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F1, Mondiale 2017: alla Ferrari manca ancora qualcosa per il titolo. Mercedes così vicina, così lontana…

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Il GP del Giappone 2017, 16esima prova del Mondiale di Formula Uno, ha incoronato Lewis Hamilton, giunto all’ottava vittoria stagionale, la 61esima in carriera, ed il 4° titolo iridato per il britannico è sempre più vicino. Il contemporaneo ritiro di Sebastian Vettel sulla Ferrari ha lanciato il pilota della Mercedes nella graduatoria dei piloti a +59 sul tedesco e, a 4 gare dalla conclusione del campionato, il trionfo di Suzuka vale un’ipoteca sul trionfo finale.

Un’annata lottata, sul filo dell’equilibrio fino a Singapore dove, con quell’incidente al via e le due Rosse fuori causa, il britannico ha iniziato ad accumulare un vantaggio considerevole. E’ stato vicino all’iride il Cavallino Rampante con il suo prode condottiero in testa alla classifica fino a Monza ad inizio settembre quando, proprio nell’appuntamento di casa, il successo del 44 è valso il primato. Da quel momento Hamilton ha messo la freccia accumulando, di fatto, 3 vittorie ed un secondo posto, senza dimenticare il podio più alto di Spa (Belgio), a precedere il weekend brianzolo. Cosa è mancato dunque alla scuderia di Maranello? La risposta contempla un paio di opzioni che val la pena analizzare singolarmente.

 

LA PRESTAZIONE PURA DELLA VETTURA

Parlare di mancanza di prestazione pura nei confronti di una vettura competitiva ovunque sembra quasi una negazione della realtà ma analizzando i risultati nel dettaglio e quanto fatto dal Cavallino e le Frecce d’Argento si comprende che la differenza anche quest’anno c’è stata. 10 vittorie per la Stella a tre punte contro le 4 di Maranello rappresentano un quadro su cui c’è poco da discutere. Pur in lizza per centrare il bersaglio grosso a Seb è mancato sempre quel quid in più. Sicuramente ci sono dei meriti anche di Lewis, bravissimo nel gestire una monoposto non facile da mettere a punto. Resta il fatto che se il Mondiale piloti è stato in bilico per qualche tempo, quello costruttori, al di là di quel che può ancora dice la matematica, è chiuso da diverso tempo. I 540 punti della Mercedes contro i 395 della Ferrari valgono più di mille parole. La SF70H, da Monaco in avanti, ha subito un parziale di 7 vittorie a 1 con Budapest (Ungheria) unico feudo “Rosso”. Le migliorie tecniche apportate nel corso delle gare hanno avuto un’incidenza migliore sulla W08 Hybrid, letteralmente trasformata in Spagna. Se infatti la macchina di Maranello aveva spesso bisogno di più turni per trovare il set-up più adatto, nella maggior parte dei casi la W08 Hybrid riusciva ad essere veloce fin da subito. Un vantaggio chiaro che, a lungo andare, si è rivelato determinante.

 

L’AFFIDABILITA’ NEL MOMENTO DECISIVO

Legato all’aspetto citato precedentemente, parliamo dell’affidabilità. E perchè? Nel tentativo di alzare l’asticella e fare quello scatto nei confronti dei rivali, la Rossa è incorsa nel più classico Harakiri. In una corsa tecnologica come questa, senza la possibilità di testare a fondo certi componenti, i problemi tecnici possono esserci. Più difficile accettare la ricorrenza continua, vanificante i risultati ottenuti da una monoposto cresciuta decisamente sotto il profilo delle prestazione. Quanto avvenuto a Maranello è un po’ la storia della coperta corta: nel tentativo di privilegiare la velocità si è finito per perdere in consistenza. Di fatto, al cospetto di un Hamilton sempre a punti, questo dato è finito per incidere drasticamente nella sfida iridata.

 





 

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giandomenico.tiseo@oasport.it

Twitter: @Giandomatrix

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