Calcio
Guarin-Vucinic: Thohir assaggia il calcio italiano
Due giorni paradossali sull’asse Milano-Torino. Tutto inizia, per i non addetti ai lavori, lunedì all’ora di pranzo: Inter e Juventus ad un passo dalla chiusura dello scambio Guarin-Vucinic. Mossa più conveniente alla Juventus secondo chi scrive, lo sottolineo subito. Nel pomeriggio sembra tutto deciso, poi il comunicato duro della Curva Nord nerazzurra ad insinuare i primi dubbi nella nuova dirigenza metà italiana e metà indonesiana. Ma la trattativa pare procedere, anche se alla sera – con Mirko Vucinic pronto a svolgere le visite mediche – l’accordo non è raggiunto. Si passa a martedì, cronaca quasi recente ma intensissima: fumata bianca ad un passo al mattino, con conguaglio di 3 milioni di euro in favore dei lombardi. Ed ecco verso le 17 il vero colpo di scena: Erick Thohir, da Giacarta, si ribella: con chi non si sa bene, fatto sta che con un comunicato ufficiale la trattativa è definitivamente chiusa. Senza il sì.
LA PRESENZA DI THOHIR – Da indagare sicuramente i motivi della scelta del tycoon: non era stato avvisato dell’operazione di Fassone, Branca ed Ausilio? Difficile, molto, e nel caso il trio delle meraviglie nerazzurro avrebbe le ore contate per l’ennesimo flop e la figuraccia a livello internazionale. Piuttosto, Thohir ci ha voluto mettere la faccia, ben guidato alle spalle dalla saggia figura di Massimo Moratti che dall’Inter non se n’è mai veramente andato (ed è giusto così, per i primi mesi). L’affare era palesemente svantaggioso e, pur di evitare forti ripercussioni sul futuro della sua squadra, direttamente dall’Indonesia il nuovo presidente ha bloccato tutto. Mandando su tutte le furie Juventus e giocatori – Guarin in primis – ma lanciando un segnale forte: “Io di calcio ne capisco e ritiro tutto, stiamo commettendo un erroraccio“, si può ipotizzare. Di certo non il top della diplomazia, ma almeno ha dimostrato di esserci nonostante la distanza geografica.
LA CONTESTAZIONE DEI TIFOSI – E se fosse stato tutto merito dei tifosi, come insinuano gli scettici? Difficile credere che nel 2014 il calciomercato possa essere in mano agli ultras, comunque oltremodo invadenti nei loro comunicati stampa. Però la scossa è servita, forse, a far aprire gli occhi a chi di dovere: Branca, Fassone ed Ausilio sono davvero utili a questa Inter? Ok l’autofinanziamento, il periodo di transizione e il nuovo progetto: ma davvero non si comprendono i motivi di uno scambio così avventato che avrebbe scoperto ulteriormente il centrocampo nerazzurro, già di per sé non irresistibile. Anzi. Quindi altri meriti al neo presidente, abile ad ingraziarsi il tifo (esaudendo le richieste, seppur con un gran trambusto) e da oggi gran conoscitore del suo claudicante staff dirigenziale. La coerenza ora suggerirebbe di disfarsene. Vedremo.
I DUBBI – Però, c’è un però. Thohir è sì quello con meno colpe, ma l’Inter macchia enormemente il proprio nome. Chiede un giocatore, tratta e poi lascia. Tutto da sola. Qui ET, se come logico sapesse fin dal principio dell’operazione, commette la pecca: sottolineando ulteriormente l’illogicità dello scambio, si inimica ancor di più la dirigenza juventina. E, come se non bastasse, adesso si ritrova in casa un Fredy Guarin irritato (e già il colombiano non ha un carattere facile) e sicuro partente a prezzi stracciati. Dai 17 milioni del Chelsea, passando per Mirko Vucinic e finendo per una cessione che definire flop sarà un complimento: questo è il lato oscuro della mossa di Erick Thohir, ancor più del presunto cedimento di fronte ai tifosi.
REAZIONE JUVENTUS – Male anche la Juventus, e non era facile visto il ruolo limitato che i bianconeri hanno svolto in questi due giorni praticamente dominati mediaticamente dall’Inter. Il comunicato stampa di risposta a quello nerazzurro sottolinea una volta di più l’arroganza di una società che, in fin dei conti, forse un po’ se lo merita anche. In certi casi, davanti a queste situazioni tragicomiche (perché tale comunque rimane il dietrofront della banda Thohir), le risposte migliori sarebbero il silenzio e l’indifferenza. Almeno in pubblico.
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