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MotoGp, Mondiale 2017: Marc Marquez e Honda, è solo una questione di gomma? Serve una pronta reazione

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Il Mondiale 2017 MotoGp non è iniziato come previsto per il campione del mondo in carica, lo spagnolo Marc Marquez. Il 24enne di Cervera ha messo in pista un fine settimana decisamente solido, dimostrandosi sulla carta l’unico a poter pensare di impensierire il vincitore di tappa Maverick Vinales, ma non è riuscito a concretizzare la domenica tale potenziale. Dopo due/terzi di gara nel gruppo di testa, Marquez ha perso progressivamente terreno, venendo superato e distanziato dai vari Andrea Dovizioso, Vinales stesso e Valentino Rossi, controllando nel finale per difendere la quarta piazza dall’attacco del suo compagno di team, Dani Pedrosa, e dall’arrembante portacolori dell’Aprilia, Aleix Espargaro.

Il punto di svolta, in negativo, che ha inficiato la gara dello spagnolo di Honda, è stata senza dubbio la scelta di voler cambiare lo pneumatico all’anteriore, optando per una copertura media in luogo di quella più dura a disposizione. Cambiamento dovuto alla volontà di ridurre il rischio di cadute, sicuramente più alto con una gomma che necessita di molti giri e maggiore temperatura per scaldarsi. Proprio ciò che in Qatar non si poteva trovare domenica sera, con una corsa leggermente accorciata a causa del doppio rinvio per colpa della pioggia, ed un asfalto sporco che ha costretto tutti a girare su tempi alti, non dando un feeling ottimale lungo l’arco della gara, costringendo i piloti a prestare attenzione specialmente nei primi passaggi. Marquez ha lavorato gran parte del week-end con lo pneumatico “hard”, che si sposa perfettamente con il suo stile di guida aggressivo in staccata e, più in generale, con le caratteristiche della Honda, tant’è che spesso e volentieri anche Cal Crutchlow ed il succitato Pedrosa optano per la medesima scelta, ed entrambi hanno sofferto nella gara di domenica scorsa problemi sul davanti, in fase di inserimento e frenata (l’inglese del team Cecchinello è addirittura caduto due volte, prima di ritirarsi).

Ma non è solamente una questione di “sfortuna”, se Marquez in Qatar non è riuscito a raggiungere una posizione migliore. La Honda ha infatti palesato la sua abituale idiosincrasia con il tracciato arabo, che non presenta caratteristiche in linea con le qualità migliori della moto giapponese: poche staccate, tanta percorrenza e necessità di avere un mezzo fluido e dolce nel guidato, curve a raggio ampio ed una importante accelerazione sul rettilineo principale. Tutte componenti che, se sommate, rendono la concorrenza sulla carta più pronta a ben figurare su una pista di questo tipo.

Al netto di considerazioni che riguardano il passato, è altrettanto importante guardare il futuro prossimo, che vedrà prima dell’arrivo in Europa altre due gare intercontinentali, rispettivamente in Argentina e ad Austin. Due tracciati che cascano a fagiolo per lo stesso Marquez, che in Sud America ha vinto due delle tre edizioni disputate su tale circuito, mentre ad Austin è pressoché imbattibile in condizioni normali, avendo vinto tutte le edizioni (dal 2013 ad oggi) valide per il Gran Premio delle Americhe. Insomma, le occasioni per un pronto ed immediato riscatto ci sono, sta allo spagnolo coglierle, per raddrizzare una situazione di classifica sicuramente non compromessa, ma nemmeno così positiva. Poi dovrà essere anche la Honda, quando si tornerà nel Vecchio Continente, a dover fare la sua parte, crescendo e limando le debolezze come già dimostrato nella passata stagione da metà campionato in poi.

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