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F1, Mondiale 2017: Mercedes padrona grazie ad una solidità inattaccabile. Mai un minimo problema per Hamilton

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Il concetto di cui si parla tanto nelle ultime gare del Mondiale di Formula 1 2017 è quello dell’affidabilità. Tra le tante discriminanti che possono decidere un Gran Premio, infatti, a farla da padrona ultimamente, anche a Suzuka, è stata la solidità, oltre alle performance, delle due vetture protagoniste, Mercedes e Ferrari. Le Frecce d’Argento sono state praticamente perfette, al contrario di una Ferrari che in tre gare ha portato per due volte un solo pilota al traguardo, mai a podio. Sfortuna? Malasorte? Chissà. Maurizio Arrivabene continua a dire che la sfortuna non esiste. Aldilà del fatto che ci si possa credere o meno, non possono essere certamente frutto del caso né le rotture della Rossa né la solidità della Mercedes.

Jean Todt fu profetico ad inizio settembre. Il Mondiale sarà deciso dall’affidabilità. Detto, fatto. Fino a Monza entrambe le vetture sono state perfette. Mai una rottura, mai un problema. Poi, mentre la Mercedes ha proseguito su questa scia, per la Ferrari sono cominciati i problemi. Lewis Hamilton ha ringraziato sentitamente, non “limitandosi” a portare la macchina al traguardo ma raccogliendo due vittorie ed un secondo posto. Le Frecce d’Argento non sono state esenti da problemi (di grip, di temperatura) ma nessuno di questi è mai sfociato in una rottura. Un limite sottile, che ha fatto e sta facendo una differenza notevole. E se alle prestazioni e all’affidabilità della W08, si aggiunge il talento del pilota britannico, allora sono davvero guai per tutti gli altri.

Un’affidabilità frutto del lavoro degli uomini del team di Brackley, definito “maniacale” sul podio di Suzuka da Hamilton. Proprio lui, che per la rottura del motore a Sepang lo scorso anno ha dovuto rinunciare alle ambizioni di titolo. Un evento rarissimo, arrivato nel momento peggiore – quello forse sì, attribuibile alla sfortuna. Da quando nel 2014 sono stati introdotte le power unit turbo, però, la Mercedes è stata l’unica vettura a coniugare performance e affidabilità. E questo no, non è un caso. Un dominio frutto anche della gestione del rischio nei momenti chiave della stagione. All’interno del team, soprattutto quest’anno, hanno saputo capire quando era possibile spingere, forzare, e quando no. Dalla pausa estiva, infatti, Hamilton sta gestendo due power unit, una introdotta addirittura a Silverstone, controllando l’uso del “manettino” (vedi la qualifica di Singapore). Il resto lo hanno fatto i problemi della Ferrari.

Proprio a Maranello i guai sembrano non finire mai. Se in casa Mercedes il lavoro del team è maniacale e perfetto, non meno eccellente è stato quello svolto dagli uomini del Cavallino. I passi avanti fatti dalla Rossa sono stati notevoli rispetto alle scorse stagioni. Specie quest’anno, con Vettel che spesso è stato il pilota più veloce in pista. Nel momento di maggiore bisogno, però, la vettura è venuta meno. La Ferrari, escluso l’incidente in partenza a Singapore, ha pagato problemi elettrici al turbo a Sepang – in qualifica per Sebastian Vettel e in gara per Kimi Raikkonen – mentre a Suzuka è stato un guasto alle candele di accensione a frenare – forse definitivamente – la corsa al titolo del tedesco. Proprio nelle gare in cui la Rossa era la vettura più performante, a detta di tutti. E se “la sfortuna non esiste“, non può essere un caso che l’ulteriore incremento delle prestazioni sia coinciso con i problemi di affidabilità…

Jean Todt aveva dunque ragione. Mancano quattro gare ed anche se il Mondiale non è ancora chiuso matematicamente, l’affidabilità ha fatto la differenza. Un peccato per la Rossa, che aveva sognato a lungo di tornare a vincere quel titolo piloti che manca dal 2007, un’eternità per una scuderia così gloriosa. Un titolo che prende invece di nuovo la direzione di casa Mercedes. Meritatamente, senza dubbio. Per il talento di Hamilton, un “cannibale” quando si tratta di ottenere il massimo risultato, per le prestazioni in pista della vettura e soprattutto per la sua affidabilità. Un connubio perfetto. Dal 2014 le Frecce d’Argento hanno fissato l’asticella, la cui altezza non accenna a diminuire. Sta agli altri team, Ferrari in primis, adattarsi e provare quantomeno a pareggiare questa inattaccabile solidità.

 





 

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alessandro.tarallo@oasport.it

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