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Ciclismo

Luca Scinto: “Fa male non correre il Giro. La riforma sancirà la fine del ciclismo italiano. Ritroviamo i valori antichi, no alle tattiche via mail”

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Luca Scinto è un direttore sportivo profondamente legato ai valori del ciclismo di un tempo; una persona “umana” con i suoi corridori, costantemente alla ricerca del gruppo compatto e della squadra giusta per inseguire al meglio gli obiettivi preposti. La formazione pressoché perfetta è arrivata in questa stagione, ma è mancato un tassello fondamentale per dimostrare il reale valore della sua Neri Sottoli-Selle Italia-KTM, ossia la mancata convocazione al Giro d’Italia. Scinto ci parla col cuore in gola di questa grandissima delusione nel non poter partecipare alla Corsa Rosa, che tra l’altro arriverà sotto casa sua. Ma al contempo è consapevole di avere una squadra forte e che sa difendersi e mettersi in luce sempre e comunque. Il ds toscano è più che mai convinto di poter affrontare al meglio la seconda parte di stagione lanciando i suoi talenti e un Giovanni Visconti ritrovato. Inoltre, ci parla anche della possibile riforma che dovrebbe subentrare nel 2020, rivolgendosi ai vertici del ciclismo italiano e internazionale che non tutelano le squadre Professional che stanno affrontando un periodo buio e ricco di preoccupazioni; con la speranza di vedere a breve un risvolto positivo in questa vicenda che potrebbe sconvolgere soprattutto il pedale nostrano.

Tracciamo assieme un bilancio di questa prima parte di stagione.

“Il bilancio è stato buono. Abbiamo vinto tre gare e siamo sempre stati combattivi facendo anche un’ottima Tirreno-Adriatico dove siamo andati in fuga e presenti nel finale. In precedenza abbiamo vinto il Trofeo Laigueglia dove abbiamo ritrovato Simone Velasco. Io penso sempre che i corridori che vincono tra i dilettanti e juniores, appena passano professionisti ci vuole un po’ di tempo e pazienza per fargli dimostrare il reale valore da atleta, ma alla fine viene sempre fuori qualcosa di buono. Giovanni Visconti non è una delusione, perchè è un corridore che a inizio stagione non è mai andato forte, lui viene fuori durante i mesi successivi. Ha avuto diversi problemi fisici. L’ultimo quando aveva trovato la condizione giusta al Giro di Sicilia; è stato vittima di un ascesso ad un dente che l’ha costretto a star fermo, e diciamo che ne ha risentito nelle ultime corse come il Tour of the Alps. Questo non preclude niente perchè sono convinto che farà una bella seconda parte di stagione”.

Insomma, il ritorno di Visconti è stato fondamentale per la squadra?

“È un corridore che è servito molto perchè ha fatto ritrovare il gruppo di una volta; quando si ha un leader che segue il direttore sportivo, ti vengono tutti a ruota e si forma un gruppo buono e amalgamato. Quest’anno abbiamo Giovanni che è stato il promotore e motore giusto per mettere tutti al proprio posto e poter tornare un gruppo di atleti veramente bravi. Abbiamo trovato l’Androni che ci ha superato nella Coppa Italia perchè ci è mancato il Visconti di turno. Però sarà una lotta fino alla fine, perchè anche se la Ciclismo Cup non sarà più valida per la wild card del Giro, sarà lo stesso un onore partecipare e riuscire a vincerla”. 

Un’altra sorpresa di questi primi mesi? 

“Posso citare Simone Bevilacqua che ha vinto una tappa al Tour de Langkawi; è un ragazzo giovane che deve ancora imparare tanto, però quest’anno sembra che si sia sbloccato. Sai, il problema dei dilettanti è che quando passano professionisti, cambiano tante cose, programmi e abitudini. Prima avevano dei giorni prestabiliti per correre durante la settimana, adesso invece hanno anche dei periodi lunghi in cui non corrono e dove devono sapersi gestire e allenare. Piano piano verrà fuori anche lui”. 

Venuti a conoscenza del mancato invito al Giro, come avete affrontato la situazione cercando di motivare i ragazzi per il resto della stagione?

“Da che abbiamo scoperto il mancato invito al Giro d’Italia, con il primo gruppo e qualche inserimento di tanto in tanto, abbiamo corso spesso. Nelle ultime gare siamo un po’ calati, però penso che sia una cosa normale con le recenti gare che abbiamo fatto e i diversi appuntamenti affrontati. Non avendo la possibilità di poter fare il Giro d’Italia, abbiamo puntato a correre il più possibile nel mese di aprile. Adesso correremo un po’ meno e ripartiremo poi per la seconda parte di stagione, con la speranza di affrontarla nel migliore dei modi. Per me è un patimento non fare il Giro d’Italia, che tra l’altro quest’anno passerà dalla nostra sede in cima al San Baronto, poi arriva a Fucecchio dove sono nato e cresciuto io ma anche Andrea Tafi e il grande scrittore e giornalista Indro Montanelli”.

Detto ciò, quale sarà il prossimo obiettivo? 

“Dovremo puntare a fare un’ottima seconda parte di stagione e cercare di vincere la Ciclismo Cup, ma vedo bene anche il Campionato Italiano con Simone Velasco, Davide Gabburo, Giovanni Visconti, Edoardo Zardini; insomma, far bene il finale di questo 2019. Sai, per una squadra Professional italiana che si vede costretta a non poter fare il Giro, è un mezzo fallimento; a maggior ragione quando tutti ti chiedono questa corsa, soprattutto gli sponsor. Quest’anno è toccato a noi, ed è una delusione anche per programmare il futuro. Mi dispiace, perchè a differenza degli altri anni avevo una grande squadra con ottimi elementi; e qui ci metto anche Dayer Quintana. Io penso anche al pubblico italiano. Volevamo farlo divertire con le fughe. Dobbiamo andare avanti e sperare in un cambiamento di questa possibile riforma”.

Una riforma che potrebbe sconvolgere la vita delle squadre Professional. Soprattutto quelle italiane…

“Il problema delle nostre squadre Professional è che abbiamo gli stessi diritti delle World Tour ma dobbiamo sempre aspettare diversi inviti. Questo è un meccanismo che non so come mai l’UCI non ne prenda atto; e purtroppo siamo sempre in attesa di poter partecipare alle corse. I corridori ci chiedono sempre quali sono i programmi, le gare…, e noi non possiamo garantirglielo per questi problemi, a differenza delle World Tour; e questo nessuno lo dice. Il punto è che forse ai piani alti non interessa niente delle squadre Professional. Questa riforma non piace neanche alle World Tour, però per noi sarebbe la fine; e probabilmente anche per il ciclismo in Italia. Prendiamo certi corridori del World Tour che non sono maturati e che vengono qui per crescere e ritornare poi nel World Tour; o giovani che esplodono tra le Professional e poi salgono di categoria. Le nostre squadre servono anche per dare lo slancio ai giovani e crescerli. Bisognerebbe pensare anche alle squadre minori che fanno del ciclismo fatto per bene e danno la possibilità a tanti atleti di crescere; specialmente ai ragazzi italiani. Spero in qualche ripensamento”. 

Secondo lei, qual è la qualità più importante che deve avere un direttore sportivo?

“Bisogna sempre motivare i ragazzi, perchè sai, è la cosa più importante. Io sono il tipico direttore sportivo che vuole riprendere i valori di una volta. Purtroppo oggi si usa mandare delle mail per dire già la tattica una settimana prima della corsa, ma questa cosa mi sembra un’assurdità. Con tanti corridori bisogna anche lavorarci di testa. Per me la riunione va fatta al massimo il giorno prima se non la mattina stessa, per le corse di un giorno. Però questo è il mio punto di vista. Il ds deve parlare a quattrocchi col corridore, guardarlo in faccia, starci assieme, chiedergli sempre come sta; senza mandare le mail da camera a camera per fare il programma con lo schema predefinito, orari… . Bisogna parlare con i ragazzi, fare gruppo, discutere dei vari problemi, ridere, scherzare, avere un rapporto di amicizia sì, ma sempre nel rispetto dei tempi e dei ruoli definiti. A me piace essere così. Questa è una cosa che ho imparato da Giancarlo Ferretti, che rimane il miglior direttore che abbia mai avuto; un maestro di emotività e programmazione per i corridori”.

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@lisa_guadagnini

Foto: Neri Sottoli-Selle Italia-KTM

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