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Rugby

Heineken Cup, i top e flop della quinta giornata: sorpresa Loamanu! Zebre, troppi errori

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TOP

Benetton Treviso

Christian Loamanu: nel doppio confronto con le Zebre era risultato essere uno dei peggiori del Benetton, sebbene fosse stato schierato al centro, in teoria il suo ruolo preferito. Sabato, però, nell’inedito ruolo di flanker, il giapponese è uno degli artefici dell’eccellente primo tempo dei Leoni, giocato in maniera impeccabile dal colosso di origini tongane; sempre nel vivo del gioco, sempre utile alla causa nel breakdown e in fase offensiva. Che sia nell’aria un cambio di ruolo definitivo?

Luke McLean: in silenzio, quasi in punta di piedi, l’italo-australiano è diventato uno dei leader della squadra. Anche contro i Tigers l’utility back azzurro dimostra tutta la sua intelligenza tattica, emersa soprattutto grazie alla scelta di Goosen di usare spesso il gioco tattico al piede. E McLean, al solito, non si è fatto trovare impreparato, mettendo spesso in apprensione la difesa inglese.

Fasi statiche: per un’ora abbondante di gioco, la mischia del Benetton Treviso ritorna ad essere quella dominante e aratrice che avevamo ormai imparato a conoscere. E gli avversari, di fronte, si chiamavano Ayerza e Cole, non proprio gli ultimi arrivati insomma. Importanti cenni di risveglio sono arrivati anche dalle touche, in sicurezza grazie al prezioso apporto di Valerio Bernabò, degno sostituto del maestro Van Zyl.

Zebre

Dries Van Schalkwyk: fa il flanker, il n°8, la seconda linea e talvolta pure il trequarti. Tutto, ovviamente, con una qualità sopraffina per il vero pilastro (insieme a Leonard) di questa squadra. Il Parisse delle Zebre, potremmo definirlo, in grado di prendersi molteplici responsabilità ma di non tradire mai le attese. Nell’ombra, ma un leader vero.

Quintin Geldenhuys: il solito trattore in seconda linea, abile come sempre nel dare un importante contributo alla causa, almeno fin quando le Zebre sono riuscite ad avere il bandolo della matassa. Un elemento fondamentale negli equilibri della franchigia federale.

Giulio Toniolatti: nella mediocrità generale, l’utility back romano è uno dei pochi a mantenere un certo ordine e una buona pulizia nelle proprie giocate, memore anche del clamoroso errore di inizio stagione proprio a Galway che costò una meta. Pochi (ma buoni) gli spunti offensivi, mentre a risaltare è stata la compattezza e la lucidità difensiva nonostante qualche sbavatura, dimostrata anche negli ultimi minuti con la francesina su Healy.

FLOP

Benetton Treviso

Brendan Williams: giornata decisamente negativa per il furetto australiano, troppo discontinuo durante questa stagione. Il peso degli anni (34 le primavere per l’estremo) si fa sentire ogni giorno di più e la poca lucidità nelle occasioni in cui è stato chiamato in causa sabato ne è la dimostrazione, compresa la sciocca ammonizione rimediata che ha di fatto indirizzato definitivamente il match.

Zebre

Alberto Chillon: non ci siamo. Il veneziano colleziona l’ennesima prestazione negativa della sua stagione, evidenziando ulteriormente i suoi limiti tecnico-tattici che proprio non sembra riuscire ad arginare. Lento nella distribuzione degli ovali e confusionario in ogni scelta compiuta, senza contare la poca precisione nei calci di spostamento.

L’handling: tanti, troppi gli errori palla in mano, particolarmente evidenti nei primi 20′ di gioco, quando le Zebre hanno offerto sprazzi di bel gioco sciupati, però, proprio da ‘in avanti’ spesso inconcepibili e a dir poco irritanti. Con le fasi statiche e il breakdown in mano al Connacht, ripiegare sull’allargamento del gioco e sul muovere il più possibile l’ovale si è rivelata di fatto l’unica soluzione, buttata al vento da Orquera&co.

Foto: Getty Images

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daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

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