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Ciclismo

Mondiali Ponferrada: esulta la Ferrand-Prèvot, Bronzini 4^

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Una prova iridata strana, che concentra negli ultimi chilometri i colpi di scena dopo lunghe ore di sbadigli: il titolo mondiale femminile categoria élite va alla francese Pauline Ferrand-Prèvot, astro nascente del ciclismo, mentre per l’Italia si registra un amaro quarto posto firmato dalla pur encomiabile Giorgia Bronzini.

Due terzi di corsa trascorrono con una tranquillità dal punto di vista tattico turbata unicamente dalle cadute: bruttissima, in particolare, una di queste che coinvolge anche Marianne Vos e Giorgia Bronzini, poi tocca alla campionessa nazionale Elena Cecchini e per due volte all’instancabile Susanna Zorzi, ma tutte le atlete vengono correttamente attese dalla non infervorata testa del plotone, mentre Valentina Scandolara è fermata da una crisi respiratoria. Nel mezzo, qualche timido tentativo della slovena Spela Kern e della statunitense Alison Powers, che vengono comunque controllate da un gruppo spesso condotto dalle azzurre e dalle tedesche. Negli ultimi due giri, fa la sua comparsa un’improvvisa e forte pioggia, con l’australiana Rachel Neylan che tenta di approfittarne in solitaria, ma una “frustata” di Rossella Ratto riporta sotto un plotone sempre più ridotto. Dopo un tentativo a ranghi ridotti, circa trenta atlete si trovano a giocarsi, nell’ultimo passaggio, il Campionato del Mondo: tra queste, oltre alla Ratto, anche Elisa Longo Borghini, Giorgia Bronzini, Tatiana Guderzo e ovviamente le altre favorite a partire dalla Vos. La bergamasca e la piemontese dimostrano continuamente un’ottima condizione, rintuzzando a turno, di volta in volta, i tentativi delle altre: la stessa Vos non lesina energie nel chiudere in prima persona ogni azione. Sull’ultimo strappo, Emma Johansson tenta l’azione decisiva: Vos, Armistead e Longo Borghini non mollano un metro: il quartetto fa presto il vuoto. Ai 1500, la piemontese tenta un timido scatto prontamente replicato dall’olandese, ma sul momento le quattro ragazze si fermano letteralmente e vengono clamorosamente riassorbite da un gruppo più nutrito di cui fa parte anche Giorgia Bronzini: sulla larghissima sede stradale, la Ratto tenta di scombussolare i piani delle sprinter più pure, ma sono quattro ragazze a giocarsi praticamente al fotofinish il successo. Il titolo va così alla ventiduenne francese Pauline Ferrand-Prèvot, la cui vittoria è comunque più nitida rispetto ai piazzamenti seguenti: seconda la tedesca Lisa Brennauer, già campionessa del mondo a cronometro, terza Emma Johansson (Svezia) che brucia per una questione di millimetri una Giorgia Bronzini autrice di una rimonta strepitosa lungo le transenne dopo essere rimasta chiusa. Solo decima Marianne Vos, poco più indietro le generosissime Rossella Ratto ed Elisa Longo Borghini.

Foto: pagina Facebook Pauline Ferrand-Prèvot

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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

7 Commenti

1 Commento

  1. ale sandro

    28 Settembre 2014 at 13:15

    Ma infatti non ho letto in giro e nemmeno nei nostri commenti critiche eccessive o processi alle azzurre. E’ innegabile che qualcosa è stato sbagliato, il merito comunque di essere state sempre tra le protagoniste non glielo tolgono nemmeno quest’anno. Prendersela poi con le ragazze o il c.t. che in tutti questi anni hanno sbagliato poco e niente e vinto tanto sarebbe il colmo, però è giusto sottolineare anche quando si sbaglia.
    La Prevot è una fuoriclasse di una completezza unica, la vera erede della Vos tra l’altro sua compagna di squadra che deve ringraziare la francese per il Giro portato a casa quest’anno. Però per come la vedo io la ciclista che più si rammaricherà a questo mondiale è la svedese Johansson, che secondo me si è mangiata il titolo, perchè è quella che mi è sembrata più in palla di tutte.
    A prescindere dal fatto che ci sia la pioggia o meno ad indurire la corsa, per la gara di oggi se si rimane con le mani in mano allora tanto vale non partire. Se non si hanno più come un tempo gli uomini da vittoria con volata di gruppetto su circuiti di questo tipo, non ha alcun senso rimanersene a ruota ad aspettare. Il concetto dell’ineluttabile tipico dell’italiano lo odio profondamente. Se non si hanno le gambe è un altro discorso , ma la fatica la si fa sia andando in fuga da metà gara in poi, così come la si fa nel gruppo tirando per non far prendere vantaggio alla stessa fuga.
    Prima si tenta magari con De Marchi ,uno dei due Caruso e Visconti insieme e si costringe gli altri a tirare. Poi vedremo quanti ne rimangono a noi e agli altri negli ultimi due giri, e soprattutto chi rimane,e se gli altri son più forti, bravi loro. La resa anche prima di lottare è una cosa che non accetto.
    Cassani ha fiducia in 6-7 corridori per il finale, e bene così, ma è meglio che siano con altri 30-40 corridori al massimo o con un’ottantina? Questo è il concetto di corsa dura, se poi la si vuole “massacrante” allora vuol dire che si muovono pure i favoriti ben prima dei giri finali, e sarebbe ancora meglio per lo spettacolo, oltre al fatto che non penso vengano danneggiati gli azzurri. Se invece si sposa il Valverde pensiero,cioè sparagnini fino al midollo perchè muoversi prima non serve, non ci si lamenti dopo (e non vale solo per l’Italia ovviamente) o non si dica “ehh non poteva finire altrimenti”. 🙂

  2. Luca46

    28 Settembre 2014 at 10:07

    E’ fuori di dubbio che nella volata finale ci sono stati degli errori in casa azzurra ed io credo anche che se la Ratto avesse tirato la volata a Giorgia la Bronzini avrebbe vinto lo sprint. Non mi sento però di dare eccessive colpe alla Ratto perchè non c’è stato il tempo di mettersi daccordo e forse in quei frangenti è mancata di lucidità. Come non mi sento di dare colpe alle altre azzurre che secondo me hanno interpretato la gara in modo impeccabile. Forse come dici te pensava di avere a ruota Giorgia, certo è che proprio questa azione ha scombussolato la volata della Bronzini. La francese comunque si è resa protagonista di un azione straordinaria, questa ragazza ha numeri eccezionali.
    Quanto alla gara di domani è difficilmente interpretabile per i nostri (soprattutto per le caratteristiche dei nostri corridori). Si dice che il circuito è facile ed è vero ma come al solito la corsa la fanno i corridori e non il tracciato che può solo dare una mano. A volte fa più selezione un cavalcavia. Aspettare gli ultimi 3 giri potrebbe non servire a niente ma solo a sprecare energie. Io credo che fare la corsa dura serva a poco, o la si fa massacrante ma veramente massacrante partendo con un lavoro ai fianchi anche prima dei 100 km all’arrivo oppure tanto vale aspettare gli ultimi 5 o 10 kilometri che sono quelli in cui si risolve la gara. Cassani se non ha fatto pretattica propende per questa seconda strategia infatti ha parlato di arrivare all’ultimo giro con 7 corridori in grande forma. Io credo che se Nibali è in forma Tour possa anche fare il numero nell’ultimo strappetto ed andare via senza essere ripreso un po’ come nella tappa in Gran Bretagna ma se il gruppo è fresco questo è difficilmente realizzabile in un mondiale. Quindi manderei De Marchi in fuga seriamente a più di 100 km dall’arrivo.
    Detto questo poi è inutile fare tanti discorsi perchè se le gambe girano si possono fare tante cose ma se gli altri ne hanno di più la puoi mettere come vuoi che difficilmente vinci. Sicuramente non abbiamo niente da perdere ed è probabile che quest’anno la corsa la debbano fare gli altri.
    In ogni caso si concluderà un altro mondiale negativo per l’Italia. Nelle corse in linea ci sono sempre più nazioni che lottano per la vittoria e nelle categorie giovanili non abbiamo più la supremazia di un tempo. Le cronometro le abbiamo tralasciate indecorosamente per troppo tempo e mi sembra che dopo tanto chiacchericcio si stia facendo ancora poco. Servono progetti non chiacchere.

    • Gabriele Dente

      28 Settembre 2014 at 11:54

      Parli di progetti? Te lo dico io qual è il progetto di Di Rocco & C.: si salvi chi può e che Dio ce la mandi buona! E Dio ci manda il triplo zero!

      • ale sandro

        28 Settembre 2014 at 12:53

        😀 come non essere d’accordo con te , Gabriele. Del resto pure lo stesso Martinello, che si era fatto promotore anni fa in federazione di un vero grande progetto di cambiamento cestinato dalla stessa cricca, ieri ha spiegato in maniera ben chiara che così non va e che ancora non si è sulla strada giusta.

      • MARIO82

        28 Settembre 2014 at 12:59

        Purtroppo temo che sia il progetto di buona parte dello sport italiano , chiacchierano tanto ma non cambia mai niente e ormai ci salvano (E’ proprio il caso di dirlo ) solo Tiro e Scherma.
        E’ evidente che lo sport azzurro e’ in crisi e il paese invece e’ addirittura in depressione in un momento in cui invece la Francia (nostra rivale storica) mi pare essere addirittura all’apice della sua storia (interessasante il vostro articolo) e questo secondo me si spiega più che altro col fatto che hanno a disposizione più materiale umano (non sottovaluterei il fatto che la Francia ha un tasso demografico superiore al nostro e questo farà ancor più la differenza in futuro) e grazie ad un sistema di reclutamento evidentemente migliore del nostro riescono ad ottenere questi risultati e ad essere competitivi in sempre più discipline.
        Insomma se non ci sarà una decisa inversione di tendenza dovremo abituarci a vedere i cugini ben davanti a noi nel medagliere olimpico.

  3. ale sandro

    27 Settembre 2014 at 20:10

    Sì, c’è stata una confusione non da poco tra le azzurre nell’ultimo chilometro e mezzo. Una volta che il tentativo del quartetto con la Longoborghini era andato in fumo (e mi stupisco che queste 3 campionesse oltre all’azzurra si siano lasciate sfuggire una simile occasione), ci dovevano essere accordi ben precisi sull’impostare la volata per la Bronzini. Forse la Ratto ha pensato di avere a ruota Giorgia, ma in ogni caso avrebbe dovuto pilotare la velocista azzurra e poi partire per lanciarla al meglio. Che invece ha dovuto fare uno slalom assurdo. Peccato perchè tutte hanno fatto una prova importante cercando di smuovere la corsa o di essere protagoniste, ma questa volta è mancato un po’ a tutte qualcosa anche dal punto di vista tattico.
    Riguardo al percorso sono convinto per domani di ciò che avevo scritto una settimana fa e ancora di più vedendo anche le altre gare dei più giovani, e cioè che non bisogna attendere ma attaccare promuovendo fughe anche con due uomini alla volta molto prima degli ultimi tre giri. Solo così si fiaccherà la resistenza di Australia e Germania, oltre che di tanti passisti veloci e outsider. Diversamente il correre a mò di gregge porterà parecchi corridori al volatone. Attenzione al rettilineo finale e ad uscire troppo presto perchè si rischia di “rimbalzare”.

  4. MARIO82

    27 Settembre 2014 at 18:12

    Io la vedo così
    Purtroppo lo scatto della Ratto ha scombussolato solo i piani della Bronzini inducendola a perdere la ruota della Vos , la quale poi nel momento in cui l’azione dell’azzurra si e’ esaurita (intruppando la Bronzini) e’ scattata tirando praticamente la volata alla francese che nel frattempo si era messa a ruota della olandese.

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