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Basket, futuro incerto per l’Italia. Senza i senatori, tornerà Alessandro Gentile. Ma i giovani in A1 non giocano…

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Neanche il tempo di digerire l’ennesima eliminazione ai quarti di finale degli Europei, la terza consecutiva, che per l’Italia è già ora di voltare pagina. Da oggi comincia un nuovo ciclo, nuovo per diversi motivi. Innanzitutto, quella di ieri potrebbe essere stata l’ultima apparizione di molti esponenti di questa generazione così talentuosa ma che ha faticato a trovare la giusta consacrazione in azzurro. La carta d’identità parla chiaro: Marco Belinelli ha 31 anni mentre Gigi Datome va per i 30. Anche per gli assenti il discorso è simile (Andrea Bargnani e Danilo Gallinari).

A “complicare” le cose, poi, il nuovo format voluto dalla FIBA, con Europei e Mondiali ogni quattro anni. Non solo, a partire da novembre verranno introdotte le finestre di qualificazione (primo appuntamento la World Cup del 2019): un argomento che ha fatto tanto discutere, portando l’NBA e l’Eurolega (quest’ultima non senza polemiche con la FIBA) a “negare” i propri giocatori alle Federazioni. Una decisione che costringerà molte squadre a fare a meno delle proprie stelle. Anche l’Italia non è esente da questo discorso.

Stando al roster con cui gli azzurri hanno affrontato l’Europeo, l’Italia dovrà fare a meno di Belinell, Hackett, Datome (che peraltro ha già annunciato che non ci sarà nemmeno in estate, almeno per il 2018) e Melli, ovvero 4/5 del quintetto titolare. Anche l’allenatore cambierà: per lo stesso motivo, infatti, il doppio ruolo si è reso inconciliabile per Ettore Messina, che ha quindi scelto l’NBA. Il nuovo CT dell’Italia sarà Meo Sacchetti, chiamato a raccogliere la pesante eredità del suo predecessore ed a guidare il nuovo corso. Sì ma su chi puntare? Uno dei grandi assenti della spedizione europea – oltre a Gallinari per il quale vale il discorso di cui sopra – si chiama Alessandro Gentile. Dopo una stagione buia, il nativo di Maddaloni (CE) è approdato alla Virtus: un’esperienza fondamentale per rilanciare lui e la sua carriera e recuperare un talento di cui la Nazionale ha bisogno, ora più che mai.

Il discorso qualificazioni e la necessità di fare a meno dei giocatori NBA ed Eurolega, però, potrebbe rivelarsi più positivo di quanto non si possa pensare. Questa, infatti, è l’occasione giusta per poter puntare sui giovani talenti italiani, così “colpevoli” di arrivare tardi alla maturazione. Prendiamo il caso di Amedeo Della Valle: due anni fa era tra i 12 che parteciparono ad EuroBasket – pur giocando pochissimo – mentre, a distanza di due anni, è rimasto a casa, escluso. Un’involuzione che rappresenta alla perfezione quanto i giovani italiani facciano fatica ad emergere nel nostro campionato. Una difficoltà attribuibile a diversi fattori. In primis, il livello tecnico della Serie A, lontano da quello di tanti Paesi (Spagna, Francia ma anche Germania).

In secondo luogo, l’ostinata tendenza a cercare giocatori stranieri, americani in particolare. In Serie A si è addirittura resa necessaria una regola per limitarne l’utilizzo. L’opposto rispetto all’A2, dove le regole favoriscono ed incitano le squadre ad utilizzare giocatori italiani: non è un caso che quest’anno la seconda serie abbia avuto dati d’ascolto in tv non così lontani rispetto al massimo campionato. Così come non è un caso che la maturazione dei vari Datome e Melli, ma anche Hackett, sia avvenuta all’estero. Se poi alle squadre italiane non viene nemmeno concesso di fare le coppe europee…

È paradossale dover “obbligare” le squadre italiane a puntare sui giocatori italiani con delle regole. I giovani ci sono e le finestre di qualificazione potrebbero essere l’occasione giusta affinché comincino da subito ad essere responsabilizzati con la maglia azzurra. Raggiungere la maturazione anche attraverso la Nazionale, non arrivarci alla fine, dopo anni. Basti pensare a Diego Flaccadori, che quest’anno ha fatto parte del raduno pre-Europeo, o a Leonardo Candi, che dopo aver mostrato il suo talento alla Fortitudo ha l’opportunità di mostrarsi nella massima serie con Reggio Emilia (potendo giocare anche l’Eurocup, competizione dal livello elevato). E ancora Simone Fontecchio e Awudu Abass, lui addirittura tra i 12 ad Tel Aviv e Istanbul, in cerca di spazio a Milano. Giovani che meritano spazio e fiducia. Bisogna aiutarli a crescere, puntare su di loro, non attendere che maturino da soli. Il talento va coltivato. È stato lo stesso Messina, ieri sera, a tracciare la strada. Occorre riflettere su quali giocatori vale la pena puntare per accelerarne la crescita. Aldilà di ogni considerazione tecnica, è questa l’eredità che questa generazione ci ha lasciato.

 




 

alessandro.tarallo@oasport.it

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Foto: Ciamillo Archivio FIP

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