenta a Wimbledon da numero 2 del tabellone e con una programmazione diversa: dopo tre stagioni ha rimesso piede sulla terra rossa, riguadagnando la semifinale al Roland Garros e poi vincendo Halle per la decima volta. Il suo cammino comincerà martedì, e le possibilità che arrivi in fondo ci sono tutte. Del resto, a quasi 38 anni, l’erba è ancora la superficie che gli permette di giocare il tennis che preferisce con minor sforzo. Otto Championships in 14 anni, alla fine dei conti, non si vincono per caso, e la nona sinfonia è ancora in vista, sebbene con tanti ostacoli da scalare.

Nadal ha ancora nella mente il 10-8 al quinto set contro Djokovic della semifinale di un anno fa, una sconfitta che non ha di certo dimenticato. Ha ammesso di sentirsi bene, e non lo si può di certo escludere dal novero dei favoriti. Il suo storico problema, però, rimane quello dei primi turni: basta un giocatore da erba stile Dustin Brown (uscito nelle qualificazioni), o un bombardiere di quelli che soffre su questa superficie, e allora i problemi cominciano a essere seri. Sebbene le quotazioni del mancino di Manacor siano molto alte, è sempre meglio non dimenticare che, dei plurivincitori recenti di Wimbledon, è quello che più ha faticato, in tante occasioni, a farsi strada, specialmente dal 2012 in avanti. Certamente sarà condizionante la scoperta del lato di tabellone in cui capiterà.

Esiste poi un lungo elenco di possibili outsider, che possono rovinare la festa a chiunque. Kevin Anderson arriva da testa di serie numero 4, ma il sudafricano, per varie ragioni, non è nello stesso stato di forma del 2018, che gli consentì di raggiungere la seconda finale Slam della sua vita. Anche Alexander Zverev non appare proprio a suo agio in questa stagione sui prati, tant’è che gli si preferisce leggermente Stefanos Tsitsipas, anche se il greco non è molto più avanti. Tra i tanti cavalli di ritorno possono esserci i grandi servitori, come l’americano John Isner e il canadese Milos Raonic, ma potremmo anche assistere alla scalata dei nomi ancor più nuovi apparsi nel circuito. Uno di Raonic è connazionale, Felix Auger-Aliassime, già numero 21 del mondo a 18 anni, l’altro è Matteo Berrettini, anche lui autore finora di un’eccellente stagione su erba con il titolo a Stoccarda e la semifinale a Halle. Le due settimane dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club diranno se l’incertezza sarà effettivamente tale o ci sarà un’ennesima conferma del dominio dei tre giocatori che hanno segnato 15 anni di tennis.

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federico.rossini@oasport.it

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Foto: LaPresse

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