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Editoriali

‘Italia, come stai?’: sport invernali, qualcosa non va. Troppe ombre da fondo e biathlon. E i giovani dove sono?

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L’avvio di stagione degli sport invernali ha regalato qualche certezza e tanti dubbi all’Italia.

Le notizie migliori sono arrivate dallo sci alpino. Peter Fill e Dominik Paris si sono confermati due punti di riferimento nella velocità, mentre nelle discipline tecniche va segnalato il ritorno ai massimi livelli di un uomo da grandi appuntamenti come Manfred Moelgg accanto al solido Stefano Gross, in attesa di ritrovare in buone condizioni di forma anche Giuliano Razzoli. Nel settore femminile è poi esplosa finalmente Sofia Goggia, terza in classifica generale di Coppa del Mondo e capace di giocarsi il podio in tre differenti discipline: se la bergamasca iniziasse a migliorare anche in slalom…Benissimo anche Marta Bassino, talento puro ormai stabilmente tra le big del gigante, in attesa di progredire in futuro anche tra i rapid gates e nelle discipline veloci: la polivalenza va costruita per gradi.
Non mancano, tuttavia, alcune zone d’ombra. L’Italia continua a faticare moltissimo nel gigante maschile, dove i soli Luca De Aliprandini e Riccardo Tonetti hanno lasciato vedere delle buone sezioni, peccando comunque in continuità. E’ entrato in una crisi tecnica e mentale Roberto Nani ed il licenziamento dell’allenatore svizzero Steve Locher non ha contribuito di certo a rasserenare gli animi di una squadra in confusione. Altra atleta in difficoltà è Federica Brignone: la 26enne sembra pagare la concorrenza interna di Goggia e Bassino. Lo slalom femminile si conferma poi il vero tallone d’Achille, senza giovani interessanti all’orizzonte.

Ci si aspettava ben altro inizio per lo sci di fondo: sinora i risultati maturati appaiono deficitari. Doveva essere l’anno della definitiva consacrazione per Francesco De Fabiani. L’atteso salto di qualità per l’aostano tarda ad arrivare ed anzi si è registrato per adesso un passo indietro rispetto alla passata stagione, con il 23enne mai in grado finora di agguantare un piazzamento tra i migliori 10 ed in due gare distance addirittura fuori dalla zona punti. Che l’azzurro non sia al top della forma è fuori discussione, ma qualche barlume di ripresa potrebbe arrivare già da sabato a La Clusaz, dove è in programma una 15 km mass start in tecnica libera. De Fabiani è un fondista che si esalta quando si tratta di fare corsa sull’uomo, mentre continua a faticare nelle prove con partenza ad intervalli (se si eccettua il trionfo sporadico di Lahti 2015, quando trovò il ‘treno’ del ceco Lukas Bauer). In ogni caso, sovente gli azzurri raggiungono una buona condizione in concomitanza con il Tour de Ski e proprio la gara a tappe di inizio anno, con un percorso adatto alle caratteristiche dell’italiano, potrebbe coincidere con la ‘rinascita’ di un De Fabiani che, fin qui, è apparso l’ombra di se stesso.
Alla squadra mancano anche i risultati di Federico Pellegrino. In questo caso esiste l’attenuante del piccolo stiramento all’adduttore patito dal valdostano ad inizio novembre. Attualmente non è la resistenza che manca al fuoriclasse di Nus, come testimoniano i progressi nelle gare di lunga distanza, bensì il cambio di passo determinante in prove esplosive come le sprint. Come nel caso di De Fabiani, la sensazione è che rivedremo il vero Pellegrino a gennaio. In attesa di risposte da parte delle due punte, è il resto della nazionale a preoccupare, e non poco. Il buon Dietmar Noeckler garantisce solidità e buone prestazioni in tecnica classica, mentre i Salvadori e Rastelli ‘ammirati’ nelle prime tappe hanno sfoderato un rendimento non all’altezza della Coppa del Mondo. Non è un caso che per il ruolo di quarto frazionista della staffetta sia tornato in auge il nome del 44enne Giorgio Di Centa, capace di infliggere severe lezioni ai giovani nelle gare di Coppa italia svolte nelle ultime settimane. Senza nulla togliere alla classe di un intramontabile campione olimpico, si tratta di un segnale pessimo per un movimento dove da anni manca un vero ricambio generazionale e l’ascesa dei Pellegrino e De Fabiani sembra più frutto del caso che di una programmazione mirata. Il fatto che un over40 sia ancora superiore a ragazzi di 10 o 20 anni più giovani non necessita di ulteriori commenti.
Qualche barlume di luce è arrivato a Davos nel settore femminile con la doppia top10 di Ilaria Debertolis ed il quarto posto nelle qualifiche della sprint ad opera di Gaia Vuerich. Certo, le valchirie scandinave restano di un’altra categoria, tuttavia si tratta già di un deciso passo avanti rispetto all’anonimato del passato recente.

Non entusiasmante neppure l’avvio del biathlon. In particolare preoccupa il settore femminile: della squadra che lo scorso anno lottava costantemente per il podio in staffetta resta, per il momento, solo il ricordo. Podio nell’inseguimento di Oestersund a parte, Dorothea Wierer si è resa artefice di un avvio sottotono, non così continua al poligono e distante nel passo sugli sci dalle big internazionale come Laura Dahlmeier, Marie Dorin-Habert, Kaisa Makarainen, Gabriela Koukalova e Justine Braisaz. Continua a rimanere nel limbo delle promesse Lisa Vittozzi, sempre troppo lenta nella componente fondo per poter coltivare ambizioni di vertice. Si è smarrita Karin Oberhofer, Alexia Runggaldier resta una garanzia solo al poligono, mentre continuano a palesare troppi alti e bassi Nicole Gontier e Federica Sanfilippo. Non è un caso se ieri la staffetta, priva della Wierer, non abbia concluso nemmeno nelle prime dieci posizioni.
In campo maschile, dove le attese erano (e sono) oggettivamente inferiori, Lukas Hofer e Dominik Windisch stanno denotando una buona condizione di forma, pur con qualche alto e basso al tiro. E’ bene chiarire come i due altoatesini, per puntare al podio, debbano effettuare una gara perfetta e sperare che i favoriti non facciano altrettanto. In un contesto dominato dal francese Martin Fourcade, i due azzurri possono recitare il ruolo di outsider e, di tanto in tanto ed in particolari condizioni, sperare di far capolino nelle zone nobili della classifica. Anche qui, come nello sci di fondo, mancano i ricambi. Thomas Bormolini e Giuseppe Montello, comunque non giovanissimi, ieri hanno dato tutto in staffetta, ma si tratta pur sempre di biathleti molto distanti dal vertice internazionale. Anche in Ibu Cup non si intravedono talenti pronti al salto in Coppa del Mondo.

federico.militello@oasport.it

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