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Atletica

Atletica, Mondiali 2015 – L’Italia a picco: tra infortuni, prestazioni shock, preparazioni errate e…

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Gioire per un misero turno di batteria passato per 10 centesimi, col quarto tempo di ripescaggio. Aspettare praticamente una settimana per poter sperare di acciuffare una medaglia. Rimanere inchiodati a quota 6 punti dopo quattro giorni di competizione. Contare 9 eliminazioni su 10 atleti scesi in pista (oltre metà del contingente considerando le staffette come una singola unità). E soprattutto aggrapparsi alla scusa degli infortunati e di chi è rimasto a casa.

Questo è il quadro purtroppo veritiero dell’atletica leggera italiana che sta letteralmente naufragando ai Mondiali di Pechino. Allo Stadio Olimpico la nostra Nazionale è abulica, praticamente morta, specchio di un movimento stagnante e in crisi da troppi anni, sempre nascosto dietro alla medaglietta che in un modo o nell’altro si porta a casa ogni volta da una rassegna internazionale. Certo, per il colpo di genio del singolo talento, non per la vivacità del movimento.

 

Chiara Rosa, Marco Lingua, Simona La Mantia non ammessi alla Finale a 12 nonostante fossero necessarie delle misure modeste e abbondantemente alla loro portata. Segno che gli azzurri fanno fatica a esprimere il meglio di sé proprio nel momento clou dell’anno.

Giordano Benedetti e Margherita Magnani non qualificati a una fattibilissima semifinale. Presenza anonima di Jamel Chatbi, Jacques Riparelli e Benedicta Chigbolu. Marciatori a ridosso di una poco significativa ventesima posizione.

Yadisleidy Pedroso che inciampa nell’ultima barriera (che errore tecnico!) e ruzzola a terra, a pancia in giù, faccia sulla pista. Quella è l’immagine del nostro movimento, davvero ai minimi storici.

Non può bastare un faticoso passaggio del turno ad opera di Libania Grenot (solo ai ripescaggi e arrivato per soli 10 centesimi) per poter essere soddisfatti.

Vedremo oggi pomeriggio se la Panterita riuscirà ad agguantare la finale dei 400m (l’impresa sembra impossibile) ma è quasi certo che rimarremo inchiodati ai sei punti portati a casa dagli immensi maratoneti Ruggero Pertile e Daniele Meucci che meritano un voto a parte rispetto a quanto stanno facendo gli altri.

 

Deve passare anche di moda la stancante frase “ho dato il massimo, sono contento così” come se l’importante fosse partecipare. Perché se le medaglie sono difficili da raggiungere (e ci mancherebbe altro!) almeno si chiede un tempo, misura, prestazione che quantomeno sia la migliore della stagione. Perché spesso basterebbe quella per raggiungere degli onorevoli obiettivi.

Si arriva quasi spenti all’evento clou (ah, un Mondiale non è un appuntamento di passaggio, per rispondere a chi è arrivato a dire addirittura questo), quasi spompi fisicamente e mentalmente.

O spesso non ci si arriva nemmeno. Perché si incappa in infortuni spesso inspiegabili per forzare la preparazione all’evento. E qui i problemi sono ben altri. Perché non possono rimanere a casa Alessia Trost, Fabrizio Donato, Valeria Straneo, Federica Del Buono, Daniele Greco e chi più ne ha più ne metta. Come, sia chiaro, non bisognerà dire a fine rassegna che l’Italia è andata male perché mancavano quelle punte…

Bisognerebbe indagare perché l’Italia sia funestata da così tanti crac, perché i recuperi siano infiniti, perché molti atleti spariscano dalla circolazione così, di punto in bianco (i nomi si sprecherebbero).

Tra errori di preparazione, motivazioni spesso vicine allo zero (inspiegabilmente), l’atletica leggere italiana, la Regina degli sport, la base di tutto sprofonda sempre di più.

 

I giovani. Sì vero, ce ne sono tanti. Fanno benissimo nelle categorie minori tra gli “under” e poi…dove finiscono? Perché spesso e volentieri manca il salto di qualità? Mancanza di fiducia, investimenti, voglia? Cos’altro…

 

Nella notte tra giovedì e venerdì Eleonora Giorgi, Elisa Rigaudo e Antonella Palmisano porteranno verosimilmente a casa qualcosa (si spera) dalla 20km di marcia ma che poi non ci si nasconda dietro a quell’alloro. Magari due se riuscirà il miracolo nel salto in alto maschile (e bisognerà aspettare domenica, l’ultima giornata…).

Perché i problemi sono sotto gli occhi di tutti. Ben evidenziati da questa prima parte di Mondiale. C’è chi auspica lo “0” per provare a risolvere i problemi. Mai gufare contro l’Italia! Anche perché lo zero nel medagliere arrivò già ai Mondiali 2009. È cambiato qualcosa?

Ah, tra un anno ci sarebbe anche un’Olimpiade. Recuperiamo (si spera…) i già citati top, ma davvero con che ambizioni andiamo?

Ma forse, in fondo, è tutta colpa del cibo mangiato a Dalin e della pista inadatta. Perché, cattiva abitudine, la colpa è sempre altrui e mai di chi va in pista.

 

(foto FIDAL/Colombo)

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