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Tuffi, Mondiali Budapest 2017 – Giorgio Cagnotto: “Una medaglia non sarebbe male. Abbiamo un bel movimento ed un discreto vivaio ma dobbiamo estenderci su tutta la Penisola”

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Per i tuffi italiani il 2017 può essere considerato un vero e proprio anno zero. Quest’oggi infatti, inizierà il Mondiale di Budapest, che, per forza di cose, non sarà uguale a tutti gli altri. Mancherà la regina, colei a cui nell’immaginario collettivo in Italia continuiamo ad associare questo sport: Tania Cagnotto. La Nazionale Italiana però, in assenza della sua stella, ha un futuro tutt’altro che buio. Elena Bertocchi si è già candidata ai recenti Europei per raccogliere lo scettro della bolzanina, Chiara Pellacani è in rampa di lancio e Noemi Batki farà da veterana ad una spedizione azzurra che sta crescendo anche in campo maschile. Il coordinatore tecnico Giorgio Cagnotto è quindi fiducioso guardando al futuro dei tuffi italiani, non solo in vista dei Mondiali.

Devo ammettere che gli Europei sono stati al di sopra delle aspettative. I ragazzi sono gasati: qualcuno ha ottenuto una medaglia o buoni risultati, qualcun’altro vorrà riscattarsi. Lo spessore degli avversari sarà diverso però speriamo di poter strappare più finali possibili. Una volta lì, si vedrà, ha dichiarato in un’intervista concessa al Corriere dello Sport. Cosa attendersi dunque da questi Mondiali? Venisse una medaglia non sarebbe male. Ma sarebbe bello che i nostri ragazzi riuscissero a migliorarsi. Abbiamo qualche veterano ma non siamo una squadra vecchia: abbiamo rinfrescato l’organico. Abbiamo un bel movimento ed un discreto vivaio, anche se si può ancora ottimizzare con l’aiuto delle società“.

Un’Italia che quindi deve trovare la propria dimensione a livello mondiale. In Europa siamo sicuramente di Serie A. Ma siamo troppo indietro sul discorso degli impianti sul territorio per essere nell’élite mondiale. C’è l’Acquacetosa, dove si cerca di fare il centro federale, ma dobbiamo estenderci su tutta la penisola. Sarebbe bello avere due impianti, da Belluno a Catania. A mancare è la volontà politica perché ci sarebbero allenatori disposti a cominciare subito“.

Tornando ai giovani italiani, la prospettiva è dunque rosea anche se è lo stesso Cagnotto ad essere consapevole che quella della figlia è un’eredità pesante.Tutti parlano di Chiara Pellacani perché è la più giovane. Fa dei tuffi che né Tania né Francesca (Dallapé, ndr) facevano alla sua età. Tania fece la sua prima Olimpiade a 15 anni mentre Chiara sta disputando il primo Mondiale non avendoli ancora compiuti. Poi c’è Elena Bertocchi. I paragoni non mi piacciono ma lei ha già dimostrato di essere determinata ed avere le qualità per fare bene“. Immancabile quindi, una domanda su Tania ed il suo futuro: potremmo vederla al fianco del padre? “La figura ce l’ha, però diamo tempo al tempo. È difficile costruire un tuffatore e non è facile nemmeno formare un allenatore. Certamente il bagaglio tecnico non le manca“.

 

alessandro.tarallo@oasport.it

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Foto: FIN Deepbluemedia

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