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Nuoto, Nicolò Martinenghi: “Ai Mondiali senza doveri. Sono competitivo e non temo di affrontare gli avversari più forti anzi…”

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Testardaggine e voglia di migliorarsi sempre. E’ un po’ questo il Nicolò Martinenghi che si racconta in un’intervista del Corriere della Sera su come stia costruendo i suoi successi e quali siano le sue aspettative nei prossimi Mondiali di nuoto di Budapest (23-30 luglio), i primi a cui prende parte nella Nazionale maggiore. Un atleta in rampa di lancio il 17enne ranista che, dagli Assoluti di Riccione, passando per il Trofeo Settecolli e gli Eurojunior di Netanya, continua a migliorare i suoi tempi aggiornando la pagine dei record con costanza.

Tutto questo nasce gradualmente. Dalle gara provinciali ai Mondiali tutto è proceduto linearmente, secondo un progetto chiaro“, sottolinea il varesino – Ho iniziato a sei anni, all’inizio odiavo l’acqua, ma vedere nuotare mio fratello maggiore Jacopo mi ha conquistato. Lo sport era nel mio Dna: mio padre giocava a basket e la famiglia mi supporta senza imporre. Pure oggi in piscina mi hanno portato loro: non ho la patente e il motorino è pericoloso…

Sulla scelta del suo stile il giovane azzurro ammette:Mi è venuta naturalmente. Vocazione diciamo. Pure Magnini e Paltrinieri erano ranisti, poi hanno mollato. Io no. E’ uno stile molto tecnico ed esigente. Di sicuro siamo i diversi della vasca: qualcuno dice che c’è il nuotatore ed il ranista. Mi piace molto. Il mio programma di allenamento, in questo senso, prevede 30/35 km a settimana, 8 sedute in acqua e 3 sedute in palestra; e se non c’è la scuola passo a 10 sedute. La fatica non mi spaventasottolinea Nicolò A volte la cerco: finire un allenamento distrutto ti dà l’idea che tutto ha un senso e un fine”.

In merito alla sua concezione del nuoto ed all’entrata nell’Italia dei grandi il primatista italiano dei 50 e 100 rana chiarisce:Per me è ancora un gioco: io faccio il professionista due mesi all’anno, per il resto mi vedo ancora come uno studente. L’essere stato la prima volta in un collegiale in Florida con gli azzurri è stato fantasico e istruttivo: ho visto una passione immensa, professionalità, modelli da seguire come atleti e persone. Magnini è il capitano e lo dimostra ogni secondo”.

Venendo alle gare ed all’obiettivo iridato a Budapest con la solita schiettezza il 17enne lombardo ha dichiarato: Non ho avuto paura di affrontare Adam Peaty al Settecolli anzi è stato uno stimolo. Non vedo l’ora di rifarlo a Budapest. Sono una persona testarda e competitiva ed il lavoro fatto negli anni con il mental coach è stato molto utile. Il corpo senza testa non va da nessuna parte e devi capire quando lasciarti comandare da lui e quando comandarlo tu. Ci sono aspetti che ancora debbo migliorare sapendo che la nuotata perfetta non esiste. Ai prossimi Mondiali vado senza doveri: entriamo in finale e poi tutto può succedere. Immagino una gara qualsiasi: l’unica differenza sarà la scritta sul blocchetto di partenza“.

E poi pensando a Tokyo 2020: “Per Rio avevo fatto il tempo in ritardo. Non è un rimpianto, bruciare le tappe è inutile. Però ai prossimi Giochi non devono mancare“.

giandomenico.tiseo@oasport.it

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Foto da Deepbluemedia

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