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Atletica, Mondiali indoor: Stati Uniti padroni (quasi) assoluti

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Valutando I Campionati del Mondo a 360° vi sono diversi spunti di riflessione da fare, alcuni di essi meritano una menzione particolare

A livello generale sono stati Mondiali di medio livello, considerando le assenze e l’anno olimpico, con un impianto eccellente e pedane molto reattive, non a caso i salti in estensione hanno fornito dei buoni riscontri in termine di media di prestazioni dei finalisti.

La scelta delle finali dirette nei concorsi è criticabile ed è forse figlia della coincidenza temporale con Rio de Janeiro; apprezzabile la presentazione singola dei partecipanti dalle semifinali in poi, ma godibile solo dagli spettatori in loco. La causa è piuttosto ovvia, non serve scimmiottare il nuoto, che prevede una gara seguita da un’altra, la contemporaneità degli eventi renderà sempre possibile una fase “calda” di una competizione, mentre un’altra vede l’entrata in campo dei protagonisti.

Gli Stati Uniti hanno dominato il medagliere, grazie anche all’assenza russa, di fatto sono stati l’unica potenza in gara con una selezione di alto livello, con poche assenze di peso; a seguire l’Etiopia regina del mezzofondo. Tra le grandi nazioni bene ha fatto la Gran Bretagna, pur senza ori e la stessa Francia, anche se si attendeva un oro dai 60hs uomini. Bocciate Germania, ormai una costante al di fuori dei lanci e il Kenya, da cui era lecito aspettarsi qualcosa di meglio. Stupiscono le medaglie del Burundi, a conferma dell’universalità dell’atletica, mentre la Giamaica ha presentato, in pratica, le “riserve”.

Proprio la Giamaica ha espresso la grande delusione di Asafa Powell, per l’ennesima volta dominatore dei turni preliminari, poi regolarmente battuto in finale, cosa successa anche a Dafne Schippers, la quale, però, sui 60 ha l’ovvio tallone d’Achille della partenza, complimenti a Barbara Pierre che ha conquistato l’oro a sorpresa.

Sono risultati molto sotto tono nel mezzofondo Ayanleh Souleiman di Gibuti, assolutamente inadatto alle gare tattiche e Abdalaati Iguider, marocchino nei 1500. Tra le sorprese più grandi va annoverato l’oro di Jack Walsh, neozelandese, nel lancio del peso.

Conferme ad alto livello sono arrivate da Renaud Lavillenie nell’asta e dai tanti mezzofondisti statunitensi, con l’iridato Matthew Centrowitz su tutti; USA da applausi anche nei salti in lungo, grazie a Brittney Reese, nella gara più bella dei tre giorni, e Marquis Dendy.

Il triplo ha celebrato le due rivelazioni dell’anno Bin Dong, cinese e Yulimar Rojas, venezuelana, che non hanno sentito la pressione dei favoriti; in aggiunta la giovanissima Vashti Cunningham, regina dell’alto.

Un discorso a parte merita il “cagnaccio” Pavel Maslak nei 400, uno che quando deve correre sull’uomo è durissimo da battere e che si è riconfermato sul tetto del mondo.

Le due stelle della manifestazione sono state indubbiamente l’uomo di casa Ashton Eaton, anzi la famiglia considerando l’oro parallelo splendido della moglie Brianne e Genzebe Dibaba, la sua corsa meravigliosamente rotonda e aggraziata è uno spot per invitare a correre.

E poi? E poi c’è Gianmarco Tamberi che non finiremo mai di celebrare….

L’appuntamento per la prossima edizione è a Birmingham nel 2018.

 

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gianluca.pessoni@oasport.it

Foto: Twitter Genzebe Dibaba

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