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Italrugby: Vunisa e Haimona, nuovi italiani ma vecchi problemi?

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La questione-naturalizzati, nell’Italia rugbistica, è da sempre oggetto di intense discussioni. Dibattiti alimentati, per forza di cose, dalle convocazioni di Jacques Brunel per i prossimi test match di novembre, dove gran parte della attenzioni è inevitabilmente ricaduta sui due nomi inediti per la maglia azzurra, il figiano Samuela Vunisa e il neozelandese Kelly Haimona. Ma ora italiani a tutti gli effetti, perlomeno per Ovalia, malgrado in molti abbiano storto il naso alla lettura dei due zebrati nella lista dei 30.

I motivi sono presto spiegati. A due equiparati, formati tecnicamente in scuole downunder, i ‘puristi’ del movimento avrebbero preferito che in Nazionale fossero arrivati giovani promesse cresciute interamente in territorio e club (o le tanto vituperate Accademie) italiani, innanzitutto per infondere credibilità ad un sistema soggetto a fin troppe crepe negli ultimi tempi. Invece, la Federazione ha preferito intraprendere una strada sicuramente più corta e solo apparentemente più sicura, che ha portato alla convocazione dei due isolani dopo i tre anni trascorsi in Italia tra Piacenza (il solo Haimona), Calvisano e Zebre (tanto per mettere ulteriore pepe nella questione). Lo straordinario impatto in Eccellenza li ha proiettati velocemente nella realtà celtica, in cui entrambi hanno avuto difficoltà iniziali nell’ambientarsi a causa della notevole discrepanza tra Pro12 e campionato italiano.

Ma se Haimona, grazie anche al periodo da permit player, sembra essersi ormai adattato alla nuova lega e ai nuovi ritmi, Vunisa sta ostentando ancora lacune nell’allinearsi ai ritmi e alle velocità richieste da un campionato di livello evidentemente superiore, nonostante abbia un anno in più di esperienza in maglia zebrata alle spalle. Eppure, dopo una seconda metà di stagione convincente, il n°8 ha ricominciato ad evidenziare gli stessi difetti degli esordi: poca mobilità, nessuna efficacia come ball carrier e 115 kg utilizzati in maniera tutt’altro che utile alla causa, tanto da risultare uno dei peggiori in queste prime settimane. E la sua convocazione, del resto, è stata quella più rumorosa, proprio a causa del suo deficitario rendimento. Brunel, probabilmente, avrà ragionato in prospettiva post-Parisse, quando resterà il solo Barbieri come vero n°8, ma se il figiano resterà quello non-ammirato recentemente il ct francese farebbe meglio a puntare su nomi come Filippo Lazzaroni, il talentuoso flanker trevigiano classe ’94, o su un emergente proveniente dall’Eccellenza (Ferro, Bernini).

Diverso il discorso riguardante Haimona, giocatore più solido e convincente rispetto a Vunisa. Se la bocciatura come numero 10 è ormai acclarata, per l’eccessiva lentezza nel gestire la cabina di regia a questi livelli, l’ex Lyons sembra aver trovato la sua giusta dimensione come primo centro. Il neozelandese, dotato di un fisico imponente e ideale per quel ruolo, non sarà certo un fenomeno, ma può vantare skills interessanti e un’intelligenza tattica non indifferente, oltre ad un piede estremamente preciso dalla piazzola e a delle ottime doti da difensore. Puntare su Haimona, però, vuol dire anche compiere una scelta piuttosto conservatrice, in quanto il 28enne difficilmente potrà aggiungere qualcosa in più alla Nazionale, ma soltanto mantenere un discreto livello in un ruolo carente d’interpreti, a causa del momento poco brillante di Sgarbi e dell’eterna incognita riguardo Andrea Masi. Nuovi italiani, dunque. Ma vecchi problemi.

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daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

Foto: zebrerugby.eu

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