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Volley, Mauro Berruto: “Cara Italia, sei la storia! Savani mi manchi; Birarelli, tocca a te”

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Dopo aver diramato le convocazioni per la World League (clicca qui per conoscerle), Mauro Berruto ha voluto lasciare tre importanti messaggi sul suo blog, prima che parte definitivamente la stagione delle Nazionali.

Il primo è andato a Cristian Savani, che per la prima volta non è presente nel listone degli azzurri e che, ovviamente, non sarà più il nostro capitano. Così ne parla il coach piemontese.

Per la prima volta da quando alleno la Squadra Nazionale non ho scritto il nome di Cristian Savani nella lista consegnata alla Federazione Internazionale. Quel nome c’era sempre stato e sempre con la “K” di capitano al suo fianco. Quando un allenatore sceglie un capitano ci pensa bene, eccome. Il capitano non è certo “d’ufficio” il più vecchio, quello che gioca sempre titolare, quello che ha più presenze o cose del genere. Il capitano è colui nel quale la Squadra deve rappresentarsi. Cristian è stato il capitano della mia squadra da quando ho incominciato questa avventura in azzurro. Lo è stato nei momenti belli e in quelli complicati. Lo è stato quando eravamo d’accordo e quando abbiamo avuto discussioni. Si è presentato con me in sala stampa dopo tutte le vittorie di cui essere orgogliosi così come dopo quel tipo di sconfitte che … preferiresti essere da un’altra parte. Invece sei lì, a rispondere, proprio perché sei il CT o il capitano. Cristian a ottobre mi ha comunicato la sua intenzione di lasciare la Squadra Nazionale, ne abbiamo parlato a lungo. Ne abbiamo parlato con grande serenità, rispetto e, soprattutto, riconoscenza reciproca. Non ha cambiato idea e, naturalmente, ne aveva il diritto. Ha voluto comunicare la sua decisione con una bella lettera che ho letto alla squadra in uno spogliatoio a Tokyo, al termine della Grand Champions Cup. Naturalmente tutto questo è stato (ed è tuttora) estremamente riservato a chi era in quello spogliatoio perché se capisco che la Squadra Nazionale abbia dei doveri di comunicare alcune delle cose che succedono al suo interno, voi capirete che una Squadra è tale solo se è capace di tenere esclusivamente per sé alcune di queste cose che succedono. Siamo alle porte della stagione 2014, con due obiettivi che non capitano spesso nella carriera di un tecnico o di un atleta. E prima che questa stagione inizi io voglio ringraziare Cristian, di cuore. Non per le sue qualità di atleta, perché quelle sono facili da riconoscere. Lo voglio ringraziare per quello che ha dato alla maglia azzurra fuori dagli 81 metri quadrati del campo. Ho in mente una fotografia che ricorderò fin che campo: lui, dopo una partita fantastica, primo della fila sul podio di Londra. Lui, chinato a ricevere la medaglia olimpica e un attimo dopo a sfilarsi da sotto la tuta la maglia n. 16 di Vigor Bovolenta. Non serve aggiungere altro. Grazie di tutto, Cristian”.

Il secondo è stato indirizzato al nostro campionato. La finale scudetto tra Macerata e Perguai sta dando spettacolo (situazione 1-1, domani gara2 nelle Marche), ma Piacenza e Cuneo stanno attraversando un momento difficilissimo: Molinaroli, patron del club emiliano, ha deciso di lasciare e ora la società rischia di scomparire (o di trasferirsi a Milano); il club piemontese potrebbe trasferirsi a Torino e i Blu Brothers, storica tifoseria, stanno protestando vivamente (domenica match di semifinale quinto posto ritardato di mezzora per lancio di carta dagli spalti e striscione “Game Over” appeso per tutto l’incontro).

In questo momento è in corso una bellissima finale Scudetto che vede protagonisti sei fantastici atleti della nostra Squadra. Tutti stanno dando il meglio di loro stessi di fronte a due tifoserie meravigliose. Chiunque, giustamente, dice che questo è un grande spot per la nostra pallavolo. Vero. Ma ci sono altre due tifoserie, storiche, caldissime, che stanno soffrendo e stanno manifestando il loro affetto per qualche cosa di bello, coinvolgente, che hanno avuto sotto agli occhi per tanti anni. Lo stanno facendo con civiltà e con il coraggio delle proprie azioni. Entrambe hanno avuto l’onore di festeggiare uno Scudetto e di celebrarlo in un modo indimenticabile. Io non entro nel merito del come queste due vicende termineranno né sulle ragioni che le hanno determinate, anche perché non ne ho la minima idea. Dico semplicemente che bisogna avere rispetto. Rispetto per chi ha investito denaro e tempo e offerto quello spettacolo per la propria città, Scudetti compresi, per tanti anni. Rispetto per questa gente che sta manifestando, anzi urlando, il proprio amore nei confronti di una cosa in cui ci si è riconosciuti, che ha scandito anni della propria vita, che ha generato emozioni, che ha fatto sentire orgogliosi. L’immagine di un singolo tifoso che entra sul campo da gioco con in mano la sua carta di identità e saluta la sua squadra stringendo la mano ai suoi giocatori forse, tecnicamente, si configurerà come un’invasione di campo. Per me resta un gesto di una bellezza nobile, una di quelle cose che si possono fare solo per provare a difendere un grande amore o un grande ideale. Un gesto di coerenza e di passione. Dio sa quanto abbiamo bisogno di entrambi. Scriveva Antonio Gramsci: “Odio gli indifferenti”. Gli indifferenti, quelli che dicono: “te l’avevo detto” e quelli che giudicano dal caldo di casa”.

Il terzo è rivolto a tutta Italia, per dare coraggio al team, al popolo del volley, per far capire il valore della casacca azzurra, dei trofei che porta insiti in sé.

Dopo questa settimana, fatta prevalentemente di test, al Centro Olimpico dell’Acqua Acetosa a Roma ci raduneremo a Cavalese, in attesa dell’arrivo degli atleti impegnati nelle finali Scudetto e del Mondiale per club. Per questo motivo resteremo anche in attesa del nostro nuovo capitano: Emanuele Birarelli. Scelgo lui per parlare a me stesso, alle persone del mio staff e a tutti gli atleti che vestiranno la maglia azzurra in questa stagione. Auguro il mio in bocca al lupo al nostro nuovo capitano, anche lui testimone vivente di una storia personale speciale. Gli auguro decine di trofei sollevati da capitano ricordando a lui e a me stesso che questa maglia ha nell’intreccio del suo stesso tessuto quelle storie di affetto, di entusiasmo, di sogni, di arrabbiature, di delusioni, di passione che sono rappresentate nelle prime due cose che volevo dire, nelle due immagini che ho provato a descrivere e che avete trovato qui sopra. Non voglio dimenticarlo mai. Non voglio che ce lo dimentichiamo mai. In fondo chi fa il mio lavoro altro non deve fare che allenare al desiderio e alla libertà di sognare”.

 

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1 Commento

1 Commento

  1. Gabriele Dente

    1 Maggio 2014 at 00:36

    Oltre che un grande tecnico, Berruto è una bella persona. Deve essere una persona dai valori profondi, e non lo dico solo dopo aver letto questi messaggi. Mi piace il suo modo di vivere lo sport. Non lo vive solo per sé ma anche per gli altri. Vuole dare qualcosa agli altri: una gioia ai tifosi, il prestigio alla nazione, l’intensità al rapporto con gli altri e con i tifosi. Già solo per questo augura ogni bene per la sua carriera!

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