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Atletica, Mondiali 2017 – IL PAGELLONE DELL’ITALIA: sfilza di bocciature. Palmisano Reginetta, Meucci al top, Tamberi e Tortu promossi, Lingua emozionante

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L’Italia ha concluso i Mondiali 2017 di atletica leggera con solo una medaglia (il bronzo di Antonella Palmisano della 20km di marcia) e appena 9 punti nella speciale classifica. Si tratta per diversi motivi della peggior rassegna iridata della nostra storia. Di seguito le pagelle degli azzurri che hanno gareggiato a Londra in questi dieci giorni.

 

ANTONELLA PALMISANO: 9. La Salvatrice della Patria: firma l’unica medaglia di una desolante Italia, conquistando un bellissimo bronzo nella 20km di marcia e anzi avrebbe meritato qualcosa in più se i giudici avessero squalificato le avversarie per aver corso e non marciato. La pugliese si era presentata all’appuntamento in grandissima forma e ha ribadito la sua caratura internazionale dopo aver vinto in Coppa Europa ed essere stata quarta alle Olimpiadi di Rio 2016. Migliora di un oltre un minuto il proprio personale (1h26:36, a 19 secondi dal record italiano), fa gara di testa, brilla per la sua tecnica davvero eccezionale e sale meritatamente sul podio. La migliore italiana a Londra, ci regala una medaglia dopo quattro anni dall’argento di Valeria Straneo nella Maratona. Una medaglia tutta sua e che non deve nascondere la crisi del movimento.

 

DANIELE MEUCCI: 7. Il miglior uomo dell’intera spedizione. Il pisano firma una prestazione convincente e di assoluto profilo, disputa una Maratona di grande qualità concludendo con un ottimo sesto posto (la quinta piazza è mancata per pochi centimetri dopo una doppia revisione del fotofinish) e ha anche realizzato il suo nuovo personale, uno dei pochi azzurri capace di riuscirci. Ha saputo gestirsi correttamente nel momento di maggior crisi, avendo ancora energia per scatenarsi nel finale. Secondo europeo all’arrivo, pieno riscatto dopo il ritiro delle Olimpiadi di Rio 2016: il Campione d’Europa 2014 ha battuto ancora un colpo, porta a casa tre punti fondamentali e può guardare al futuro con grande ottimismo.

 

MARCO LINGUA: 7. “Sono il Rocky balboa del martello”. Dichiarazione già consegnata alla mitologia dell’atletica italiana: simpatico, disponibile, un uomo di grande cuore che dopo i celeberrimi sei nulli alle Olimpiadi di Pechino 2008 e Rio 2016 ha saputo riscattarsi pienamente. A 39 anni suonati, da dilettante (lavora come finanziere, nel tempo libero si allena in un campo di grano sempre supportato dall’amata moglie), ha conquistato la prima finale internazionale della carriera, concludendola al decimo posto (purtroppo non sufficiente per portare punti alla causa italiana). Il miglior risultato dell’Italia in pista è suo, il che è tutto dire… Peccato non essere riuscito ad andare oltre i 76 metri come fatto più volte in stagione perché la top eight sarebbe stata davvero meritata mentre per le medaglie sarebbe servita la serata di grazia, non si poteva chiedere tutto.

 

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GIANMARCO TAMBERI: 6,5. La nave stava colando a picco e a lui si chiedeva un’impresa fuori da ogni logica considerando che veniva da un anno complicatissimo, da un infortunio molto grave e da due interventi chirurgici. Eppure con grande cuore e caparbietà ha sfiorato la qualificazione alla finale, a suo dire in una giornata “bassa”. Si era presentato a Londra per cercare di lottare per una medaglia ma si sapeva che sarebbe stato complicatissimo complice una continua fisica purtroppo non ancora al top e una concorrenza mai così agguerrita (addirittura in 17 a 2.31 per strappare la norma di qualifica, mai successo nella storia). Ha realizzato il suo stagionale (2.29, misura con cui poi Ghezal è andato a medaglia!), ci ha messo tutto quello che aveva e per ovvi motivi non poteva ancora essere al top della condizione. Il Campione d’Europa e del Mondo indoor ha sfiorato l’atto conclusivo in queste condizioni, non può che essere promosso.

 

FILIPPO TORTU: 6,5. La grande promessa dell’atletica italiana può tornare a casa con moderata soddisfazione e guardare al futuro con ottimismo. “Questi sono stati i migliori 200m della mia vita” ha dichiarato dopo la sua prestazione in semifinale, un 20.62 corso sotto la pioggia (lasciandosi alle spalle Akani Simbine, finalista sui 100m) che a suo dire è stato migliore rispetto al 20.34 del Golden Gala. Indubbiamente si sono viste delle importanti potenzialità tecniche ma il brianzolo deve crescere e i margini di miglioramento sembrano infiniti.

L’obiettivo di risultato è stato pienamente raggiunto entrando in semifinale (la finale era oggettivamente proibitiva) mentre era lecito aspettarsi che si corresse sul suo personale, proprio il tempo corso due mesi fa a Roma: avrebbe dovuto farlo in batteria perché poi l’acquazzone della serata delle semifinali lo ha reso effettivamente proibitivo. Bravo a recuperare prontamente dall’infortunio patito sulla scalinata di Piazza di Spagna, a vincere gli Europei U20 e a essere protagonista a Londra. Lo aspettiamo ai prossimi appuntamenti.

 

DAVIDE RE: 6+. Secondo alle spalle di Wayde Van Niekerk, Campione Olimpico e del Mondo, icona indiscussa dell’atletica in generale. Sarà un racconto che tramanderà per generazioni, il riassunto della sua memorabile batteria dei 400m dove sembrava attardato sul rettilineo finale prima di piazzare un’incredibile rimonta e passare il turno. Per il cuore e l’impegno nulla da dire, è andato oltre le aspettative e le potenzialità. Chiaro che stiamo parlando di una goccia nel mare.

ALA ZOGHLAMI: 6+. Il giovane azzurro è stato bravo, ha letteralmente preso a schiaffoni il suo personale sui 3000m siepi, lo ha ritoccato a un onorevole 8:26.18 e si è spinto a soli 3 decimi dalla qualificazione per la finale. Ha davvero fatto tutto quello che doveva e poteva fare. Uno dei pochi azzurri capaci di firmare il personale in questa occasione.

 

MARCO DE LUCA: 6. A 36 anni e al settimo Mondiale della carriera (secondo azzurro di tutti i tempi dopo Nicola Vizzoni) fa una gara da protagonista nella 50km di marcia ma nel finale purtroppo le energie non lo sorreggono e chiude al nono posto, appena fuori dalla zona punta. Promosso per la caparbietà dimostrata, peccato che sia mancato quel qualcosina per ottenere il meritato piazzamento da finalista.

FRANCESCO FORTUNATO: 6. Quando fai il tuo personale nella gara più importante dell’anno allora puoi ritenerti soddisfatto: 1h22:01 e 25esimo posto per il giovane azzurro che deve cogliere questa occasione come trampolino di lancio.

VALENTINA TRAPLETTI: 6. La 32enne ha fatto il suo nella 20km di marcia, migliorando il personale che aveva siglato qualche mese fa: 1h30:35, 15esima posizione a un solo secondo dalla Giorgi.

MARIA ENRICA SPACCA: 6. Si è comportata bene in staffetta, ha corso la sua dignitosa frazione in linea con le sue potenzialità. Non si può recriminarle più di tanto: quando è stata chiamata in causa ha svolto il suo compito.

 

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JOSE’ BENCOSME: 5,5. Ritornava a Londra a cinque anni di distanza dalla sua unica esperienza olimpica, recuperato dopo diverse stagioni tribolate e una serie infinita di infortuni. Raggiunge la semifinale dei 400m ostacoli, oggettivamente il traguardo minimo e ampiamente alla portata, ma nella gara decisiva non tira fuori la cattiveria giusta, correndo in un alto 50.29. Serviva un guizzo in più, speriamo che questa tappa sia l’inizio della rinascita.

AYOMIDE FOLORUNSO: 5,5. Luci e ombre per uno dei nostri migliori talenti che in prospettiva potrebbe provare a dire la sua. Arrabbiatissima in zona mista dopo una semifinale non all’altezza, in batteria aveva però realizzato lo stagionale (una delle poche italiane a riuscirci) e si era spinta a soli 15 centesimi dal personale. In staffetta era lecito aspettarsi di più ma in ultima frazione non riesce a rimontare sulle Nazioni che la precedono e la 4x400m rimane fuori dalla finale. Ampi margini di miglioramento ma ci sono diversi aspetti da rivedere.

GIORGIO RUBINO: 5,5. Veniva da un momento davvero tutto particolare, chiude la 20km in 16esima posizione (1h20:47): sono risultati non all’altezza di quello che è stato Giorgio (tra l’altro ieri ha ricevuto il bronzo “postumo” di Berlino 2009 causa squalifica altrui per doping) però cogliamo il risultato in maniera positiva, come se avessimo ritrovato un uomo più che un atleta. Lo aspettiamo però agli Europei: è l’ultimo treno per fare un risultato di spessore. Rimandato.

 

ELEONORA GIORGI: 5. Dopo un anno difficile, con le squalifiche di Roma e di Rio 2016 che hanno preceduto un intervento, è riuscita finalmente a concludere una gara ma un 14esimo posto in 1h30:34 non può certamente soddisfare la primatista italiana. Prestazione e futuro sono tutti da valutare.

MARIA BENEDICTA CHIGBOLU: 4,5. Una ragazza del suo calibro non può correre i 400m in 53.00, un tempo davvero troppo alto anche perché con tre decimi in meno avrebbe passato il turno in una batteria non eccezionale. Si riscatta lievemente con una buona frazione d’apertura in staffetta ma non può bastare.

YADISLEIDY PEDROSO: 4. In stagione ci aveva fatto ben sperare, aveva corso il secondo tempo della carriera e sembrava essere in palla per lottare per l’ingresso in finale. Nell’appuntamento che conta, però, la primatista italiana si imballa totalmente e va in grandissima crisi. Accede alle semifinali per il rotto della cuffia e corre in un altissimo 55.95. Lei stessa è incredula del risultato anche perché sarebbe bastato un accessibilissimo 55.3 per staccare il pass. Non riesce a darsi spiegazioni, ma la delusione è davvero tantissima.

ALESSIA TROST: 4. L’atleta è purtroppo entrata in una spirale negativa e fatica a risalire la china. Della ragazza che quattro anni fa saltò due metri e che da giovane dominava le gare battendo a ripetizione Mariya Kuchina sembra essere rimasto poco o nulla. L’ultimo anno è stato davvero complicato con la perdita della mamma, il trasferimento alla corte di Marco Tamberi, la perdita di alcuni chili e il cambio della tecnica. La friulana non è riuscita a risorgere nella gara più importante, incapace di superare la modesta misura di 1.92. Purtroppo la bocciatura è sonora considerando anche le aspettative della vigilia.

 

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LIBANIA GRENOT: 4. Una delle prestazioni peggiori della carriera per la Panterita, davvero irriconoscibile in staffetta. Parte bene in terza frazione, poi si spegne e l’Italia vede sfumare il sogno della finale con la staffetta del miglio, peraltro già raggiunta alle Olimpiadi di Rio 2016. La due volte Campionessa d’Europa

MARZIA CARAVELLI: 4. Eliminata in batteria sui 400m ostacoli (56.92), probabilmente arrivata con qualche anno di ritardo al giro di pista con barriere. Lontana dalla Caravelli dei giorni migliori.

ERIKA FURLANI: 4. Proprio non ci siamo. Esce con un mesto 1.80 dopo che in stagione aveva superato 1.92. La controprestazione nel momento più importante. Preparazione da rivedere in vista del futuro, è molto giovane ma deve prontamente riscattarsi.

SIMONE FALLONI: 4. Un desolante 69.90, misura davvero modestissima per un Mondiale. L’azzurro in stagione si era spinto anche oltre i 75 metri con il suo martello. Vero che le qualifiche si sono svolte sotto un acquazzone ma quel lancio è stato davvero non all’altezza del contesto.

 

YUSNEYSI SANTIUSTI: 4. Prestazione anonima sugli 800m dove corre un pessimo 2:02.75, tempo due secondi sopra lo stagionale e assolutamente non all’altezza della sua caratura. Non si qualifica alla semifinale, davvero obiettivo minimo alla vigilia.

KEVIN OJIAKU: 4. In stagione era volato addirittura a 8.20, si presenta all’appuntamento più importante e non riesce ad andare oltre 7.82. L’atleta stesso era desolato per la sua prestazione e per la mancata capacità di alzare l’asticella dopo la prima prova. E dire che la finale era lontana soltanto nove centimetri. Controprestazione importante.

MARGHERITA MAGNANI: 4. I 1500m non sono la sua specialità ed è stata lei stessa a dichiararlo al termine dell’eliminazione in batteria. Ora punterà al fondo, la sua gara chiusa in 4:09.15 non si è dimostrata all’altezza di un contesto internazionale ma per passare il turno le serviva pedalare in 4:05.8, fuori dalla sua portata.

FRANCESCA BERTONI: 4. Si è qualificata con i target numbers, il contesto era oggettivamente troppo competitivo per il suo livello medio. Ci si aspettava che però scendesse almeno sotto i 10 minuti e si avvicinasse al suo personale…

 

ABDOULLAH BAMOUSSA e YOHANNES CHIAPPINELLI: 4. Il loro destino è praticamente lo stesso: corrono in tempi alti (8:34.86 e 8:36.48), lontani dai propri personali e dalla qualificazione alla finale dei 3000m siepi.

GLORIA HOOPER e IRENE SIRAGUSA: 4. Escono con degli altissimi 23.51 e 23.73, tempi che hanno poco a che fare con un Mondiale. Non all’altezza della situazione sui 200m.

STEFANO LA ROSA: 4. Non ha terminato la Maratona, fuori condizione.

LORENZO VERGANI: 4. Passare un turno non era forse un obiettivo plausibile ma certamente lo era correre più veloce di 50.37, tempo davvero troppo alto in una stagione discreta fino all’appuntamento clou.

LAURA STRATI: 4. Va bene che quella sera la pedana era bagnata ma lo era anche per le altre ragazze. Saltare soltanto 6.21m è davvero troppo poco, tra l’altro in una stagione in cui aveva ben figurato. La finale si acciuffava con 6.46. Occasione sciupata.

MATTEO GIUPPONI: 4. Purtroppo è stato una mesta comparsa: 48esimo (1h25:20) nella 20km di marcia, piazzamento e tempo che non rispecchiano le attese della vigilia e le potenzialità dell’atleta.

MICHELE ANTONELLI: 4. Non è mai stato in gara e si è ritirato poco dopo il 45esimo chilometro. Prestazione davvero sottotono dell’azzurro, terzo in Coppa Europa ma questa volta davvero fuori dal contesto.

 

(Foto di FIDAL COLOMBO/FIDAL)

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1 Commento

  1. lorenzo333

    14 Agosto 2017 at 15:22

    Un’Italia che ormai da minimo vent’anni nell’atletica mondiale non conta quasi piu’ nulla , ma questa volta si e’ toccato proprio il fondo. Fino a qualche anno fa reggeva l’alibi che gli altri hanno molti atleti di colore i quali piu’ predisposti da madre natura per molte discipline, ora da qualche anno in nazionale gli atleti di colore c’e’ li abbiamo anche noi , eccome se c’e ne abbiamo , ma purtroppo i risultati non cambiano , quindi caduti tutti gli alibi ora scuse non c’e’ ne sono piu’ . Il problema e’ semplicemente tecnico , non abbiamo la gente giusta che sappia spronare al meglio il giovane atleta ed anche probabilmente un problema di organizzazione .
    Probabilmente alle prossime olimpiadi e ai prossimi mondiali si fara’ meglio , ma solo per il fatto che peggio di questa volta veramente e’ molto difficile fare; l’Italia e# stata semplicemente una mosca bianca

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