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500 Miglia di Indianapolis 2017: la tattica c’è…ma non si vede! Tanti i fattori che possono influenzare la corsa

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Soprattutto per noi europei, abituati a vedere una F1 che vive di tattica e strategia, dando uno spazio marginale all’improvvisazione, risulta difficile comprendere e leggere l’andamento di una competizione come la 500 Miglia di Indianapolis. Perché tutto si può dire di tale corsa, tranne che sia scontata e di svolgimento lineare nel suo procedere. Tantissimi sono infatti i cambi in testa alla graduatoria, con i piloti che, soprattutto nei primi 3/4 di corsa (150 giri sui 200 previsti, per intenderci) effettivamente corrono ragionando sul cercare di “sfruttare” la scia del proprio avversario diretto, rimanendo al contempo in una posizione utile a non farsi sorprendere dagli eventi della corsa.

Già, perché non è raro vedere incidenti nel corso della 500 Miglia. Ed andando a velocità così elevate, con i muretti a contornare la pista, è quasi matematico che ad ogni accadimento di questo tipo debba essere chiamato il c.d. “caution”: situazione paragonabile alla virtual safety car di recente introduzione in F1, che impone ai piloti di procedere ad una velocità controllata fino a quando non viene risolta la problematica in pista dai marshall, potendo poi riprendere a pieno regime l’andamento delle vetture.

Il momento sopra descritto è una variabile importante nella 500 Miglia, poiché sovente i piloti lo sfruttano per effettuare il pit-stop. Chiaramente, con il regime adottato negli ultimi anni, che prevede la corsia box aperta in regime di “caution”, le carte possono facilmente rimescolarsi, andando magari a vantaggio di chi ha effettuato in precedenza la sosta, od a deterioramento della posizione di chi, in testa, entra dopo con un gruppo maggiormente compattato alle sue spalle, azzerando il gap vantato sugli avversari fino a quel momento. Tra l’altro, seppur la regola sopra descritta sia stata pensata anche per evitare la seguente problematica, non di rado si assiste ad una sosta “di massa”, con la maggior parte dei corridori che si fionda ai box in modo da cercare di non farsi sorprendere e perdere tempo prezioso. Con il rischio di contatti ed incroci pericolosi in fase di ripartenza e ritorno in pista.

Infine, da non trascurare la carta dell’azzardo, provata con esito positivo dal team Andretti Herta con Alexander Rossi nel 2016, di non effettuare la sosta finale, anticipandola e controllando i consumi in precedenza, per arrivare a recuperare gran parte del gap perso dagli avversari con la fermata ai box, pur rischiando in tal modo di restare senza etanolo, dovendo (come nel caso dell’italo-americano l’anno scorso) procedere a bassissima velocità. Tutti calcoli che, naturalmente, non possono essere fissati a priori, ma vengono effettuati valutando il corso degli eventi. A dimostrazione di quanto l’improvvisazione, la capacità di avere una mente aperta a possibili variazioni di scenario in gara, faccia la differenza a volte in misura anche maggiore rispetto alla prestazione pura offerta dal singolo pilota.

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davide.brufani@oasport.it

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