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Olimpiadi Rio 2016: l’araba fenice Federica Pellegrini, portabandiera di un’Italia che vuole lottare

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E’ il coronamento di anni e anni di carriera fatti di grandi sconfitte e grandissime vittorie, momenti dove mi sono persa e momenti dove mi sono ritrovata o altri... dove ho perso qualcuno di importante! Nonostante tutto ogni volta che vado a letto mi dico che ne è valsa la pena perché ho saputo combattere sempre, senza mai mollare, pronta per ricominciare tutto la mattina successiva” – sono queste le parole “social” (Instagram) di Federica Pellegrini, dopo essere stata ufficialmente nominata portabandiera della spedizione italiana ai XXXI Giochi Olimpici di Rio dalla giunta esecutiva del Coni presieduta da Giovanni Malagò al Foro Italico. La voglia di lottare e reagire alle difficoltà incontrate lungo il proprio percorso agonistico sono concetti che la Pellegrini ha ripreso anche nel corso del discorso, nel Palazzo del Coni, dedicato all’investitura: Sono molto emozionata: lo sport è sempre stata la mia vita, la mia grande passione. E quello che vorrei portare a Rio guidando questa squadra azzurra è la voglia di combattere, di non arrendersi mai qualsiasi cosa succeda“. Una scelta che a detta del Presidente della massima Istituzione sportiva Malagò è stata “a furor di popolo” ma che in realtà ha destato perplessità per quanto avvenuto 4 anni fa (Londra 2012), quando “La Divina” rifiutò questo ruolo che tutti volevano assegnarle: “Le polemiche del 2012 mi hanno fatto molto male – precisa la campionessa veneta – Perché io sono molto patriottica. Per me declinare la possibilità di portare la bandiera fu una cosa abbastanza logica, magari per gli addetti ai lavori non lo era, ma il giorno dopo la cerimonia avevo i 400 metri stile libero, una delle mie gare più importanti. Stavolta non faccio i 400, avrò la staffetta che è meno dispendiosa. Per la prima volta su 4 Olimpiadi parteciperò alla cerimonia di apertura. Sembra assurdo dirlo, ma le gare di nuoto cominciano subito” (fonte gazzetta.it).

Contraddizioni e idee discordanti che rappresentano la cartina di tornasole di un’atleta in grado di emozionare ma nello stesso tempo dividere il pubblico per il suo modo di essere ed interagire. Un personaggio che è andato al di fuori di quanto fatto in vasca, riconosciuto in tutto il mondo anche per il potere mediatico che ha. Fattore, ci permettiamo di dire, determinante nella scelta al pari dell’amicizia con l’attuale numero 1 del Coni Malagò, ex Presidente del Circolo Canottieri Aniene per il quale Federica gareggia. Tuttavia, al di là di tutto, resta il curriculum ragguardevole che la nuotatrice di Spinea può vantare: 40 medaglie tra Olimpiadi, Mondiali ed Europei in vasca lunga e corta. A queste vanno aggiunti due ori ai Giochi del Mediterraneo di Pescara 2009 e quattro podi alle Universiadi di Bangkok 2007. Di sicuro, tra tutti questi successi, Pechino (1 oro nei 200 stile libero) e Roma (2 ori nei 200 e 400 stile libero conditi da 3 record del mondo) hanno un significato particolare.

Dopo quel magico 2009, infatti, uno dei  momenti più bui e difficili da affrontare per la scomparsa del suo mentore Alberto Castagnetti, colui che l’aveva portata alle gioie olimpiche ed iridate. Una perdita che aveva fatto traballare la fuoriclasse azzurra, lasciandola sola, priva di un riferimento fondamentale. La forza d’animo e la voglia di continuare a combattere hanno però fatto risorgere l’araba fenice Pellegrini, continuando il proprio incedere in piscina e conquistando altre vittorie prestigiose, ad eccezione dei poco fortunati Giochi di Londra 2012. Rio potrebbe essere, dunque, l’ultimo atto per la nostra attrice protagonista, nei tanto amati 200 stile libero. Il sogno di una medaglia, coronando una carriera vissuta in totale simbiosi con l’acqua, fondendosi con essa.

Federica è la dodicesima donna portabandiera, la quinta nelle Olimpiadi estive dopo la ginnasta Miranda Cicognani a Helsinki 1952, la saltatrice in alto Sara Simeoni a Los Angeles 1984, le fiorettiste Giovanna Trillini e Valentina Vezzali ad Atlanta 1996 e a Londra 2012. In più, nel nuoto in piscina, è la prima volta in tutta la storia, escludendo il mitico tuffatore Klaus Dibiasi facente parte della FIN. Una nomina che ha anche per questo una valenza speciale e fa dell’Italia un Paese sempre più donna, ricordando Martina Caironi prossima portabandiera alle Paralimpiadi.

 

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giandomenico.tiseo@oasport.it

Twitter: @Giandomatrix

Foto: fonte DeepblueMedia

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