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Volley, il razzismo arriva anche qui!? Zaytsev e il caso Mesagne

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Il weekend appena trascorso si è rivelato molto turbolento per il mondo del volley con alcuni casi “sconvenienti” e, per un episodio particolare, di razzismo.

 

Partiamo da Ivan Zaytsev. Lo Zar era impegnato con la sua Macerata sul campo di Molfetta. L’incontro procede per il meglio, i cucinieri vincono agevolmente anche grazie a una super prestazione del loro uomo di punta. Appena concluso il match, però, il giocatore si è recato come una furia verso il pubblico a cercare un tifoso che lo avrebbe punzecchiato per tutto il match con alcuni commenti irrispettosi (si parla anche di un “tu non rappresenti l’Italia”).

L’azzurro era visibilmente arrabbiato (come dimostra la foto pubblicata sul blog “Dal 15 al 25” de La Gazzetta dello Sport), la tensione si è alzata e ci hanno pensato Piscopo e altri uomini a placare la situazione.

Zaytsev incazzato

 

L’episodio più grave, però, arriva dalla Puglia. L’Off Occhiali Mesagne, squadra che milita nel girone H della B2 femminile, ha denunciato che la capitana Nneka Karen Arinze (italo-nigeriana, nella foto qui sotto) è stata vittima di alcuni insulti razzisti durante la partita giocata a Montescaglioso contro la locale Ingest.

Pallavolista Mesagne

La squadra lesa, che ora si starebbe muovendo per contattare la Federazione, ha così riportato in un comunicato: “Il comportamento dei giovani tifosi della squadra locale (tra cui delle giocatrici sedicenni), che a bordo campo hanno insultato e apostrofato le atlete ospiti con i più svariati ed offensivi epiteti che si possano rivolgere ad una donna. Gravissime le frasi rivolte al Capitano della compagine mesagnese, Nneka Karen Arinze, atleta italo-nigeriana, insultata in più occasioni per il colore della sua pelle. Uno spettacolo indecente, peraltro sottovalutato e giustificato da molti altri presenti, perché provocato da “una banda di ragazzini”. Il tutto, sotto lo sguardo degli arbitri, due donne, che hanno chiesto di far allontanare il folto gruppo dalle spalle delle giocatrici mesagnesi soltanto sul risultato di 24-21 del quarto set (Mesagne ha poi perso 3-1, ndr)”.

Queste, invece, il triste commento che Nneka ha scritto su Facebook: Parliamo di come risanare lo sport in Italia, parliamo di come poter rendere i palazzetti e i campi di gioco dei luoghi degni di esser frequentati da famiglie, da grandi e bambini. Parliamone, ma soprattutto non lasciamo impuniti questi comportamenti incivili. Una partita di pallavolo deve essere ricca di agonismo, di sana competizione…non di ripicche da parte di chi ha in mano le sorti della gara o di offese da parte di chi ha solo il dovere di sostenere la propria squadra!!! Gli insulti contro le donne e gli insulti razzisti no, non si possono sopportare!!!”.

 

E il social network ha anche funzionato come cassa di risonanza per lo sdegno della società che ha pubblicato sulla sua pagina questo post di amara critica: “Vorremmo scrivere una data che ci portasse al 1800, ma ragazzi oggi è il 13/07/2014 e in Italia ancora oggi il RAZZISMO ESISTE E SI VIVE NELLA NOSTRA OASI FELICE CHE DOVREBBE ESSERE LO SPORT…. Scandaloso, indegno e squallido è tutto quello che è successo in una partita di SERIE B, Montescaglioso – Mesagne Volley, alla nostra capitana Nneka Arinze che si è sentita offendere pesantemente per il “COLORE DELLA PELLE”. Lo sport, una delle armi più efficaci per la coesione sociale, la palestra di vita, il modo più efficace per capire davvero che esistono solo persone, TUTTE UGUALI da rispettare, che siano amici o avversari, OGGI PER NOI E’ MORTO… Lo stesso discorso vale per le nostre piccole del settore giovanile che hanno avuto la sfortuna di assistere a questo deprecabile spettacolo dalla panchina (vicino ai “sostenitori” di casa)… Si perché anche per loro il tifo di Montescaglioso ha insegnato come e cos’è la vita, aggredendole verbalmente, chiamandole con il nome del lavoro più antico del mondo per non dire altro di peggiore e meschino, e loro avevano solo la colpa di riscaldarsi in un angolino del campo… O per chi andava a battere e si sentiva la trombetta degli stadi accanto l’orecchio per poi suonarla a 5 cm… Tutto questo abbinato ad un arbitraggio, “di sesso femminile”, che ha permesso ciò senza mai aver richiamato nessuno ed ad una società che se non manda via dai luoghi Sacri dello Sport questi DELIQUENTI diventa loro complice… Ha senso continuare?????? Che gli raccontiamo domani in palestra alle nostre piccole del Minivolley che i valori insegnati fino a oggi sono cambiati?????? Vogliamo risposte dalla federazione,dalle società, dai tecnici, dalle giocatrici,dai tifosi, dalle istituzioni…. Rimane solo una solo parola…”.

 

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