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Ciclismo

Giro d’Italia 2019, Richard Carapaz è già sicuro di aver vinto? La bici rosa, il sorrisino e la festa che si prepara in Ecuador…

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L’Ecuador è sempre stato una sparuta comparsa nell’universo sportivo, un piccolo Paese che non ha mai colto gioie particolari: solo due medaglie olimpiche per merito di Jefferson Perez nella 20 km di marcia, oro ad Atlanta 1996 e argento a Pechino 2008. Non hanno mai vinto una Coppa America nel calcio (è lo sport nazionale, l’unico Paese a non essersi mai imposto nella rassegna continentale insieme al Venezuela) e le soddisfazioni internazionali in altre discipline si possono contare sulle dita di una mano.

Lo sport non è certamente uno dei motori di questo ameno Stato sudamericano di lingua spagnola che affaccia sull’Oceano Pacifico e che ha una popolazione di quasi 17 milioni di abitanti (poco meno di un quarto dell’Italia), conosciuto a livello planetario per alcune bellezze come la capitale Quito (Patrimonio dell’Unesco) e le celeberrime Isole Galapagos dove pullulano tantissime specie animali e che furono luogo di studio per Charles Darwin. Non è una Nazione ricchissima (il PIL pro capite è di circa 12mila dollari, occupa il centesimo posto nella graduatoria stilata dal Fondo Monetario Internazionale), è il maggior esportatore di banane a livello globale e si distingue anche per la pesca (soprattutto di gamberi) oltre che per la coltivazione di cacao e caffè.

Ci siamo soffermati brevemente su cosa sia l’Ecuador per capire da dove arriva Richard Carapaz, l’attuale maglia rosa del Giro d’Italia: l’alfiere della Movistar ha indossato il simbolo del primato dopo aver vinto la tappa di Courmayeur, ora vanta 1’54” di vantaggio su Vincenzo Nibali in classifica generale e sembra essere ormai certo della conquista del Trofeo Senza Fine. Il margine sembra infatti essere importante quando mancano solo tre tappe al termine della Corsa Rosa: la frazione di domani con l’arrivo in salita a San Martino di Castrozza (non così impegnativo), il tappone dolomitico di sabato (cinque colli da scalare, traguardo in cima al Monte Avena) e la cronometro di domenica a Verona.

Il fresco 26enne (ha spento le candeline nella giornata di ieri) è ormai diventato un Eroe Nazionale: le prime pagine dei quotidiani sono tutte per lui da ormai una settimana, sta facendo sognare un popolo intero che si sta identificando in questo ragazzo di Tulcan, il capoluogo della provincia del Carchi: è un uomo del Nord, cresciuto a oltre 2000 metri s.l.m. e forse anche per questo motivo è diventato uno scalatore. Ci sono sette ore di differenza tra l’Italia e l’Ecuador, quando le tappe giungono al traguardo è metà mattina da loro: il pueblo si prende la pausa caffè e tifa per il suo beniamino che sta già pregustando il trionfo. Oggi ha corso con la bicicletta rosa, solitamente il cambio di telaio viene fatto proprio all’ultimo giorno e solo quando il vantaggio sul secondo è importante. Inoltre ha ricevuto anche l’incitamento del console dell’Ecuador in Italia, ormai già sicuro dell’apoteosi (ha già annunciato che domenica sarà a Verona).

Lo stesso Carapaz sembra sicuro di poter completare l’impresa, lo si intuisce dal sorrisino che lascia a ogni intervista: è simpatico, genuino e cordiale ma mancano ancora tre tappe e non è ancora finita anche perché dietro c’è uno Squalo che morde. Il Tucano del Carmelo vuole riscrivere la storia e vincere il Giro d’Italia, vuole regalare una gioia sportiva a un’intera Nazione che lo festeggerebbe con caroselli sfrenati: la maglia rosa è per il momento salda ma l’ultimo weekend di corsa è spesso in grado di offrire grossi ribaltoni…

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Foto: Lapresse

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