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Storie Mondiali: Thomas N’Kono e la leggenda dei Leoni Indomabili

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In ogni edizione della Coppa del Mondo, giornalisti ed esperti di ogni parte del globo preannunciano che “Questo sarà l’anno delle squadre africane“. In realtà, il calcio africano degli ultimi trent’anni ha sempre impressionato per un mix incredibile di potenza, resistenza e velocità, qualità ben esemplificate da grandissimi attaccanti come Roger Milla, George Weah e Didier Drogba, ma spesso non ha presentato quell’organizzazione di gioco e quelle abilità difensive fondamentali per imporsi a livello internazionale. La prima squadra del Continente Nero a far entusiasmare gli appassionati di tutto il mondo è stata il Camerun degli anni ottanta, che aveva le sue stelle nel Roger Milla già citato prima, formidabile e longevo goleador, e in Thomas N’Kono, il miglior portiere mai espresso dal football africano.

Thomas N’Kono nasce a Dizangue, nella Provincia Litorale,  il 20 luglio 1956, nel pieno del decolonialismo che sfocerà, quattro anni più tardi, nell’indipendenza nazionale dalla Francia. Non ha neanche 16 anni quando esordisce tra le fila del Canon Yaoundè, la squadra della capitale camerunense che, con questo giovane ragazzo tra i pali, si aggiudica cinque campionati, quattro edizioni della Coppa del Camerun e tre trofei continentali durante gli anni settanta. Appena ventenne, è già nel giro della nazionale che però dovrà aspettare ancora qualche anno per farsi conoscere a livello mondiale. Il giovane N’Kono, 183 centimetri di statura e 80 kg di peso, si afferma ugualmente come uno dei migliori portieri del Continente Nero, tanto da aggiudicarsi, primo camerunense della storia, il titolo di Calciatore Africano dell’Anno 1979, la versione locale del Pallone d’Oro.
Finalmente, nei primi anni ottanta la nazionale del Camerun, composta da giocatori giovani e guidata in panchina dall’esperto tecnico francese Jean Vincent, riesce ad emergere con decisione, qualificandosi alla Coppa d’Africa 1982 e soprattutto al Campionato del Mondo che si svolge nello stesso anno in Spagna. Il 15 giugno, allo stadio Riazòr di La Coruña, i camerunensi fanno il loro esordio sul palcoscenico mondiale contro il Perù. L’attenzione del pubblico presente è rivolta subito verso il portiere della squadra africana: infatti, alcuni spettatori, non senza ilarità, si chiedono se N’Kono giochi a gambe nude, perchè il nero intenso dei suoi lunghi pantaloni viene confuso con l’altrettanto scuro colore della sua pelle. Il numero 1 del Camerun dissiperà presto qualunque sarcasmo, compiendo una serie di parate decisive che congeleranno il risultato sullo 0-0.
Pochi giorni più tardi, tocca alla brillante Polonia di Zibi Boniek e Grzegorz Lato, che però, al pari dei peruviani, impatta sul muro eretto dalla difesa africana, senza riuscire a violare la porta di N’Kono: anche questo incontro si conclude infatti sullo 0-0. Il 23 giugno si disputa l’ultima partita di quell’equilibrato gruppo 1, con il Camerun chiamato ad affrontare una delusissima Italia, incapace di sconfiggere Polonia e Perù nei due precedenti incontri. Solamente dopo un’ora di gioco la nazionale di Enzo Bearzot riesce ad andare in rete, con un colpo di testa di Ciccio Graziani che beffa N’Kono, scivolato nel tentativo di agguantare il pallone. Tuttavia, un minuto più tardi Grégoir M’Bida pareggia immediatamente i conti, siglando la prima rete del Camerun ai Mondiali. Il risultato finale di 1-1 premia gli Azzurri, che passano il turno per differenza reti, e, pur tra i fischi e le critiche di tifosi e giornalisti, si avviano sulla strada che li porterà a vincere il torneo.
I giocatori del Camerun, eliminati senza aver perso una partita, si guadagnano così il soprannome di Leoni Indomabili per la loro grinta e determinazione. Nei mesi e negli anni successivi si parlerà spesso di combine relativamente a questa gara, ma nessuna inchiesta produrrà mai risultati in tal senso. In compenso, il portierone vince per la seconda volta il titolo di Calciatore Africano dell’Anno.
Le ottime prestazioni mondiali sono il trampolino di lancio per la carriera di molti giocatori della nazionale africana e anche di Thomas N’Kono, messo sotto contratto dall’Espanyol, la seconda squadra di Barcellona dove militerà per nove, lunghe stagioni. Nonostante sia ben piazzato fisicamente, nel suo stile non perde certo l’agilità e i riflessi felini che contraddistinguono tutti i grandi portieri della storia, da Jascin a Banks, da Zamora a Zoff.

In nazionale, si alterna tra i pali con Joseph-Antoine Bell, esperto portiere che milita nel campionato francese. Il Camerun si aggiudica la Coppa d’Africa sia nel 1984 che nel 1988 e si qualifica per il Campionato del Mondo di Italia 1990, dopo aver mancato l’appuntamento quattro anni prima. Teoricamente, il titolare della selezione allenata dal russo Valerij Nepomniachi dovrebbe essere proprio Bell: lo confermano i numeri di maglia, visto che a N’Kono viene assegnato il 16, mentre l’uno spetta al collega. Tuttavia, ci sono dei dissidi tra l’allenatore ed il titolare in pectore, dissidi accresciuti dalle posizioni politiche del giocatore.
Bell non è propriamente stimato dal regime che si maschera sotto il beffardo nome di Unione Democratica (l’unico partito ammesso alla vita politica del Camerun), perchè si è fatto spesso portatore degli interessi dei contadini e degli studenti, utilizzando al meglio la sua notorietà, e per questo deve essere escluso. Così, nella partita inaugurale dell’8 giugno a San Siro, contro i campioni uscenti dell’Argentina tocca ancora a N’Kono.

La Selecciòn biancoceleste è pero lenta e prevedibile, e subisce pesantamente l’aggressività e la tenacia del Camerun: nei primi minuti della ripresa viene espulso Kana-Biyik, ma la musica non cambia. Infatti, i Leoni Indomabili fanno la partita, e al 67° trovano la rete del clamoroso vantaggio con Oman-Biyik, un futuro alla Sampdoria, che sale in cielo a deviare di testa una punizione dalla sinistra, segnando con la complicità del numero uno sudamericano Nery Pumpido.  Il Camerun, che successivamente rimane addirittura in nove, si difende egregiamente sino alla fine, con N’Kono bravissimo a sventare le occasioni dei rivali, in particolare con una bella serie di uscite alte spettacolari ed efficaci. Così, la squadra africana ha battuto i Campioni del Mondo in carica, ed entra nei cuori di tutti gli appassionati di calcio. A Yaoundè, Douala e nelle altre città centinaia di migliaia di persone scendono in strada, estasiate dalla vittoria dei loro idoli. Nella seconda partita, i ragazzi terribili di Nepomniachi sorprendono nuovamente, sconfiggendo 2-1 la Romania del talentuoso Hagi con una doppietta del trentottenne Roger Milla, simbolo e anima di tutta la squadra. Il 4-0 rimediato dall’Urss nell’ultima gara del girone eliminatorio non compromette la marcia mondiale degli africani, anche se genera nuovamente dei sospetti legati a delle presunte combine, che comunque si sarebbero rivelate inutili vista l’eliminazione dei sovietici.

Al San Paolo di Napoli, gli ottavi di finale oppongono il Camerun alla Colombia del Gullit Biondo Valderrama e dell’istrionico René Higuita. La gara è a lunghi tratti opaca, con N’Kono che fa buona guardia: sono necessari i tempi supplementari, e la partita si accende al minuto 105, quando Roger Milla realizza il gol del vantaggio con un tiro che è tutto un mix di potenza e precisione. Quattro minuti più tardi, Higuita si diletta a passarsi il pallone con un suo compagno all’altezza della propria trequarti di campo, in un improbabile torello che mette in mostra una volta di più le caratteristiche smargiasse del portiere colombiano. Ma Milla, rapido come un ghepardo, si fionda sul pallone e lo scaraventa in rete a porta sguarnita. A nulla vale il gol di Bernardo Redìn, perchè il punteggio finale è di 2-1 per il Camerun, prima squadra africana a raggiungere i quarti di finale in una Coppa del Mondo.
Il primo luglio i Leoni Indomabili sono opposti all’Inghilterra
, in una partita che, indipendentemente dall’esito, rimarrà nella storia. Il Camerun parte molto bene, ma l’espertissimo Peter Shilton si oppone più volte agli attacchi avversari, fino a quando, al venticinquesimo minuto di gioco, David Platt schiaccia in rete un cross di Pearce, battendo l’incolpevole N’Kono. Ma la squadra-rivelazione di quel Mondiale intende dimostrare una volta di più la sua fierezza e la sua indole mai doma. Nella ripresa l’ingresso del simbolo Milla sembra rovesciare le sorti dell’incontro. Gascoigne lo stende in area al 63°, ed Emmanuel Kundé infila il rigore sotto l’incrocio, dove Shilton non può arrivare. Solamente cinque minuti dopo, ancora Milla è protagonista, fornendo uno splendido assist per Ekéké che realizza il quanto mai clamoroso vantaggio del Camerun, che poi ha anche l’opportunità di chiudere il match. Ma il colpo di tacco di Oman-Biyik è ben respinto da Shilton. La squadra africana commette però l’errore di chiudersi eccessivamente in difesa, e all’81° un ingenuo Massing stende il capocannoniere Gary Lineker in area, che realizza il 2-2 dal dischetto spiazzando N’Kono.
Nei supplementari, il portiere inglese è ancora chiamato a salvare il risultato in due circostanze, a fronte di un Camerun che ha ripreso quel gioco spettacolare smarrito negli ultimi attimi dei tempi regolamentari, finchè Lineker, a due minuti dal termine, sfrutta i varchi lasciati dalla retroguardia avversaria, facendosi stendere da N’Kono in area: ancora rigore, ancora Lineker, e ancora gol.
Col punteggio di 3-2 finisce dunque l’avventura mondiale dei Leoni Indomabili, che però restano per sempre nel cuore di milioni di appassionati che sono rimasti incantati della determinazione, della grinta e della velocità dei ragazzi camerunensi. Qualcuno in particolare ha trovato il proprio idolo in Thomas N’Kono, lo spettacolare portiere: è il caso del giovanissimo Gianluigi Buffon, che in quegli anni giocava nelle categorie giovanili nel ruolo di centrocampista, e decide di diventare portiere proprio grazie alle prestazioni del numero 16 camerunense. Il legame tra il Gigi nazionale e il leggendario N’Kono è confermato dal fatto che Buffon ha chiamato il secondo figlio Thomas, in onore del suo illustre predecessore.

La nazionale africana è però a fine ciclo, e molti giocatori appendono le scarpette al chiodo: non è il caso di N’Kono che, dopo un’ulteriore stagione all’Espanyol, disputa le sue ultime tre annate spagnole con le divise del Sabadell e dell’Hospitalet, diventando il primo calciatore africano per presenze nella Liga spagnola (record successivamente battuto dal connazionale Samuel Eto’o). Il Camerun arriva quarto alla Coppa d’Africa 1992 e non si qualifica a quella del 1994, confermando le difficoltà dovute al ricambio generazionale: tuttavia, la squadra ottiene il pass per il Campionato del Mondo statunitense dello stesso anno.
Nella prima partita del girone eliminatorio c’è il pareggio per 2-2 contro la Svezia, squadra che quell’anno arriverà sino alle semifinali. Pochi giorni più tardi gli africani non possono nulla contro lo strapotere del Brasile, che umilia per 3-0 una squadra che ha smarrito la brillantezza e il carattere dimostrati negli anni precedenti. L’ultima partita poi è un disastro: la Russia vince per 6-1 con cinque gol di Oleg Salenko.
L’unica consolazione per il Camerun è la rete dell’eterno Roger Milla, che a 42 anni suonati è contemporaneamente il giocatore più anziano a scendere in campo e a segnare in una gara del Campionato del Mondo. Oltretutto, prima di quella partita si era nuovamente consumato un episodio increscioso ai danni di Joseph-Antoine Bell. Infatti, ancora una volta il portiere titolare è nell’occhio del ciclone a causa delle sue ideologie, visto che ha osato rivendicare due mesi di stipendi arretrati per sè e per i suoi compagni di fronte alla massima dirigenza nazionale, oltre ad aver più volte chiesto al governo pseudodittatoriale del Paese di non utilizzare il calcio come un’arma politica.
Dopo la levata di scudi dei compagni, Bell gioca le prime due partite da titolare, ma alla vigilia della terza, per evitare ulteriori polemiche, decide di ritirarsi dalla nazionale. Nella gara contro i russi gioca il trentenne Songo’o, mentre N’Kono rimane in panchina, non scendendo in campo nemmeno un minuto.

Il mito dei Leoni Indomabili si spegne mestamente, anche se il Camerun sarà ed è tutt’ora una delle squadre più competitive di tutta l’Africa. N’Kono milita ancora tre stagioni nel Club Bolivar di La Paz, in Bolivia, e successivamente in Indonesia e nei Brunei, smettendo di giocare ad oltre 45 anni: un personaggio unico anche in questo. Ma la fama del grandissimo portiere camerunense non evapora certo quando decide di ritirarsi. Infatti, nel febbraio 2002 è allenatore in seconda della sua nazionale impegnata nella Coppa d’Africa ospitata dal Mali, e si rende protagonista di un episodio molto particolare.
Un’ora e mezza prima della partita contro i padroni di casa, scende in campo “cercando di fare, con aria innocente, una magia”, o almeno così dice il referto della polizia che in seguito lo arresterà. Infatti, stava cercando di far cadere sull’erba un oggetto colpito dal malocchio per attirare la sventura sulla squadra di casa: merito della magia o delle abilità dei suoi. Mentre N’Kono è in manette i ragazzi camerunensi vincono per 3-0, guadagnandosi l’accesso alla finalissima, dove sconfiggeranno il Senegal ai rigori, vincendo la quarta Coppa d’Africa della loro storia. In un modo o nell’altro, il mito di N’Kono colpisce ed intriga ancora oggi, come conferma anche il fatto che Gianluigi Buffon abbia scelto il nome Thomas per suo figlio.

La versione originale dell’articolo si trova su www.sportvintage.it

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