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Triathlon, all’Italia serve un cambio di passo nel 2018. Non può bastare solo Alice Betto

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L’obiettivo del 2018 del triathlon italiano è senza dubbio quello di cominciare a raccogliere i frutti del progetto avviato nel corso della scorsa annata da Joel Filliol, l’Olympic Performance Director della Nazionale, che punta diritto a Tokyo 2020: bisogna andare oltre i risultati individuali di Alice Betto, che hanno salvato la scorsa stagione.

L’atleta delle Fiamme Oro, che sarà l’unica azzurra in fascia Olympic A, proverà a bissare il podio in una tappa delle WTS ed il bronzo europeo, ma è dagli atleti alle sue spalle (fascia Olympic B) che ci si attende il vero salto di qualità. Alessandro Fabian è allenato dallo stesso Filliol ed in campo maschile è da lui che ci si attendono i risultati migliori, mentre Annamaria Mazzetti è chiamata ad una costanza di rendimento ad alto livello che nel 2017 non c’è stata.

I tre Under 23 inseriti in fascia Olympic D sono invece chiamati ad affacciarsi nel mondo senior non risentendo troppo del salto di categoria: il decimo posto di Delian Stateff nelle Finali dello scorso anno ed il sesto posto in una tappa di World Cup per Angelico Olmo e Verena Steinhauser sono dei buoni punti di partenza, ma bisogna fare di più per poter essere competitivi nella rassegna a cinque cerchi nipponica.

Puntano invece ad entrare in pianta stabile nel giro della Nazionale altri cinque atleti, con i quali Filliol continuerà a collaborare proprio per raggiungere l’obiettivo: si tratta di Ilaria Zane, Giorgia Priarone, Massimo De Ponti, Gregory Barnaby e Gianluca Pozzatti. Si spera che qualche buon risultato possa arrivare dagli Juniores, dato che il 2017 è stato davvero avaro di soddisfazioni per la categoria.





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Foto: Pagina Facebook ETU

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roberto.santangelo@oasport.it

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