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Ciclismo, Adriano Malori: “Tornerò quello che ero prima dell’ematoma cerebrale. Dovrò mangiare tanta me..a”

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Il 2016 di Adriano Malori è stato terribile, iniziato con quella violenta caduta al Tour de San Luis che lo ha messo in serio pericolo di vita a causa di un ematoma cerebrale e chiuso con una frattura alla clavicola e un virus intestinale. Ormai però è tornato a pedalare e non vuole più fermarsi, come traspare nell’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport.

Sto migliorando brutalmente. Mobilità, postura. E la posizione in bici. Adesso mi alzo in piedi, stacco le mani e da come mi muovo vedo che è tutto più naturale rispetto a inizio settembre in Canada. Il mio peggior nemico sono io stesso prima dell’incidente”.

L’esempio che il 28enne fa è chiaro: “Vicino a casa mia c’è una strada che si chiama Val d’Enza, tira al 2-3% per 20km. Ogni volta che esco di casa, e vado come vado, penso al 2014 quando la facevo per preparare il tricolore a crono in Trentino. All’epoca usavo il 56 pieno a più di 40 all’ora. Per come sto adesso è un paragone mostruoso. Questo è condizionante…”.

 

Adriano non ritiene sia stato azzardato rientrare in gara a settembre: “Quello è stato un bene. Ho visto le cose da correggere, da migliorare. E lo sto facendo. La caduta alla Milano-Torino mi ha fatto pensare che mi sono risollevato dopo una paralisi e che non mi faccio buttare a terra da una clavicola”.

Il calendario corse nel 2017: “Mi sto allenando a casa, continuo a fare tutto quello che devo. Soprattutto ho trovato molto importante il pilates, mi segue una persone allo Studio Respira di Traversetolo. Lo farà pure durante la stagione. Avrei dovuto cominciare a Maiorca a fine mese, ma forse slitterò a Murcia e Almeria, 11-12 febbraio”.

A Malori basta essere un esempio di rinascita o vuole tornare a essere l’atleta capace di conquistare il secondo posto ai Mondiali 2015: “Le due cose vanno scorporate. Punto di vista sportivo e punto di vista umano. Sportivo: bisogna sempre porsi obiettivi più alti. Correre nel 2016 sembrava una pazzia, eppure ho corso. Fa parte del ciclista voler fare 11 pure se il massimo è 10, alzare sempre l’asticella. Umano: i risultati, anche se non si vedono nell’immediato, si ottengono. Tanti hanno la possibilità di recuperare, ma on succede perché si demoralizzato, non fanno la riabilitazione”.

Ritornare quello di prima non è una speranza, è un obiettivo. So benissimo che è irrealistico pensare di vincere la crono della Tirreno a marzo o in generale forse pensare di vincere per tutto il 2017. Dovrò mangiare tanta merda, ci saranno dei momenti in cui mi stacco anche mentre i big si fermano a fare pipì. Ma devo essere forte. Continuare. Ci vogliono tempo e pazienza. Però sono convinto di poter tornare a essere l’Adriano Malori di prima”.

 

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