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Scherma, Loreta Gulotta in pedana a settembre con tante novità: “Cambio, ma voglio tornare più forte. Errigo sciabolatrice? Nessun problema”

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Immaginiamo quanto sia difficile doversi fermare per tre mesi e quindi chiudere di fatto in anticipo la stagione di Coppa del Mondo, proprio quando è appena scattata la fase di qualificazione olimpica verso Tokyo 2020 e dopo un’annata, quella scorsa (2017-2018), in cui aveva raggiunto il primo podio nel circuito maggiore, un secondo posto alle spalle della compagna di squadra Rossella Gregorio, il 27 ottobre 2017, a Orleans (Francia). Ma le cose sono andate così, complice anche due infortuni patiti dallo scorso autunno e un’operazione chirurgica appena effettuata. Loreta Gulotta da Castelvetrano, classe ’87, giramondo (anzi, giraItalia) delle palestre di scherma, sciabolatrice campionessa d’Europa e del mondo a squadre (Lipsia 2017) con Criscio, Vecchi e la stessa Gregorio, rientrerà a tempo pieno a settembre e dovrà poi recuperare in fretta posizioni nel ranking (al momento attuale è n.80) per guadagnarsi un posto in vista dei Giochi. Insomma, tanta sfortuna, se vogliamo, per un infortunio al polso arrivato nel momento sbagliato e dopo una lesione muscolare patita a novembre. Ma non è colpa di nessuno, del resto, e lei ora sembra finalmente serena. Il peggio è alle spalle. Bisogna guardare avanti, con fiducia. 

Loreta, ci racconta come si è arrivati all’operazione al polso?

«Avevo iniziato la stagione con un entusiasmo incredibile. Poi però ho subito una lesione muscolare, a novembre, che mi ha tenuto ferma per quasi due mesi. E quando stavo ritrovando finalmente la forma migliore, ecco il problema al polso. Trattasi di lesione della fibrocartilagine triangolare, un legamento del polso che lega ulna e radio, ed era completamente “andato”. Oltretutto, durante l’operazione, è stato scoperto un altro legamento della mano, rotto. Insomma, non era proprio possibile evitare l’intervento chirurgico cui mi sono sottoposta lo scorso 10 maggio, a Villa Mafalda, Roma, grazie al Dott. Foti. Il tutto era iniziato con un’incocciata fatale in allenamento con la Cina, quando le asiatiche erano arrivate a tirare a Roma, un paio di mesi fa»· 

E’ stato un calvario?

«Quelli citati sono legamenti molto piccoli, che però danno stabilità al polso. Senza, lavora malissimo. Il mio era di fatto diventato deforme. Ho provato a resistere per oltre tre mesi con infiltrazioni, proprio perché sapevo che stava per iniziare la fase di qualificazione olimpica, ma dopo la prima diagnosi, a gennaio, il medico mi aveva subito avvertito: ‘Quando c’è di mezzo la cartilagine, non si migliora nemmeno con il riposo. Solo l’intervento chirurgico cambia la situazione’. Ovviamente si tratta per me della mano armata, la destra. Ero stata anche convocata dal ct Sirovich per l’ultima tappa di Coppa del Mondo, a Tunisi, pochi giorni fa, ma ho ringraziato Giovanni e gli ho detto che era arrivato il momento di rimettere a posto questo polso e di fermarmi. Anche perché sono precipitata indietro nel ranking internazionale, i miei ultimi risultati parlano chiaro. Così, non si poteva più andare avanti». 

Futuro? 

«Ora mi aspettano tre settimane con un tutore, poi terapia per almeno due mesi: credo dovrebbe finire a luglio. Anche perché a settembre vorrei riprendere la mia amata sciabola in mano, definitivamente. Voglio rientrare in corsa per le Olimpiadi. Ho l’assoluta fiducia del ct Sirovich. Dipenderà da me. Il ranking internazionale non mi preoccupa, se stai bene puoi recuperare in fretta».

All’orizzonte, un po’ di cambiamenti…

«Come mi è già capitato anche in passato, quando le cose non andavano come volevo. Ma è solo un problema mio, ci tengo a dire che non ho avuto problemi con nessuno. Cambierò maestro, lasciando Lucio Landi, con cui ho lavorato benissimo fin dopo Londra 2012. Lui è bravissimo. Il problema non è assolutamente Lucio, anzi, ne approfitto per ringraziarlo tantissimo. E’ solo che quando le cose non vanno bene, nella mia carriera, devo rivoluzionare tutto. Sono fatta così. Ma senza dare colpe a nessuno. Sono partita da Trapani per poi seguire il mio maestro Antonio Signorello, che ora lavora con la Nazionale australiana, prima a Brescia e poi ad Ancona. Quindi Napoli, con Leonardo Caserta, successivamente Bauer a Roma, poi sono tornata in Sicilia senza trovare un posto fisso per accasarmi; infine Roma, tirando per il club Frascati, ma lavorando al Centro Federale dell’Acqua Acetosa. Ora sono pronta a un nuovo cambiamento». 

Lei non ha mai avuto problemi a esporsi anche sul ‘caso’ Errigo

«La questione per me è molto semplice. Come tutte, è una mia compagna di Nazionale nella prova a squadre e avversaria nell’individuale, in pedana. Ma soprattutto, un ulteriore stimolo in quanto schermitrice dall’immenso talento. Nessuno di noi atleti dirà mai che Arianna sta sbagliando, da sportivi quali siamo. Ha un sogno importante e ne ammiro la forza di volontà. Per la qualificazione olimpica Errigo non rappresenta un problema, di sicuro non per me e credo nemmeno per le mie compagne. Contano i risultati e stop. E’ vero, è stata accolta bene in squadra. Certo. Bisogna dare atto a questa gestione, quella di Sirovich, di aver sempre messo la meritocrazia davanti a tutti, al primo posto. Se hai questa consapevolezza, poi problemi non ce ne sono. Se faccio bene, le porte della squadra sono aperte. Dipende solo da me. Se qualcuno fa altrettanto bene, è giusto che entri in squadra. Punto. Poi magari più avanti si “scalderanno” le cose a suon di risultati, per tutte noi, ma fa parte del gioco. La qualificazione a Tokyo 2020, ripeto, dipende da me, non da quello che fa Arianna. Il mio pensiero è chiaro. Nessun problema». 

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Foto: Bizzi Federscherma

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