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Rugby, Sei Nazioni 2017: Italia-Irlanda. Cronaca di una disfatta senza appello, ma questo gruppo deve rimanere unito per non sprecare il lavoro svolto in questi mesi

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Ieri pomeriggio l’Italrugby ha subito la peggiore sconfitta in termini di proporzioni del punteggio da quando Conor O’Shea si è insediato sulla panchina azzurra, una disfatta senza appello al cospetto di un‘Irlanda ai limiti della perfezione nella sfida valida per la seconda giornata del Sei Nazioni 2017. Gli ospiti ci hanno inflitto un umiliante 63-10 tra le mura di uno Stadio Olimpico di Roma gremito come al solito per spingere i propri beniamini, ed invece la squadra realmente in partita è sempre stato solo quella avversaria, capace di centrare il primo bonus nella storia del Torneo già nella prima frazione e di mandare in archivio la pratica con la cifra incredibile di nove mete realizzate. Una prova di forza esemplificativa del talento e dell’organizzazione della formazione allenata da Joe Schmidt, la quale ha anche voluto mandare un messaggio a chi ne esaltava le difficoltà dopo il capitombolo al debutto contro la Scozia.

La nostra Nazionale non è mai davvero riuscita a combinare qualcosa di buono, oltre ad un calo nella ripresa abbastanza assimilabile a quello che l’Italia aveva subito domenica scorsa al cospetto del Galles; il problema è che stavolta i verdi avevano già scavato un margine enorme nei soli 40 minuti iniziali, relegando i rivali nella propria metà campo come mai dovrebbe accadere tra due schieramenti che competono sulla carta in una competizione così prestigiosa. A dir poco enorme la differenza di livello constatata ieri, e pensare che qualcuno aveva addirittura ipotizzato che gli azzurri potessero essere in grado di replicare il trionfo del 2013, l’ultimo all’Olimpico nel Sei Nazioni, proprio contro i britannici. Le speranze ci si sono ritorte contro nel modo più brutale possibile, a cui si aggiunge anche la consapevolezza di non aver raccolto nulla in queste prime due partite pur disponendo del vantaggio di giocare in casa.

Rispetto all’incontro al cospetto dei Dragoni, gli avversari hanno scalfito molto più facilmente lo stoico muro italiano grazie ad un ottima manovra di avvolgimento, un fattore di enorme rilevanza reso ancora più evidente da una mischia in costante sofferenza e da una mediana spesso non all’altezza della situazione. Non si può poi fare a meno di sottolineare che alcuni giocatori sono apparsi incapaci di reggere questi ritmi nell’arco degli 80 minuti, un dato sul quale O’Shea dovrà sicuramente riflettere onde evitare errori tecnici marchiani come quelli visti nella seconda metà di gara. Probabile dunque qualche variazione nel XV titolare già a partire dal prossimo proibitivo impegno in casa dell’Inghilterra a Twickenham.

L’importante, però, è che questo gruppo continui a rimanere unito nonostante le difficoltà, onde evitare di gettare al vento l’indiscutibile lavoro svolto dallo staff azzurro in questi mesi. Un concetto perfettamente espresso dal capitano Sergio Parisse: Ho visto i ragazzi correre e dare l’anima sacrificandosi, da capitano sono orgoglioso dei ragazzi che hanno dato tutto in campo. Odio perdere ma sono orgoglioso di loro. Sconfitte così bruciano tanto, ma questo gruppo resterà unito e per noi non cambierà niente. Sappiamo che tra due settimane ci aspetta una partita durissima a Twickenham”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Simone Favaro: “Conor ci ha detto di stare uniti e che la crescita passa anche attraverso questi momenti. Dobbiamo tirare fuori gli attributi. Bisogna ripartire, nel rugby non ci si può permettere di mollare. Abbiamo deciso di fare questo lavoro e non si può mollare”.

simone.brugnoli@oasport.it

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Foto: Profilo Twitter FIR

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