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Australian Open 2019, gli italiani che parteciperanno alle qualificazioni. 15 azzurri a caccia del tabellone principale

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Non s’era mai visto, nell astoria del tennis italiano, un simile numero di partecipanti alle qualificazioni di un torneo del Grande Slam: agli Australian Open 2019 ce ne saranno quindici. Il contingente azzurro è anche quello più numeroso in assoluto tra i Paesi che avranno almeno un rappresentante che proverà a farsi strada sui campi esterni di Melbourne. Per ciascuno di loro proviamo a tracciare le prospettive a partire dall’annata 2018.

LORENZO SONEGO
Numero 108 del mondo, l’anno scorso si è qualificato in tre Slam su quattro, di cui due volte da lucky loser, e in due occasioni (a Melbourne contro l’olandese Robin Haase e a New York contro il lussemburghese Gilles Muller al passo d’addio) ha superato un turno. Nel caso in cui prendesse parte alle qualificazioni sarebbe tra i candidati principali a superare tutti e tre i turni necessari ad arrivare in tabellone principale. Dal momento che ad oggi è fuori di quattro posti dall’andare a far compagnia a Fognini, Cecchinato, Seppi, Berrettini e Fabbiano, con un po’ di fortuna (traduzione: quattro ritiri di giocatori che lo precedono in classifica) potrebbe non aver bisogno di giocare il tabellone cadetto. Sarebbe senz’altro un premio per una stagione 2018 in cui, per un mese, ha fatto capolino tra i primi cento.

PAOLO LORENZI
Numero 110 del mondo, ha vissuto un 2018 di flessione (complice anche un infortunio), ma a 37 anni è ancora lì, ai nastri di partenza di un’altra stagione, come ormai accade a livello professionistico dal 1999. Per dare un’ulteriore idea del tempo che passa, la sua prima volta nelle qualificazioni in Australia è datata 2004: allora batté l’americano Eric Taino e poi perse dal francese Sebastien de Chaunac. Per sette volte ha frequentato il tabellone principale, raggiungendo due volte il secondo turno. Il senese non è giocatore che lascia al caso le cose, ma se è vero che si trova due posti dietro Sonego nell’entry list (e potrebbe forse sperare anche lui in un miracoloso main draw), è altrettanto vero che le sue occasioni migliori potrebbero arrivare più avanti nell’anno. Rimane uno dei clienti più scomodi per chiunque.

STEFANO TRAVAGLIA
Numero 134 del mondo, ha vissuto di fatto due carriere, intervallate dall’infortunio del 2011, quando una caduta dalle scale gli semidistrusse i muscoli di un braccio a causa di un impatto contro il vetro e lo obbligò a fermarsi per più di un anno. Nel 2018 è arrivato fino alla posizione 108 del ranking ATP, poi si è un pochino fermato, anche se gli va dato merito d’aver più volte tentato di qualificarsi in tornei di prima fascia. A livello Slam è entrato quattro volte in tabellone, vincendo nel 2017 in una partita diventata famosa per le ingiurie di Fabio Fognini verso la giudice di sedia svedese Louise Engzell. Il suo è uno dei nomi sui quali puntare per aggiungere giocatori alla pattuglia tricolore che cercherà di farsi strada tra i campi di Melbourne Park.

SIMONE BOLELLI
Numero 145 del mondo, di esperienza Slam ne ha da vendere, anche se ormai i suoi tempi migliori, per un’infinita serie di motivi, sono passati. Il suo miglior risultato a Melbourne è il secondo turno, in cui ha sempre incrociato il proprio destino con giocatori compresi tra le teste di serie (tra cui Novak Djokovic nel 2009 e Roger Federer nel 2015). Non è mai riuscito a entrare nel tabellone principale passando dalle qualificazioni, ma quest’anno, complice anche la sua più che buona adattabilità ai terreni veloci, della truppa italiana è uno degli uomini più indicati per fare il salto. Certo, gli anni sono 33, ma ancora l’ultima parola sulla sua carriera non è stata scritta. In più, gli Australian Open in doppio li ha vinti, assieme a Fabio Fognini, nel 2015.

GIANLUIGI QUINZI
Numero 146 del mondo, affronta per la prima volta da professionista la trasferta australiana per giocare gli Australian Open veri, sebbene da junior sia andato a Melbourne soltanto nel 2013. La notizia positiva è il marchigiano ha finalmente trovato una certa stabilità, che sta alla base dell’aver scalato circa duecento posizioni nel 2018. Abbandonati i tornei ITF, ha disputato tre finali Challenger vincendone due, oltre ad assaggiare le qualificazioni agli US Open, perdendo subito dallo spagnolo Pedro Martinez. Per diverse ragioni una sua qualificazione appare molto complessa: si capirà più avanti nell’anno quali saranno le sue prospettive per il 2019.

LUCA VANNI
Numero 161 del mondo, rispetto ad alcune stagioni fa il toscano è calato, ma la sua carriera sembrava in forte declino nello scorso marzo. Invece di farsi trascinare giù nel ranking ATP, dal numero 337 è risalito a suon di vittorie anche di buon livello nei tornei Challenger, rischiando anche di qualificarsi al Roland Garros. L’ultimo suo tabellone principale in un torneo dello Slam è arrivato proprio in Australia, nel 2017, ma ciò non vuol dire che per lui sarà semplice marcare un’altra presenza, anzi. Dovendo stilare una classifica degli azzurri in grado di farcela, forse sarebbe da posizionare nella seconda metà. Lui, però, ci ha abituati a più di un exploit, quindi mai dire mai.

SALVATORE CARUSO
Numero 162 del mondo, il siciliano tra i principali 128 di Melbourne ci è arrivato lo scorso anno, perdendo in cinque parziali dal tunisino Malek Jaziri dopo esser stato in vantaggio per due set a zero. Non si è più riuscito a qualificare per altri tornei ATP o Slam nel corso dell’anno, senza modificare di molto la sua classifica, ma nel finale di 2018 ha lanciato un segnale vincendo un Challenger a Como con un paio di scalpi di buon livello (il portoghese Gastao Elias e il cileno Christian Garin). Per il ventiseienne di Avola ci vorrà una mezza impresa per ripetere il colpo riuscito un anno fa.

ALESSANDRO GIANNESSI
Numero 165 del mondo, dalla sua ha l’esperienza, ma dopo aver fatto capolino tra i primi 100 al termine di una rincorsa durata almeno cinque anni e mezzo è sceso in classifica. Il 2018 l’ha visto in calo fino ad agosto, poi un successo al Challenger di Poznan (vittorie in semifinale su Filippo Baldi e in finale sull’argentino Carlos Berlocq) lo ha rilanciato. Per lui, terraiolo puro (anche se, per paradosso, ha vinto l’unica partita Slam della sua vita sul cemento di New York), i margini sembrano essere davvero ridotti.

FILIPPO BALDI
Numero 169 del mondo, è uno di quelli che, per come ha chiuso la scorsa stagione, può ambire a debuttare in un main draw Slam. Il 2018 lo ha visto partire dal 383° posto nel ranking ATP, con un guadagno di posizioni derivante in massima parte da tre risultati: la qualificazione al Foro Italico di Roma e le due finali Challenger nel finale di anno, entrambe sul duro. Una, a Ismaning, in Germania, l’ha vinta contro il francese Gleb Sakharov, l’altra, ad Andria, l’ha persa contro l’altro transalpino Ugo Humbert. Col suo tennis vario potrebbe anche farcela (certo, ci vuole anche un pizzico di fortuna).

ANDREA ARNABOLDI
Numero 180 del mondo, è riuscito a qualificarsi in due occasioni su 19 per un torneo dello Slam, e sempre al Roland Garros (2014 e 2015). La sua stagione 2018 è passata senza grandi acuti, a parte una finale e una semifinale a livello Challenger e l’approdo al secondo turno a Marrakech (sconfiggendo l’ucraino Alexandr Dolgopolov e perdendo poi dalla versione in prepotente risalita dello spagnolo Pablo Andujar). Il suo obiettivo, al momento, potrebbe non essere la qualificazione in uno Slam, ma il miglioramento del best ranking (153).

LORENZO GIUSTINO
Numero 191 del mondo, nel 2017 e 2018 si è fermato all’ultimo turno di qualificazione degli US Open. Ha abbandonato da diversi mesi i tornei ITF trovando una grande costanza a livello Challenger, in cui è difficile che non si qualifichi almeno ai quarti di finale. A 27 anni il napoletano sta mettendo nel mirino l’ingresso tra le prime cento posizioni del ranking ATP. Le possibilità di far strada le avrebbe, ma bisognerà vederlo alla prova dei campi di Melbourne Park.

STEFANO NAPOLITANO
Numero 207 del mondo, si è stabilizzato nelle vicinanze della duecentesima posizione dopo esser stato 152° a giugno 2017. La ragione di tale ranking risiede anche in un tentativo di fare una programmazione coraggiosa, con più di una qualificazione ATP al suo interno. Ha perso le tre finali Challenger giocate in stagione. Non sembra possibile la ripetizione dell’exploit del Roland Garros di un anno e mezzo fa, in cui passò il tabellone cadetto e riuscì poi a eliminare Mischa Zverev, fratello dell’ormai più famoso Alexander (e dire che fino almeno al 2015 era il contrario…).

MATTEO DONATI
Numero 214 del mondo, l’alessandrino sta cercando di ritornare sui livelli che lo portarono, nel 2015, a passare le qualificazioni a Roma prima di fermarsi al secondo turno, giocando però un buon match, di fronte a Tomas Berdych ancora in condizione (ben prima dei guai fisici del ceco). Gli infortuni non l’hanno di certo aiutato, e anche se un paio di finali Challenger a metà 2018 le ha raggiunte non sembra esattamente il principale indiziato per vincere tre partite di fila.

GIAN MARCO MORONI
Numero 215 del mondo, è quasi un debuttante assoluto al gran ballo dei tornei più importanti del mondo (gli US Open 2018 hanno segnato la sua prima esperienza almeno a livello di tabellone cadetto). Con una spettacolare serie di finali e semifinali Challenger il ventenne di Roma ha effettuato una prodigiosa ascesa: era oltre il numero 700 a inizio 2018, finisce quasi dentro i 200. Ha dimostrato maggiori capacità sul rosso rispetto al veloce, ma per lui vale un discorso rispetto alla maggior parte degli altri azzurri: ogni singola cosa che arriverà da Melbourne lo riempirà di esperienza.

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federico.rossini@oasport.it

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Credits: Roberta Corradin / Livephotosport.it

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