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Tennis, Matteo Berrettini tra i top20 Under21 al mondo. Un talento da non disperdere

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La nuova speranza del tennis italiano. Un’etichetta comoda, pronta all’uso, ad essere appiccicata al giovane tennista di turno che mostra i primi risultati a livello giovanile. Sono anni che questo ruolo continua a cambiare interprete, “bruciando” nel frattempo, o comunque rendendo difficile la carriera di chi viene a trovarsi nella scomoda situazione di doversi fare carico delle aspettative di un intero movimento. L’ultimo in ordine di tempo è Matteo Berrettini, ad oggi il miglior Next Gen italiano. Classe ’96, nato a Roma, si sta avvicinando a grandi passi alla top 100. Nell’ultima settimana, infatti, grazie alla finale del Challenger di Istanbul, persa contro il tunisino Malek Jaziri, il giovane azzurro ha raggiunto il 127° posto del ranking mondiale ed il 15° nella Race to Milan.

Da anni si fa un gran parlare tra gli addetti ai lavori di questo ragazzone di 194 cm. Un giocatore atipico per il panorama italiano, poco abituato ai grandi battitori. Invece Matteo fa proprio del servizio una delle sue armi principali, assieme al dritto. Due colpi importanti, che rappresentano un’ottima base da cui partire per competere ad alti livelli. Aspetti sui quali Berrettini continua a lavorare per migliorarsi giorno dopo giorno. Ed i risultati gli stanno dando ragione. Quella di Istanbul è stata la quinta finale Challenger in poco più di un anno, la quarta, però, che lo ha visto uscire come runner-up. L’unica vittoria è arrivata quest’estate, a San Benedetto del Tronto, sulla terra, probabilmente la superficie meno congeniale al suo tennis. Considerando che a fine 2016 Matteo era numero 433 della classifica mondiale, le quattro finali perse rappresentano comunque un bel bottino.

Matteo è seguito da Vincenzo Santopadre, ex tennista italiano con un passato in top 100, che lo sta aiutando ad emergere. Berrettini ci sta ovviamente mettendo del suo: il lavoro e la voglia di migliorarsi sono infatti un’altra sua grande risorsa, aldilà dei notevoli mezzi fisici e tecnici, uniti alla consapevolezza di doversi confrontare con i più forti per poter crescere. Come quest’anno al Foro Italico, quando, uscito dalle pre-qualificazioni, ha preso una sonora lezione da Fabio Fognini sul Centrale: un amaro assaggio di circuito maggiore che però pare aver fatto benissimo, visti i risultati che ne sono seguiti. Alle Next Gen ATP Finals di Milano c’è un posto riservato per un italiano. Matteo lo merita senza dubbio ma dovrà conquistarselo sul campo, come è abituato a fare, in un torneo di qualificazione.

L’errore da non commettere adesso è quello di considerarlo già arrivato. O di criticarlo al primo stop, che per forza di cose arriverà. Un film già visto ad esempio con Stefano Napolitano, etichettato come la “nuova speranza” dopo il secondo turno del Roland Garros 2017 e finito nel dimenticatoio alla prima sconfitta al primo turno. Oppure con Gianluigi Quinzi, osannato (con merito, sia chiaro) per il titolo junior a Wimbledon nel 2014 e finito poi in un tunnel nel quale fatica a vedere la luce – mentre i suoi avversari di allora dimorano stabilmente in top 50. Bisogna attendere, certamente la cosa più difficile da fare, senza caricarlo di pressioni inutili. Solo i risultati ci diranno dove potrà arrivare Matteo Berrettini, risultati che per il momento stanno premiando il suo duro lavoro.

 




 

alessandro.tarallo@oasport.it

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Foto: pagina Twitter Next Gen ATP Finals

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