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Tennis, Novak Djokovic: che succede? La crisi del serbo sembra non finire più

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Aprile 2006. Roger Federer trionfa all’Australian Open e fa doppietta Indian Wells-Miami. Rafael Nadal invece, vince sulla terra rossa di Montecarlo. Novak Djokovic è un giovanotto di 19 anni, promessa del tennis mondiale, che di lì a poco avrebbe vinto il suo primo titolo ATP e fatto il suo ingresso tra i primi 40 del mondo.

Aprile 2017. Roger Federer vince Australian Open, Indian Wells e Miami, mentre Rafa Nadal conquista per la decima volta il torneo di Montecarlo. Undici anni dopo, Novak Djokovic è la delusione di questo inizio di stagione. Il serbo infatti, da giovane promessa è passato ad essere uno dei giocatori migliori del circuito, autentico dominatore degli ultimi tre anni. Nel corso di questo lasso di tempo, Nole ha fatto incetta di premi e record: 12 titoli del Grand Slam, 5 ATP Finals e 30 Masters 1000. Dalla scorsa estate però, qualcosa deve essersi inceppato.

L’inizio della crisi del serbo è cominciato paradossalmente nel momento più alto della sua carriera. Siamo a giugno del 2016. Djokovic ha dominato l’ultimo anno e mezzo ma gli manca qualcosa per completare l’opera. Quel qualcosa è il titolo del Roland Garros, che alla quarta finale finalmente arriva. È la vittoria che consente a Nole di completare il cosiddetto Career Grand Slam e, soprattutto, di diventare il primo giocatore dai tempi di Rod Laver a detenere contemporaneamente tutti e quattro gli Slam, impresa mai riuscita né a Federer né a Nadal. Da allora è arrivato “solo” un titolo, il Masters 1000 del Canada, che però sfigura rispetto alle precoci eliminazioni al secondo turno di Wimbledon ed al primo alle Olimpiadi, ed alla finale persa allo US Open. Se la crisi di risultati della seconda parte dello scorso anno poteva essere attribuita alla carenza di motivazioni dopo l’aver raggiunto uno dei grandi obiettivi della sua carriera, il periodo no di Djokovic si è prolungato oltremodo, e la fine sembra essere ancora lontana. Quest’anno infatti, nonostante la vittoria nel primo torneo dell’anno, a Doha, per Nole sono arrivate più delusioni che gioie, ultima in ordine di tempo l’eliminazione ai quarti del torneo del Principato contro il belga David Goffin.

Le sconfitte fanno sicuramente parte della carriera di un tennista, ed in generale di qualsiasi sportivo. E forse in questo Djokovic ci aveva abituati fin troppo bene. Quello che impressiona è come queste sconfitte sono arrivate. Nole non è più lo stesso e la prolungata serie negativa di risultati deve per forza essere attribuita a motivi personali più che tecnici, perché il serbo non può aver dimenticato all’improvviso come impugnare una racchetta. Djokovic è spesso remissivo in campo, come se si lasciasse trascinare dai momenti negativi del match, aspettando che passino piuttosto che facendo qualcosa per reagire. Quest’immagine stona sicuramente con quella del gladiatore che ha dominato la scena negli ultimi tre anni e che sembrava imbattibile. I suoi avversari questo lo sanno. Sono consapevoli di non trovarsi più di fronte a quel muro di gomma che ributtava qualsiasi palla aldilà della rete e sanno quindi di potersela giocare, di poterlo mettere in difficoltà. I vari Denis Istomin, Pablo Carreno-Busta o Gilles Simon in sostanza, non si sentono sconfitti in partenza.

Per giustificare la crisi di Djokovic è inevitabile parlare della vita privata del serbo, perché da lì nasce tutto, per sua stessa ammissione. Durante lo scorso US Open, era stato proprio lui a parlare di problemi legati alla sfera privata. Le voci parlavano di una crisi con la moglie Jelena Ristic, con i due addirittura ad un passo dal divorzio, dopo alcune foto circolate in rete di Novak in compagnia dell’attrice indiana Deepika Dippy Padukone. La crisi matrimoniale però sembra essere stata superata alla grande, visto che adesso l’ex modella serba è incinta del secondo figlio della coppia. Proprio la famiglia ha assunto sempre più importanza, non che prima non l’avesse, nella vita di Djokovic, ma ora sembra aver superato, nell’ordine di priorità, il tennis. “Finché non è nato Stefan (il primo figlio, nato nell’ottobre 2014, ndr), il tennis per me era al primo posto. All’improvviso qualcosa è cambiato”, ha dichiarato l’ex numero 1 del mondo in una recente intervista rilasciata all’emittente serba RTS1. Quel qualcosa però è cambiato troppo repentinamente. Una volta raggiunto l’obiettivo della sua carriera, Nole ha praticamente smesso di giocare. La nascita di un figlio è senza dubbio un evento speciale nella vita di una persona, ma un giocatore del calibro di Djokovic non può non sapere come riorganizzare la propria carriera, il proprio lavoro, nel momento in cui la sua vita cambia. Roger Federer, che sicuramente non può essere preso come esempio di “normalità”, è l’esempio più lampante.

Dal punto di vista tecnico, il talento di Djokovic è rimasto ovviamente immutato. Il divorzio con Boris Becker ed il ritorno di fiamma con Dusan Vemic, che lo aveva già seguito ed allenato in giovane età, non possono aver condizionato il gioco del serbo. Ha fatto sicuramente discutere parecchio la scelta di legarsi allo spagnolo Pepe Imaz, ex giocatore dai modesti risultati ed ora vero e proprio ‘guru’. Quello che infatti adesso manca a Nole è la testa, la concentrazione mentale, fattore quanto mai determinante in uno sport logorante e sacrificante come il tennis. È proprio in questo che Roger Federer e Rafa Nadal hanno sempre fatto la differenza per mantenersi ad alto livello per così tanto tempo. A soli 29 anni, Djokovic ha dichiarato, nel corso della stessa intervista, di “sentire il peso degli anni ed il logorio fisico”. Potrebbe essere una frase dettata dal momento negativo, ma dovesse corrispondere alla verità sarebbe grave per un ragazzo che ha sempre voluto emulare le gesta di Federer e Nadal e, senza mai nasconderlo, sostituirsi a loro nel cuore degli appassionati di tennis e che invece ha finito per mollare sul più bello. Toccherà a lui smentire se stesso, se avrà la forza di invertire la rotta. Se lo svizzero e lo spagnolo sono questi, il ritorno di Nole al livello degli ultimi anni non potrà altro che fare bene a questo sport.

 

Foto: Tonelli FIT

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