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Sci di Fondo, Coppa del Mondo 2018. L’Italia è Pellegrino. Qualche lampo dai giovani, ancora delusioni al femminile

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L’Italia del fondo resta aggrappata alle imprese di Federico Pellegrino. Il verdetto della tappa svizzera di Davos è inequivocabile e non lascia molto spazio alla speranza di ritrovare a breve una squadra competitiva in campo maschile e ancora di più in campo femminile.

Si gareggiava in skating, teoricamente (se si esclude Francesco De Fabiani che però non c’era) la tecnica che gli azzurri prediligono, eppure solo il campione del mondo è stato all’altezza delle aspettative conquistando un podio fantastico nella sua gara, la sprint, alle spalle del fenomeno Klaebo. Per il resto, soprattutto in campo femminile, i risultati latitano e manca sempre meno (due mesi) all’appuntamento a Cinque Cerchi.





Capitolo Pellegrino: è un secondo posto che vale quasi una vittoria. Klaebo, oggi, è ingiocabile. Vince le sprint per distacco ma a Davos il distacco è stato meno ampio del solito, merito dell’azzurro che voleva misurarsi con il fenomeno e non è certo uscito con le ossa rotte. Klaebo sta benissimo, è in uno stato di grazia che gli permette di essere lucido in ogni momento (anche un secondo dopo aver tagliato il traguardo dei quarti di finale quando si stacca gli sci e corre verso i box, lasciando gli avversari rotolanti a terra, sfiniti come è giusto che sia). Stiamo parlando di un atleta al massimo della condizione che dovrà mantenere questo stato ancora per due mesi e mezzo se vorrà dominare alle Olimpiadi, oppure prevedere un altro picco di forma e non sempre in passato il clan norvegese è riuscito in queste alchimie di preparazione (basta ricordare Torino 2006).

Pellegrino è piaciuto, tanto, per la capacità di gestione della gara, quella che era un po’ mancata a Ruka, in tecnica libera, dove il campione lombardo aveva sprecato un po’ troppe energie nei turni preliminari, pagando in finale ma quello era un primo test sulla sua condizione e in vista di Pyeongchang e Pellegrino lo ha spiegato nel dopo gara.
A Davos l’azzurro ha tenuto dietro tutti gli altri avversari, dimostrando agilità in salita (e in Corea ce ne saranno ben due nel percorso della sprint), e brillantezza nel rettilineo finale, recuperando anche qualche centimetro a Klaebo che, nella prima parte era ancora bene in spinta. La strada è quella giusta per l’azzurro che poi non si è dannato più di tanto l’anima nella 15 km del giorno dopo, viste anche le tante energie sprecate per centrare un podio che dà fiducia e fa anche classifica.

In campo maschile nella due giorni svizzera si sono visti nomi nuovi in azzurro (alcuni avevano già esordito in Coppa ma per loro era il debutto stagionale) e da salvare c’è la prova del ventunenne della forestale Stefan Zelger che per poco più di un secondo ha fallito l’ingresso ai quarti nella sprint ma promette piuttosto bene. Perotti e Gardener (che giovanissimo non è più) sono rimasti lontanissimi dai primi nella 15 km skating, dove ha deluso anche Salvadori, che invece dovrebbe essere uno dei pilastri della staffetta a Pyeongchang. Il 24enne di Feltre non ha centrato la zona punti, chiudendo al 40mo posto a quasi due minuti da Manificat (che in una 15 km sono tanti). Serve un cambio di marcia repentino a gennaio per tornare ad essere competitivi ad alto livello, in attesa degli squilli di De Fabiani (in gara nel prossimo week end a Dobbiaco) e Noeckler.

Nel settore femminile non si può parlare di bicchiere mezzo vuoto perché di sostanza, nel bicchiere ce n’è davvero poca. Le azzurre arrancano nelle retrovie e nella specialità dove gli scorsi anni arrivava qualche soddisfazione, la sprint a tecnica libera, su una neve e un terreno molto ben conosciuto dalle nostre atlete, è arrivato uno zero nelle presenze ai quarti di finale che fa piuttosto male. E’ vero che Laurent e Debertolis hanno sfiorato l’ingresso nelle 30, uscendo per pochissimo dal lotto delle qualificate ma non può bastare questo piccolo lampo ad illuminare un week end che si è ulteriormente rabbuiato con la 10 km skating, gara olimpica, in cui la prima delle azzurre, Elisa Brocard, ha chiuso al 42mo posto a oltre 2 minuti dalla vincitrice Oestberg e le altre sei italiane al via hanno tutte concluso oltre la cinquantesima posizione. E’ vero che le potenzialità attuali non permettono di sognare più di tanto in prospettiva Pyeongchang ma quello espresso finora non è il vero valore della squadra azzurra che avrà sicuramente impostato la preparazione per l’appuntamento olimpico. Con questi risultati, però, si rischia di arrivare al momento decisivo della stagione con qualche tarlo psicologico che non aiuta certo ad ottenere risultati.

 

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Foto Valerio Origo

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